PISTOIA. Corpi ammassati in sacchi neri di plastica, tombe riciclate, ornamenti funebri spostati da una lapide all’altra, giardinetti in legno abusivamente installati messi come recinzione attorno alle tombe a terra.
Ancora quei corpi non hanno trovato pace, oltre a non aver trovato un nome. Mucchi di ossa anonimi.
L’istruttoria per il cosiddetto “scandalo dei cimiteri” è continuata questa mattina, 13 dicembre, per quasi tre ore, nel Palazzo di Giustizia di piazza Duomo, davanti al collegio composto dai giudici Luca Gaspari, Patrizia Martucci, Daniela Bizzarri e davanti al pm Fabio Di Vizio.
Ricordiamo che l’agghiacciante vicenda riguarda dodici richieste di rinvio a giudizio emesse nel marzo scorso per altrettanti imputati nel marzo 2015, al termine di un’inchiesta effettuata dagli investigatori della sezione di Pg della Guardia di finanza, con ben 41 capi di imputazione per reati che vanno dalla soppressione e distruzione di cadavere al peculato, dalla violazione di sepolcro all’abuso d’ufficio, dall’omessa denuncia al falso, al riciclaggio di lapidi. I familiari di due defunti si erano costituiti in giudizio come parti civili.
Gli imputati: Guido Tesi, presente in aula questa mattina, ex dipendente dell’azienda Manutencoop, ex assegnataria del servizio di gestione dei cimiteri; l’ispettore comunale Nicola Livi (accusato di abuso d’ufficio per aver comunicato a Tesi l’esistenza delle denunce e dell’inchiesta); altri sei operatori cimiteriali (Alessandro Tonini di Pistoia; Diego Traversari di Pescia; Giampaolo Chiesa di Monsummano; Giovanni Matulli di Pistoia; Saverio Folino di Pistoia; Francisco Mori di Monsummano); Gerardo Delle Rose, titolare del negozio di fiori davanti al cimitero comunale; Paolo Pisaneschi, pistoiese, proprietario di due attività di marmista; Stefano Lupi, di Prato, anch’egli titolare di un’attività di rivendita lapidi e Antonio Baroncelli, assistente della Polizia municipale.
Le indagini erano partite dalle denunce di alcuni cittadini che non sapevano più che fine avessero fatto le salme dei propri cari.
Questa mattina, ancora una volta, la pacata e minuziosa deposizione del super teste dell’accusa Michelangelo Gentile, il maresciallo della Guardia di Finanza-sezione Pg che ha svolto le indagini.
Gentile, rispondendo in modo minuzioso, è stato sommerso dalle domande del contro esame degli avvocati difensori degli imputati. Di nuovo, più volte si è fatto riferimento alle intercettazioni telefoniche tra i vari imputati del tipo”Che ci fai con quella tomba?”, “La spacco”, “Macchè spacchi, la utilizzo io”.
Dalla testimonianza del maresciallo è emersa una sorta di gerarchia tra gli imputati: sarebbe stato Guido Tesi a “dirigere” il lavoro quotidiano dei vari operatori cimiteriali. Questi ultimi, però, sembra non aver avuto alcun tipo di formazione professionale sul lavoro che erano chiamati a svolgere.
In aula si è parlato anche di una “scheda giornaliera” nella quale venivano annotate quotidianamente le operazioni effettuate dai singoli operatori.
Un dettaglio ha ribadito più volte il maresciallo Gentile: nel cimitero comunale di Pistoia non c’era traccia delle cassette di zinco previste obbligatoriamente dalla normativa nazionale come contenitori di resti umani i quali, invece, sono stati rinvenuti (ammassati) in sacchi neri dell’immondizia, ben 15 per l’esattezza.
Alla prossima udienza verranno ascoltati i testi della Polizia municipale, tra cui la comandante Annalisa Giunti.
[Alessandra Tuci]
uno di codesti imputati continua da esercitare l’attività di marmista a Montale…e siamo proprio in italia…facciamoci coraggio gente