PISTOIA. Per caso ho incontrato un vecchio amico infermiere, andato in pensione recentemente, perché, come mi ha detto sorridendo con un po’ di tristezza, dopo 42 anni e quattro mesi di servizio, sperando che ancora non si ricordassero di lui, è arrivata la fatidica lettera di pensionamento.
La società postbellica aveva creato persone così dedite alla professione e così ad essa “attaccate” da considerare la pensione quasi in maniera dolorosa.
Viene spontaneo chiedersi se una tipologia siffatta esista ancora nella sanità di oggi, così “sapientemente condotta”, specchio di una società in cui anche il rosso-Rossi e la sua “benemerita” congrega la fanno da padroni.
Mi diceva, l’amico, che il processo di intensità di cura applicato al “gommone-San Jacopo” è un disastro perché, molto semplicemente e intelligentemente, da persona normale, quali non sono i conducator dell’Asl 3 e della sanità toscana in genere, un infermiere di neurologia o di medicina o di ortopedia e via scorrendo, dopo magari 15 o 20 anni di servizio in reparto, trovandosi “sbatacchiato” a destra e a manca, perde inesorabilmente la sua professionalità e capacità operativa.
La considerazione ci sembra ovvia e le conseguenze chiaramente intuibili: solo personaggi disponibili a “pronarsi” non fanno queste considerazioni, perché consapevoli di essere schiavetti al servizio di un sistema chiamato sanità che sempre meno produce salute e sempre più genera insoddisfazione e malasanità.
È un argomento sul quale i lettori, che ci seguono su Linee Future, sono ben edotti; e lo sono non per nostra preconcetta ostilità ideologica o “borgatara”, ma solo e soltanto attraverso realtà rese pubbliche e ricorrenti denunce sulla falsità “ufficiale” che si è cercato – e lo si continua a fare – di dare al “popolo” attraverso l’informazione di azienda.
Noi continueremo, per quanto ci è possibile, a denunciare questo inqualificabile atteggiamento dei vertici sanitari anche se qualcuno vorrebbe che smettessimo e ha tentato – inutilmente – in tutti i modi di fermarci.
È sulla stampa, anche in cronaca della Nazione, che i vertici dell’Asl hanno rinunciato in parte a quanto dovuto per “avere raggiunto” gli scopi (!?), quindi extra stipendio, per la bella sommetta di quasi tre milioni di € (vedi) e consentire una vaccinazione più ampia contro la meningite: la nostra non augurabile meningite, non la loro, perché, nati immuni da questo male, non necessitano, lor signori, di vaccino per un motivo molto semplice, si sono tolti forse il cervello facendo carriera.
Adesso, mentre le Ville Sbertoli, di proprietà Asl 3, sono in pieno abbandono e crollo e non rappresentano ancora un “bocconcino” per gli squali in paziente attesa, si magnifica il futuro del vecchio Ceppo, dove, accettiamo scommesse, molto presto verranno ripristinati letti e comodini, magari quelli “regalati” all’Ospedale di Livorno, tanto il costo era già stato ammortizzato, come ebbe a dire un talentuoso dirigente, poi trasferitosi altrove (che sia andato a Livorno?) perché “il gommone” è carente di posti letto.
Possiamo dirle queste cose? E quando ciò che preannunciamo accadrà, cosa dovremo leggere: che magari la sanità pistoiese è stata potenziata? Come il Pacini di San Marcello o l’ospedale di Pescia?
E se intanto i “generali” dell’Asl 3 si trasferissero da via Pertini, dove sono acquartierati in affitto non certamente calmierato, in locali di nostra proprietà?
Magari alle Ville Sbertoli per ricominciare a dare un senso a luoghi storici della nostra città e un giusto contrappasso alle capacità gestionali di “lor signori” e del loro padrone, il rosso-Rossi.
Con onestà dobbiamo anche ammettere che l’Assessore/a Saccardi – che a chi scrive ricorda tanto quelle simpatiche “salaiole” pistoiesi e i loro banchi di vari decenni fa – ha ragione quando afferma che le 55mila firme raccolte per indire il referendum abrogativo della L.R. 28/15 sono noccioline in confronto ai 600mila voti presi dal Pd alle ultime regionali.
Se qualcuno di questi 600mila elettori vorrà ricordarselo al momento opportuno…
[Felice De Matteis]