Un’ombra furtiva galleggia alla deriva. Preoccupazione a Serravalle in via Castruccio (dove se casco mi sbuccio) fra il personale dell’Area pianificazione territoriale e Sportello Unico per l’Edilizia-SUE, l’ufficio “dove chi non c’era poi ci fùe”…
MEGLIO AVVISTARE OGNOR MURI DI CINTA
O SPARAR CIANCE SOL PER FAR LA FINTA?
QUANDO VI DICO che Serravalle è un Comune ganzo, mi dovete credere sulla parola. Intanto è un Comune doppio, una specie di gemelli-siamesi: una parte sta su e una sta giù. Ma i gemelli sono appiccicati con il Super Attak.
Quello di su sta bene, respira aria fina e l’unico pericolo che corre è che crolli il secondo buco della galleria delle ferrovie (c’è da chiedersi cosa aspetti la Procura a mettere il naso lì dentro, prima che l’acqua del Lago Verde finisca tutta a Masotti e allaghi anche l’ex Circolo Arci, quello che torna in vendita a aprile prossimo, con qualche lacrima del Mochi).
Quello di giù, respira a pieni polmoni il Cassero, sia che puzzi da sé, sia che prenda fuoco – per mano della divina provvidenza – come all’epoca del presidente Alfio Fedi. E oltre a respirare, questo gemello di sotto beve anche il percolato odoroso di cloruro di vinile.
Per farla breve: o li dividi, questi gemelli siamesi (Casale a Quarrata: così il Mazzanti si ritrova la guerra dietro l’uscio; e Serravalle a Pieve, magari poi Pieve si annette a Montecatini e si fa un po’ di pulizia di pezzettini in giro, se ci aggiungi anche Margine).
Insomma, Serravalle è un mondo a sé. Da qualsiasi parte in cui tu infili il naso, tu trovi divertimento. E non manca mai chi ci manda roba da segnalare, su questo quotidiano che è l’unico a rompere le palle davvero, per cui il direttore è agli arresti domiciliari.
Nei giorni scorsi mi hanno mandato diverse schermate di Facebook. Una del Landi con un commento di Renzo Mochi – uno spasso meraviglioso. La pagina è pubblica, credo, e la possono vedere tutti. La pubblicherò quanto prima col commento mochista.
L’altra invece sarebbe una pagina solo per amici – pare, principalmente, di sinistra. Ma poiché in questo mondo niente è perfetto, F.S., non Ferrovie dello Stato, ma Federico Salvadeo, geometrO dell’Area pianificazione territoriale e Sportello Unico per l’Edilizia (SUE – ma un po’ anche degli altri cittadini: in Via Castruccio Castracani, che si castra con le mani); F.S., dicevo, funzionario di tutto ’sto popò di roba, scrive per pochi, ma finisce in pasto a molti. È come la storia della P2: setta segreta, ma c’era dentro mezza Italia.
La cosa che mi ha colpito, ancor prima di altro, è la sua – di F.S. – capacità di citare con disinvolta sicurezza dal latino di Catone: Exigua his tribuenda fides, qui multa loquuntur, bisogna prestare poca fede a quelli che parlano molto. Una citazione preziosa, ma evidentemente copiata, paro-paro, da internètte, e precisamente dalla trippa (alla parmigiana) avvisatore (vedi foto).
Forse il classicista che alberga in Salva-Deo si è laureato, come molti altri famosi dottori, alla Federico II di Napoli: università che a Pistoia va di moda assai, visto che molto personale del pubblico impiego (specie se importante e di alto livello e rango) proviene proprio da lì.
In secondo luogo, la cosa che mi ha colpito in maniera scioccante alla Renzi, è il suo – di F.S. – tirare il sasso per poi nascondere la mana, come si diceva, in campagna, noi poveri collinari di Lecceto civilizzati dai ragionieri di Pistoia e dintorni.
Con le sue immaginine cerchiate, F.S. fa quasi venire un cerchio alla testa. Oltre che essere un classicista, lettore di Catone (Catone è, però, un nome che porta male: uno era il censore ed era uno spaccapalle come me; l’altro era l’Uticense, e dovette ammazzarsi per non finire tra le sgrinfie di Cesare… e tutt’e due si chiamavano anche Porcio – non proprio un granché de finesse), oltre che essere un catonista con citazione da trippa (alla parmigiana) avvisatore, ha studiato anche la cosiddetta arte allusiva, pregio e vanto dei dotti alessandrini (ma lo saprà che non sono quelli di Alessandria del Piemonte?).
In una schermata, infatti, il Salva-Deo allude a un non meglio identificato avvistatore dei muri di cinta. E dopo averli avvistati, di che li avvisa l’avvistatore? Del fatto, forse, che di notte, o quando piove, ci possono picchiare le macchine e sfasciarsi il grugno i ciclisti e i briài malcapitàti in via Valli…?
Perché F.S. non fa nome, cognome e indirizzo e, se ce lo ha, anche il numero di telefono fisso e cellulare? Così si telefona tutti all’avvistatore folle e gli si fa un culo come un paiolo, no?
Quello che però mi dà poca fiducia, è il fatto che questo modo di agire molto pistoiese assomiglia assai da vicino all’etica spiistica della sinistra mondiale: in Russia c’erano, per esempio, le spie di quartiere, di strada, di palazzo e perfino di appartamento. Poi c’erano anche le spie di famiglia, consanguinee e gelose.
Come Sir Biss in Robin Hood di Disney, quelle spie (si scrive шпионы e si pronuncia shpiony: si capisce?) sibilavano a mo’ di serpolina, negli orecchi del partito. Per esempio, una grande comunista come la preside Rita Flamma, istituzione (sbagliata e distruttiva) del liceo Forteguerri, aveva inventato, quando arrivò dalla terra dei fuochi, di mettere in un angolo un cassone in cui i delatori potessero infilare le loro denunce anonime contro i “professori fascistici”.Perfetta etica dei comunisti: che io aborro, o geometrO Salva-Deo/Dio, per cui, come sai, amando io fare nomi e cognomi, sono (momentaneamente) agli arresti domestici.
Ma la vera moralità sta nel fatto di far vergognare la gente per quello che fa; e di farlo chiaramente dinanzi a tutti: altrimenti che differenza ci sarebbe fra te, geometrO, e Palamara magistrato del sistema-corruzione in-giustizia?
Allora, per salvare dio (Salva-Deo), ma anche per salvare te stesso, pèntiti e stracciati le vesti di dosso! Smetti di parlare delle cose del tuo pregiatissimo ufficio, che è anche quello che “rende” di più al Comune. Smetti di alludere e, se qualcuno ti fa schifo come l’avvistatore, pìsciagli direttamente sui piedi: guadagnatevi, voi radical chic, protetti dal partito e dal sindacato, un po’ di dignità a vostre spese, col sudore della vostra fronte e con la strizza delle vostre chiappe piatte stando tutto il giorno a sedere al comodo e al caldo come, peraltro, noi professori e/o giornalisti o ex-tali. Come vedi, Salva-Dio, insieme a te mi ci metto pur’io!
Le denunce sospese – come i caffè sospesi di Napoli – hanno lo stesso peso dei coglion pendenti del Carducci che – aneddoto – si dice dicesse: ad onta delle genti io caco all’ombra coi coglion pendenti. Ma questo sulla trippa (alla parmigiana) avvisatore non ce lo trovi come c’hai trovato Catone…
Cacare, nobile arte necessaria e salutare anche secondo la famosa scuola medica salernitana. Nel latino del tuo Catone si dice caco, cacas cacavi, cacatum, cacare. E certi libri di storia, un famoso poeta latino, Catullo, li definisce cacata carta: cioè carta smerdacciata come quella igienica usata che trovi per terra nei cessi delle stazioni. In greco la cosa è più fine e leggera: chèso; più dolce ancora l’ungherese: en kokàlni = io caco. Ma sempre merda è.
Le allusioni senza nome sono come i coiti interrotti che talvolta lasciano – malgrado tutta l’attenzione – qualche ricordino in qualche pancina levigata di signorina un po’ troppo vivace & disinvolta dopo il vespro della domenica pomeriggio.
Insomma, o dottoressa di Collesalvetti; o somma Ilaria, come la migliore acqua minerale che vien da Monsagrati di Pescaglia in provincia di Lucca: ma non c’è modo di fare amabilmente chiudere la bocca ai funzionari (di Comune e di partito), appoggiatissimi dai sindacati e difesi a spada tratta, anche se raccontano tutto degli altri, ma niente di sé?
Non possono solo vedere – come anche scrivono – la pagliuzza nell’occhio altrui, senza doversi grattare per la trave che c’hanno loro!
Signora Ilaria, renda ìlare e non canoso (nel dialetto di San Giovanni Valdarno) il signor F.S., che ha un solo dovere: non far polemiche – lui, pubblico dipendente – né sui né contro i cittadini che lo pagano per lavorare e non per kokàlni sul popolo…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
3 thoughts on “sàtira para & normale. CHI MAI SARÀ IL MISTERIOSO “AVVISTATORE DI MURI DI CINTA” CHE S’AGGIRA A PIEDI IN NOTTURNA PER VIA VALLI?”
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