
SERRAVALLE. In diversi consigli comunali italiani si stanno discutendo in questo periodo mozioni sul caso Regeni, aderendo alla campagna lanciata da Amnisty International. Anche a Serravalle Pistoiese è approdato il testo per iniziativa del consigliere Gorbi, che l’ha proposto ottenendo il voto favorevole di tutti, tranne quello di astensione della sottoscritta.
Premettendo che l’uccisione del ricercatore italiano è un atto crudele, assolutamente da condannare, poiché ogni forma di violenza è inaccettabile – tanto più quella inferta barbaramente e senza un motivo apparente – e che, solidali con la famiglia, partecipiamo del suo enorme dolore, tuttavia con onestà occorre anche rilevare che la mozione presentata nasconde il pericolo di piegarsi alla strumentalizzazione ideologica della vicenda effettuata da certa politica a livello nazionale.
Si chiede che sia fatta chiarezza sulla morte del giovane in Egitto, si ricerca una verità accertata e ricostruita in modo indipendente; ma come mai tutto questo orgoglio italiano viene fuori improvvisamente solo adesso ed è mancato in altri casi problematici, come quello di Quattrocchi (rapito in Iraq e ucciso da miliziani islamisti nel 2004) o come quello dei Marò, per cui la sottoscritta a suo tempo sottopose un Ordine del Giorno al Consiglio Comunale, respinto dalla maggioranza e anche da alcuni consiglieri di opposizione, compreso lo stesso consigliere Gorbi?
Perché nel caso di Regeni si pretende la ricerca della verità mentre la questione dei due fucilieri della Marina Italiana è stata subito liquidata, trasformando automaticamente l’accusa di duplice omicidio in colpevolezza? Perché ci indigniamo se l’Egitto non collabora e ci voltiamo dall’altra parte quando si tratta di due soldati detenuti ingiustamente in India da quattro anni?

Perché le famiglie Latorre e Girone da anni chiedono senza successo dei chiarimenti alle nostre autorità, mentre la madre di Regeni interviene addirittura in Parlamento? Quando sono in gioco dei militari, ossia degli uomini in divisa – categoria antropologica non troppo ben vista da certo schieramento politico – allora si fa polemica sterile che rischia di compromettere i rapporti con un partner commerciale importante per l’Italia; quando invece viene coinvolto qualcuno vicino a quelle posizioni politiche, ecco che allora l’accaduto diventa uno scandalo nazionale ed internazionale da strumentalizzare per ragioni di opportunità.
Per il giovane ucciso in Egitto si ritiene che “interessi economici e politici nell’ambito dei rapporti bilaterali Italia-Egitto non debbano in alcun modo interferire con l’esigenza di far piena luce sulle cause dell’omicidio”; per i Marò questi interessi purtroppo hanno avuto la meglio sulla ricerca della verità, senza che nessuno si sia risentito.
Con il voto di astensione non abbiamo voluto fare polemica politica, ma richiamare solo ad un atteggiamento di coerenza tutto il Consiglio, a prescindere dall’appartenenza partitica di ciascuno: se non possiamo tollerare che l’Egitto insabbi il caso Regeni, perché dovremmo permettere all’India di trattenere senza capi di accusa due soldati dell’esercito italiano, che sotto la divisa sono persone pure loro e per i quali i familiari soffrono e attendono giustizia? Vogliamo così sottrarci a qualsiasi tipo di pregiudizio ideologico e alla sua pretesa di manipolazione della realtà.
Elena Bardelli
Consigliere Comunale Fdi-An