PISTOIA. Martino Baldi poeta e bibliotecario, uno che con i libri e per i libri vive, ha pensato e realizzato un percorso di incontri conviviali scelti: scelti nel senso del cibo, speciale e accurato nella preparazione dello chef Massimo e scelti per gli autori, i temi e gli interlocutori delle serate degli “Scrittori in Cantina”.
Allo Sciatò sedevamo in otto attorno al tavolo, compreso Alessandro Raveggi, scrittore e letterato fiorentino trentacinquenne, chiamato a Serravalle a raccontare David Foster Wallace. Raveggi/ Wallace è la didascalia dell’evento e la cura, la passione con cui Raveggi rende vivo davanti ai nostri occhi l’autore di Infinite Jest va di pari passo con la conversazione piacevole, sincera, senza pose, tra i commensali.
I piccoli piatti che si susseguono con gustosi, inusuali sapori, intercalano le suggestioni letterarie, scansionano l’influenza della filosofia e della matematica sull’opera di Foster Wallace, i vini speciali, che assecondano il carciofo col mascarpone prima e il maialino croccante poi, contribuiscono all’atmosfera dorata che mano a mano si crea.
Si esce dallo Sciatò che è notte alta, chi non ha letto niente di Foster Wallace si è di certo ripromesso di colmare la lacuna anche perché adesso abbiamo i fondamentali per accedere all’autore, che non è noto per essere tra i più facili.
“Nei tempi bui, quello che definisce una buona opera d’arte mi sembra che sia la capacità di individuare e fare la respirazione bocca a bocca a quegli elementi di umanità e di magia che ancora sopravvivono ed emettono luce nonostante l’oscurità dei tempi” (D. F. Wallace, in L. McCaffery, An Interview with David Foster Wallace).
L’umanità e la magia stanno male hanno bisogno della rianimazione, dice D.F. Wallace, io penso che anche la conversazione, il mettersi a disposizione , la convivialità, possono rappresentare un contributo…