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QUANTO SIA STUPIDO il cosiddetto «genere umano» si è potuto chiaramente vedere ieri pomeriggio durante l’intervento di Conte in Senato e, poco dopo, con la risposta di Salvini, il grande escluso.
In una scena da film di invasione d’insetti, che saltavano sui banchi più o meno in ogni direzione (meravigliosa la deputata Cirinnà: riguardàtevela!), sventolando foglietti degni di essere usati in un negozio di barbiere per pulire il rasoio dopo la passata, abbiamo assistito alla sacra rappresentazione del bullo cattivo, Salvini (il diavolo di Famiglia Cristiana/Famiglia Omo), a sua volta processato e bullizzato dai suoi stessi compagni di classe: una scena – si direbbe – da manuale del giustizialismo di massa.
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Grillo, che aveva promesso di aprire il parlamento come una scatoletta di tonno, ha mantenuto la parola, ma con una variante non da poco: non si trattava della confezione di pinna gialla, ma di un’altra scatoletta; assai più nobile e più adatta alla sua cultura da comico incazzo-svampito-aggressivo: quella della Merda d’artista di Piero Manzoni, confezionata nel lontano 1961, vero capolavoro di arte concettuale da regalare a ciascun rappresentante del popolo indistintamente; importante come la famosa “Fontana” di Marcel Duchamp (1917, perduta) rappresentata da un augusto «pisciatoio» firmato.
Ieri la merda politica di tutti quei signori che, per amor di patria, preferiscono stare attaccati alla loro poltrona pur di non mollare compensi milionari tornando alle urne (funerarie), è dilagata in ogni direzione; e il disgusto di chi ha seguìto la diretta non ha trovato argini: è stato come un nuovo Vajont, tranne che per i senatori Pd e collegati i quali, finalmente, hanno potuto riprendere in mano il gioco della svuotatura dei pozzineri.
I porti si sono magicamente riaperti e tutto il materiale utile agli affaristi della «ciccia in vendita» è riapparso all’orizzonte con sommo gaudio delle cooperative benefiche dell’accoglienza.
Da oggi, 21 agosto, i preti progressisti antisalvinisti, nuova branca del cattolicesimo romano inaugurato da Bergoglio-Francesco, hanno materia per predicare alla messa dei belli, alle 11, di domenica 25 agosto prossimo.
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Ora San Matteo Renzi, con i suoi soprammessi dentini e la sua faccia di latta, può iniziare di nuovo a predicare bene al suo Pd (Pane [e] Dentini) col boccaglio attaccato alla bombola d’ossigeno che Di Maio gli ha offerto a prezzo di saldo, e con la benedizione di quel francescano di Mattarella, ispirato da un miracoloso San Giorgio Europeista – e liberal dopo aver beccato milioni di dollari (non rubli: erano cartastraccia) da quell’Urss, dalla quale Salvini ha avuto chissà quante sovvenzioni putiniane, accidenti a lui!
I cattolici brillano di gioia perché nessuno sventolerà più il rosario in piazza sotto il loro naso; il Pd si sfrega le mani più di Bruno Vespa, perché per il partito, come per il Baco Gigi, «son finiti finalmente i tempi grigi» e sta iniziando a ripiovere il cacio sui maccheroni (tutti, tranne i maccheroni di Zingaretti); i 5 Stelle brindano, con seghe e gazzose, in una piazza piena di palloncini gialli come quando tagliarono i coglioni ai pensionati d’oro.
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Berlusconi è pronto a scendere di nuovo in campo anche con la speranza di nuove elezioni/erezioni; la Meloni, con un partito in crescita, infarcito di poco affidabili post-democristiani di destra, spera di mietere più grano, mentre l’altra sinistra (da Leu a Fratoianni all’etc.), aspetta di risalire al Colle da Mattarella, magari con le infradito come la Boldrini nella famosa foto – mi pare – con il papa (o con il non-presidente della repubblica?).
E la magistratura indipendente, quella che non prende ordini da nessuno (se non da Palamara, Lotti, Mattarella ed Ermini), èccola lì che fa come la Trenta: fa il cazzo che gli pare in faccia a tutti e apre i porti sequestrando le Open Arms.
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Che paese!, disse Calandrino sentendo parlare di Bengodi da Maso e dai due mariuoli di Firenze, Bruno e Buffalmacco (Renzi e un qualsiasi altro piddì sono interscambiabili in queste due figure di manigoldi).
E a prenderlo nel «toppone» è, ancora una volta, il paese intero e la sua gente reale. Perché diceva bene Cossiga: «In Italia non importa quanti voti hai, se possiedi la Magistratura, governi».
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.inf]
La legge è uguale per tutti
[tranne che per i magistrati]