Analisi delle contraddizioni di una giustizia (?) che a Pistoia sembra essere la negazione di se stessa quasi in odio del cittadino comune, rompiscatole e da punire se cerca la verità…
PISTOIA NON PUÒ ANDARE AVANTI COSÌ
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Per carità chiariamo subito, traducendola in italiano, la citazione magnifica di Seneca, che ci descrive la vita com’è. Altrimenti tutti gli avvocati del foro e del traforo pistoiese sclerano, perché si sentono emarginati in quanto del latino il più delle volte non conoscono – come si dice – neppure un’ette!
Il filosofo spagnolo ci invita a riflettere sulla condizione umana e, quanto ad essa, il riferimento al tribunalo di Pistoia è particolarmente appropriato.
Quando si nasce, dice Seneca, si arriva nella «terra del caso», dove tutto può avvenire. Una terra-regnum della più sfacciata sorte, buona o cattiva (fortuna); un territorio, per giunta (quidem) spietato (durum) e mai vinto (invictum).
E alla fine il colpo sul cranio, inatteso, con un bel participio futuro di destinalità: passuri, cioè “destinati a patire”, le sconcezze più sconce (digna atque indigna).
Lo stesso vale per il tribunalo che vedete qua sopra, dove ogni cosa (almeno al 90%) sembra affidata al caso, perché l’illogicità manifesta è la regola entropica dell’ordine costituito, autoreferente e padrone di sé stesso e di tutti i cittadini d’entro le mura e del contado.
Ve lo dimostro per tabulas – come scrivono Pm, sostituti e legulei testa-bassa di questo regnum inmundum?
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Innanzitutto se entri per la porta inferi, devi porti una dimanda: “Come ti chiami? Qual è il tuo cognome?”. Ché se non ti fa turco come Erdoğan, già ti porta problemi…
Indi, la seconda dimanda è: “Son’io gradito al dominus che regge l’alto loco, ovver gli son sgradito e conto poco?”.
La terza è: “Chi conosco, qua drento, de’ famigli che regolano il flusso de’ dannati? Perché quivi camminan padri, figli, cugini, nonni, zii d’alti prelati. Quivi sorelle, mogli e per infino – forse – gente a te ignota ma, inver, d’alto casato e col sangue turc-hino”.
In tribunalo, chi vince perde e chi perde, perde due volte: antico proverbio palermitano.
Ecco coppie di esempi mirabili di diversità di trattamento da parte di magistrati terzi e imparziali di questo regno della sorte:
Clandestini tollero-vezzeggiati | Clandestini da sparare comunque |
A Vicofaro nessun problma per la procura |
In città è necessario abbattere Linea Libera |
Cittadini comuni in sanità | Asl e gestione della sanità |
Anziani trattati come carne morta | Asl favorita dalla negligenza dei Pm |
Cittadini di serie A | Cittadini di serie Z |
Basta chiamarsi Turco o Pd | Basta non essere Turco o Pd |
Accanimento persecutorio | Accanimento assolutorio |
Se non sei allineato al potere sei fritto | Se si noto e grato al potere ti salvi |
Favori per serie A | Sfavori per serie Z |
A chi si conosce, porte aperte | A chi rompe le catole, celle aperte |
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Ma in Italia è mai esistita una Costituzione? O si sono inventati anche questa frottola? E gli avvocati di Pistoia, in prima linea la Camera Penale, come fa a tollerare in silenzio l’evidenza delle violazioni dei diritti di difesa negati dalla procura del Pm Coletta che diceva di voler lavorare per la gente comune? Come fanno a tollerare, questi campioni che aiutano i cittadini (sto citando la Cecilia Turco quale presidente dell’ordine pistoiese) una procura che:
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o non svolge indagini oppure se le svolge
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le svolge in violazione dell’art. 358 ccp?
Ve lo siete mai chiesto perché quella rogna di Alessandro Manzoni rappresenta gli avvocati come il famoso Azzeccagarbugli? O della cultura di questo sventurato paese non conoscete che le minchiate della Ferragni e di Fedez e nel lavoro niente di meglio siete capaci di fare che adoprare a sproposito il comodissimo (quanto stupido) copia-incolla?
La gente vi si sta ribellando sotto il naso e voi non riuscite a capirlo perché credete di detenere il potere, poveri sciocchi!
Edoardo Bianchini
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