PISTOIA. La vicenda delle maestre (e dei maestri) della graduatoria del Gae, da diversi giorni in presidio a Pistoia davanti al Provveditorato, oltre ad essere vergognosa è a nostro avviso esemplare delle condizioni in cui è stata ridotta la scuola insieme al mondo del lavoro.
Un caos di frammentazione e deregolamentazione, con la conseguenza di mettere tutti contro tutti, dove la prima cosa a venir meno è la certezza del diritto nel duplice senso del diritto al lavoro e del diritto del lavoro.
Siamo inoltre di fronte all’ennesimo passo nella direzione dello svuotamento della scuola pubblica che negli anni è stata un formidabile strumento per la lotta alle disuguaglianze e che da ormai lungo tempo è letteralmente sotto assedio.
Ogni giorno nuove regole, sentenze, regolamenti, riforme, arrivano a cambiare le carte in tavola. Chi ha diritto a lavorare oggi non lo ha più domani senza che niente sia cambiato nelle proprie competenze. A parità di competenze e qualifiche, si ha diritto di lavorare se si è entrati un giorno, e non più se si è stati assunti in un altro momento.
Si arriva alla vera e propria beffa di persone qualificate che vengono assunte “con riserva”. Quando mai si è sentita l’assunzione con “riserva”?
Nessuno ha più chiaro quale sia il percorso formativo da fare per lavorare, le regole cambiano di continuo in spregio ai lavoratori, mentre provano a rifilarci cose come l’alternanza scuola-lavoro per preparare al lavoro, più realisticamente per lavorare gratis. Il diritto perde la sua caratteristica principale, la certezza. Le lavoratrici e i lavoratori della scuola vengono posti di fronte all’impossibilità di fornire un servizio pubblico di qualità.
Noi di Senso Comune rigettiamo questo stato di cose, il tentativo di mettere diplomati contro laureati, lavoratrici contro disoccupati, di dividere il popolo italiano al suo interno.
Chiediamo regole chiare, certezza del diritto, una sanatoria per chi insegna a pieno titolo, solidarizziamo con le maestre del presidio vittime di una deregolamentazione selvaggia.
Servono investimenti statali e una nuova politica economica pubblica che porti alla scuola i finanziamenti necessari ad assumere tutti i lavoratori e gli insegnanti di cui ha bisogno, finendola con la precarietà.