PISTOIA. Posti in piedi, naturalmente, nel saloncino della libreria Feltrinelli di Pistoia, in via degli Orafi, dove nel pomeriggio si è consumato il rituale incontro dei protagonisti (Giulio Scarpati e Claudio Casadio) della sera della prima del teatro Manzoni con la popolazione.
Delicata e soave rassegnazione, perché tra i presenti, solo pochissimi sono stati, venerdì sera, a vedere Oscura immensità, lo spettacolo che dovrebbe giustificare una presenza tanto massiccia di curiosi. E invece, a vedere da vicino i due mattatori della sera precedente, specialmente il caro ed amato volto noto della televisione, Giulio Scarpati, in molti ci andrebbero ugualmente e in molti ci sono infatti andati. Certo, parecchi lo vedrannoall’opera nella prima replica serale e nella seconda pomeridiana, ma il senso di questi incontri dovrebbe essere un altro: un sano confronto e scontro, perché no, se ce ne fossero le condizioni, a rappresentazione terminata. E invece… a prescindere, come direbbe Totò.
Ma era così tanti anni fa e così è rimasto e, siamo pronti a scommettere, così resterà. La psicotica familiarità che produce la televisione è un marchingegno mostruoso che annulla, virtualmente, le distanze e offre l’impressione, tangibile, ma verosimile, di poter entrare in contatto con i nostri beniamini. Per Giulio Scarpati infatti, tra le cose dette nel saloncino della libreria pistoiese, la prima è stata quella di chiedere, tra i presenti, chi avesse assistito allo spettacolo. Poche, pochissime, le mani alzate.
Però va bene lo stesso, anzi, va bene così.
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