serravalle a sinistra. «ERTO ERA IL COLLE ED ERTA LA PENDENZA, MA NOI CI ARRAMPICAMMO ED ALLA FINE, CI RITROVAMMO AL PUNTO DI PARTENZA»

Leardo Corsini e Franca Frosini

 

SERRA-GUIDI. Ci vorrebbe uno che si intende di motori elettrici e di avvolgimenti in rame per poter spiegare con cura tutti gli arzigògoli che nascono in Serravalle e CasalGrillo in questi avventurosi tempi di discariche e cloruri di vinile a iosa.

C’è una tal fibrillazione, che pare di vedere la coda staccata di una lucertola, quando s’attorciglia perché si rende conto che è successo qualcosa, ma non sa bene cosa: e soprattutto non sa d’essere stata staccata dal groppone del piccolo rettile verde.

E come un piccolo rettile – ci dicono – è intervenuta la signora Franca Frosini sul facebook di Rondine in difesa della scelta che il geometra Corsini fece quando piantò il paletto della discarica non tanto sulla “collina dei ciliegi” di Lucio Battisti, ma nel groppone dei casalgrillesi.

Noi non vediamo facebook, perché – si è detto mille volte e qui si ripete – lo riteniamo un «emerito troiaio». Ma i nostri contatti vedono, leggono e riferiscono che la signora Franca, ex funzionaria del Pci e malata terminale di Pd, ha sostenuto che quel che fu fatto al Cassero, fu la scelta determinata da un piano provinciale dei rifiuti che così decise perché alle spalle aveva un partito – quello di Arturo, bello, compatto e duro.

Il partito, però, gentile signora Franca Frosini, alle spalle ce lo ebbero soprattutto i  casalgrillesi: e perfino anche troppo accosto alle chiappe, tant’è che, con l’andar di male in peggio, si è arrivati oggi (per la verità non si sa come) dinanzi al giudice per il casino (si tratta di ipotesi, beninteso: potrebbe anche scappar fuori che presidente e direttore della Pistoiambiente ne venissero fuori più bianchi della neve, come recita il salmo Purificami, o signore…), per il casino – si diceva – del Cassero messo nero su bianco dal sostituto procuratore dottor Luigi Boccia. Chi vivrà vedrà.

La sinistra avanza o è ferma? Simona Querci e Caterina Benini

Lei, signora Franca, a quei giorni c’era alle Botteghe Oscure del Circolo Garibaldi. Ma c’eravamo anche noi in giro. Nell’88-89 c’era anche il lancio dell’idea di Alessio Gargini di tagliare Serravalle a mezzo come un cocomero: metà al colle e metà al piano. Non ci fu verso: ma se si fosse fatta la divisione, ci sarebbe mai stata una discarica al Cassero? Noi ne dubitiamo assai.

Se andiamo a vedere come stanno le cose, gli ambienti puzzolosi sono sempre stati piazzati nei comuni di fede sicura, quelli «comunistissimi»: ossia dove non c’era, o quasi, alcuna resistenza o opposizione. Inceneritore a Montale, discariche a Casale e Monsummano e – se non fosse scoppiato il pandemonio – anche il Bottegonissimo avrebbe avuto una centrale capace di bruciare gas h 24 con emissioni di vario genere e guaio.

Il partito alle spalle c’era, signora Franca, oggi aspirante, dicono (e forse con qualche speranza), a candidata sindaca di Serravalle. E teneva duro, quel partito, tanto che sul Cassero ci ha fatto fortuna: da una parte ha foraggiato i suoi amministratori serravallini e dall’altra ci ha premiato la fedeltà assoluta di alcuni manager di partito come Alfio Fedi, un Magellano politico della circumnavigazione del Pci che partì dalla Russia per arrivare al liberismo finanziario dei detestatissimi Usa e all’etica dell’[ap]profitto di Soros.

Attenti al… Cassero!

Perché, dato che ne è in grado per la sua esperienza manageriale nel Pci, non ha scritto le sue osservazioni a noi direttamente, ma ha preferito rintanarsi nel “nido del Rondine”? Ha paura di uscire allo scoperto? Cerca il consenso e la concertazione per riprendere le redini della quadriga a discàpito della componente Mokó di Masotti-Castellina?

Per ora da Masotti sembra che lei non abbia niente da temere, «stia serena»! Pare infatti – così dicono certe gole profonde del Pd – che Luca Santucci, il nipotissimo del sindacone con la passione dei fucili e delle anatre, chiamato dallo zione a correre per sindaco, pare che gli abbia risposto mezzo in toscano e mezzo in bolognese con un bel: «O zio… Soccmel!» (in siciliano corrisponde a suca!).

Sul versante femminile, poi, non ha per ora rivali, visto che l’ex-vicesindaca Querci è stata “spedita” a Firenze per allargare la via al colle e anche perché, con quella proposta sul duce, s’è già ricoperta abbastanza, tanto che – forse – meglio farebbe a dimettersi. La Caterina Benini, in secondo luogo, anche se fa tanto rumore, è troppo tenera, ancora, per poter correre: la sua carne sa ancora un po’ di Berlusca e va fatta frollare più a lungo perché perda quell’odor di «salvatico d’Arcore».

L’allora sssessore Luca Santucci brindava con acqua al cloruro di vinile?

Quindi si butti, Franca. E quando ha da dire, anche e soprattutto contro di noi, ci faccia vedere che sa anche scriverci: al massimo prenderà qualche cazzotto, ma la rissa politica e il commento appassionato vogliono anche questo.

Lo faccia sin d’ora. Perché se dovesse passare sindaca, avrà certo a Pistoia quattro o cinque giornali e una Tv che la riparano dai rigori dell’inverno, ma – se siamo ancora in onda noi di Linea Libera, pur pezzenti e morti di fame – lei rischia di prendere fuoco come la discarica piantata dal geometra in quel del Cassero.

E creda: facebook non basterà a spengere le fiamme…

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Delitto di cronaca, critica, satira, politica e arancini di Montalbano
Una rondine non fa primavera e il vinìl non sparisce di sera!


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