SEGRETARIO/PREMIER, LA NUOVA SCOMMESSA DEL PD

renzi solo al comandoFIRENZE. Andiamo subito al punto. Superare la coincidenza tra segretario e candidato premier sarebbe non solo un vero suicidio politico per il Partito Democratico, ma anche una soluzione immotivata sul piano della grammatica dei rapporti tra partito e istituzioni.

La distinzione dei due ruoli, infatti, che ha ragion d’essere là dove – come in Toscana e come nei nostri comuni – chi governa è eletto direttamente dal popolo e dunque non abbisogna di legittimazione da parte delle assemblee (le quali, ma solo a patto di sciogliere anche se stesse, possono al limite sfiduciarlo), non ha ragion d’essere, invece, in un sistema parlamentare.

La coincidenza tra Segretario e Premier, per queste ragioni, non è oggetto di un dibattito congressuale o precongressuale. Essa è condizione politica che tocca il nervo della volontà di protagonismo riformista del Pd nella società e nelle istituzioni. È condizione, insomma, della vocazione maggioritaria del Partito Democratico.

La vocazione maggioritaria, appunto: non solo una metodologia delle alleanze o delle mancate alleanze, ma un modo di pensarsi partito in un senso moderno e ambizioso, fondato non sull’essere “di parte”, ma sul “prender parte”, sull’essere partecipe di quanto ha luogo nel paese. E nell’avere sempre le carte in regola per governarlo.

renzi-autoritaria-da il fatto quotidianoIl Pd ha mostrato il meglio di sé quando si è posto come forza capace di rappresentare interessi, desideri e bisogni di tutta la società e quando, con Renzi, ha superato i dubbi amletici circa la propria identità ed essenza. L’identità di un partito, oggi, non si misura infatti con la fedeltà ai propri padri ma con la ricerca della propria attuale missione politica nel confronto con la società. Sarebbe sbagliato isolarci in una gestione culturalmente elitaria dell’azione politica.

Il partito deve avere l’audacia di dare voce ai cittadini senza mediazioni preliminari, senza impartire lezioni, senza frapporre filtri culturali, senza presupporre plumbei processi di approfondimento che alla fine non giovano che alla causa dell’arroganza culturale e della minorità sociale che per troppo tempo hanno contrassegnato la sinistra italiana.

Il Pd è oggi, finalmente, un partito ‘maggiorenne’ e moderno che si rivolge alle italiane e agli italiani senza la paura di allontanarsi troppo da casa e che, in pace con il fantasma delle origini, va incontro al proprio futuro. E lo fa senza timori, anche per quanto riguarda il confronto con esponenti e rappresentanze che in passato non hanno fatto parte della sua storia.

Inamovibile e inaggirabile devono esserlo semmai il senso e l’obiettivo del nostro agire politico – la missione riformista di cui ci facciamo carico e su cui, davvero, non scendiamo a patti, soprattutto con chi passa le sue giornate a dimostrare di essere più di sinistra di qualcun altro. Ma sulle passate discordanze di idee e di schieramento sarebbe ingenuo (o strumentale) applicare un ragionamento ‘di principio’. Guardiamo al futuro. E costruiamola, la nostra identità.

Massimo Baldi
Consigliere Regionale

Print Friendly, PDF & Email