san[t]ità. OSPEDALE DI BIBBIENA, CHIUSURA PUNTO NASCITA. IL NO DEL CREST

Rossi e Ceccarelli all’ospedale di Bibbiena
Rossi e Ceccarelli all’ospedale di Bibbiena

BIBBIENA. Questa mattina, 1° marzo, alle 9:30 si è riunita in Comune Bibbiena, la conferenza dei sindaci del Casentino con i vertici della ex Asl 8. Tema all’ordine del giorno: siglare un nuovo patto territoriale che prevedeva la chiusura del Punto Nascita dell’ospedale di Bibbiena in cambio di altri servizi sanitari.

Fuori dal Comune, davanti all’ingresso, ci siamo riuniti di prima mattina e abbiamo effettuato un pacifico presidio con magliette del Crest e del Comitato Salute.

All’inizio poche persone che con il passar della mattinata sono aumentate e, seppur la piovosa giornata lavorativa non invitasse a presidiare, alla fine circa 40 persone presenti non erano poi così poche ed è sintomo di un malessere in crescendo nella vallata.

Al passaggio dei primi sindaci abbiamo chiesto la possibilità che una delegazione potesse salire e essere ascoltata prima della firma.

Richiesta accolta e permesso di salire. Abbiamo richiesto alla conferenza dei sindaci e ai vertici della ex Asl 8 motivandolo che sarebbe stato opportuno in questa fase non siglare il patto e rinviarlo a dopo l’assemblea pubblica già indetta dai sindaci e dalla Asl per il 4 marzo prossimo. Secondo noi, la non conoscenza da parte della gente della portata e dell’ impatto che avrebbe avuto la ratifica del nuovo patto territoriale, con la soppressione del Punto Nascita di Bibbiena, sconosciuto ai più, mai dibattuto ed illustrato in assemblee o pubblici incontri, in mancanza di un passaggio istituzionale preventivo tra la gente e gli operatori sanitari, avrebbe scatenato l’ira dei cittadini.

La nostra richiesta è stata anche al sindaco di Castel San Niccolò, eletto nelle liste del Pd, Paolo Agostini, il quale ha aggiunto che siccome in Casentino si spendono per la sanità 70 milioni di euro all’anno voleva sapere (avendolo chiesto più volte anche in precedenza e senza risposta) come vengano spesi. Abbiamo ribadito che forse con questa cifra sarebbe possibile effettuare una scelta diversa dal chiudere un Punto nascita considerato fino a due anni prima un modello da seguire e uno dei cardini per evitare lo smembramento dell’ospedale.

Nella mattinata, avendo saputo che il presidente della conferenza dei sindaci aziendali (provinciali) nella persona del dottor Alessandro Ghinelli aveva inoltrato una mail a tutti i sindaci del Casentino, con preghiera di riflessione e di aspettare a siglare tale accordo a dopo la conferenza aziendale provinciale già programmata per il 14 marzo prossimo, lo abbiamo notificato ai presenti.

La risposta di un sindaco è stata lapidaria: “Ah, così ora siamo commissariati, questa cosa è molto grave, ci pensi”. Noi siamo in grado di decidere da soli! Esterrefatto da tanta sicurezza e tracotanza ho risposto che mi sembrava più un consiglio e comunque mi sembrava meno democratico e più grave il fatto che si volesse firmare subito per non fare un passaggio istituzionale tra la gente. Non vedevo la necessità di tutta questa fretta se non quella di evitare il confronto con i cittadini e che comunque, se erano tanto sicuri, potevano siglare senza ascoltare nessuno.

Alcuni sindaci nel parlare hanno mostrato una grande voglia di dimostrarci la bontà della loro scelta come inevitabile medicina per la salvaguardia del nostro ospedale, quasi a giustificare che fosse l’ unica cosa da fare perché ormai il Punto Nascita non si sarebbe salvato.

Sinceramente anche se qualcuno ha provato a spiegarci che aveva fatto riunioni con la gente e gli operatori sanitari nel suo comune, cercando di far digerire questa scelta, non abbiamo avuto l’impressione che sia stato convincente nè che la gente abbia gradito. Le sue parole: “qualcuno ha accettato, altri no”. La sensazione a queste precise parole; “altri no” è che i “no” forse fossero stati molto più numerosi.

Altre parole, “Il punto Nascita non viene chiuso per mancanza di economie, cioè di soldi, ma perché non è più sicuro”. La nostra domanda: da chi è dipeso se improvvisamente un gioiello ammirato in Toscana fino a ieri oggi non è più sicuro?

Ho fatto presente che quando la Regione ha ritenuto superfluo e voleva tagliare sono state messe in atto tutte le manovre per portarlo all’ eutanasia (era già successo nel 2008/2009) e che è solo il primo passo operato per lo smantellamento così come è successo in altri ospedali, menzionando di proposito cos’è successo all’ospedale Pacini (San Marcello Pistoiese) e che in altri ospedali piccoli o di riferimento sono in atto le stesse manovre.

Ci siamo accorti dopo un po’ la tiritera in atto. C’era un copione già scritto. Qualcuno parlava e gli altri acconsentivano con la testa; alcuni dirigenti Asl osservavano silenti, mentre c’ era chi spippolava con lo smartphone.

Una vera goduria. Abbiamo ricordato le condizioni della nostra vallata, la viabilità, le distanze per raggiungere il San Donato, e che il nostro ospedale da qualche anno si sta svuotando di contenuti giorno dopo giorno. Ci siamo raccomandati di stare attenti alle garanzie addotte con il pacchetto di servizi offerti in cambio; sicuramente servizi validi ma, secondo noi, un pacchetto di “palliativi” offerti in tutte le vallate o zone dove si intende portare a chiusura un ospedale non ci convincevano.

Alla fine, all’ evidenza che anche se fossimo stati lì altre due ore, la loro opinione non sarebbe cambiata nè con le nostre rimostranze nè con quelle pur valide del sindaco Paolo Agostini, abbiamo deciso di uscire ringraziando per l’ audizione.

Sicuramente non porgeremo l’ altra guancia e sentiranno ancora parlare del Crest. La nostra battaglia in Casentino continuerà a fianco del Comitato Salute Casentinese.

[*] – Presidente del Crest, ospite

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