SERRAVALLE. Venerdì 24 marzo un discreto numero di cittadini ha partecipato al circolo Arci di Cantagrillo all’assemblea cittadina promossa dal Comitato No Cassero.
Tra i presenti anche diversi consiglieri comunali (le elezioni sono alle porte) e pare (ma solo per poco tempo) anche un assessore.
Nel corso dell’assemblea si è parlato di un secondo esposto da presentare al Procuratore della Repubblica che sta conducendo le indagini sull’incendio del 4 luglio del 2016 alla discarica del Cassero.
Un primo esposto dove si poneva l’attenzione su molteplici prove che portavano ad escludere il dolo per l’incendio e si ipotizzava la colposità, era stato firmato da 13 cittadini.
“Non possiamo sapere se le indagini in tale direzione siano state suggerite al Procuratore dal nostro esposto, ma lo possiamo supporre. E comunque, sebbene le indagini della Procura siano tuttora in corso, essa ha già determinato che l’incendio è colposo” scrive Antonio Ginetti del comitato No Cassero.
“Nel primo esposto ponevamo domande su altri aspetti legati all’incendio: l’orario di chiamata ai Vv.Ff. (ore 18.42) mentre l’incendio si è sviluppato intorno alle 17-17:30; sulle analisi svolte dall’Arpat ed altre domande sempre in riferimento all’incendio”.
“Questo secondo esposto, sebbene riprenda molti aspetti affrontati nel precedente, parte dalle prime risultanze delle indagini della Procura e dal provvedimento da essa preso di sequestro. Dovuto, non tanto per le cause colpose dell’incendio, quanto piuttosto dalle prove certe che dal 2013 PistoiAmbiente recepiva in discarica rifiuti pericolosi che non rientravano nelle autorizzazioni.
“Per cui il provvedimento di sequestro è stato preso per porre termine ad un reato che perdurava dal 2013, che ha molto influito sull’incendio, che perdurava anche dopo l’incendio stesso”.
“Con questo secondo esposto – spiega Ginetti – chiediamo alla Procura se il comportamento del sindaco e dell’assessore regionale all’ambiente sia stato corretto legalmente, oppure abbiano infranto disposizioni di leggi. Inoltre riproponiamo domande sulle indagini dell’Arpat, ma questa volta essendo a conoscenza, dataci proprio dalla Procura, di rifiuti che ci erano stati nascosti”.
Durante l’assemblea l’esposto è stato letto e discusso. Tutti lo hanno condiviso, diversi lo hanno sottoscritto, altri si sono presi del tempo per riflettere. Comunque già venerdì sera le firme hanno superato le precedenti.
“Mancando alcuni che avevano sottoscritto il precedente – si legge – pensiamo di poter raggiungere l’obiettivo che ci eravamo prefissi , ovvero quello di superare le 20 firme”.
I rappresentanti del Comitato No Cassero invitano coloro che vogliono leggere l’esposto e quanti intendano aderire all’appello per chiedere la chiusura definitiva della discarica di telefonare al 3391635431 per richiederne una copia visto che al momento (finchè non sarà presentato) l’esposto non può essere ancora reso pubblico.
“I firmatari del primo esposto, essendo stato accolto – conclude Ginetti – sono in automatico parte civile al momento del processo che ci sarà nei tempi dovuti alle indagini ed altro.
“Anche questo secondo non abbiamo dubbi che verrà accolto dalla Procura e quindi aumenterà il numero dei cittadini di parte civile ad un sicuro processo. Anche per questo è importante aumentare il numero dei sottoscrittori. Non necessita essere residenti nel comune di Serravalle Pistoiese”.
In venti anni di vita la discarica del Cassero ha subito due incendi colposi; il coinvolgimento in una indagine nazionale (con arresto e successivo licenziamento del Direttore del tempo) per un traffico illecito di rifiuti pericolosi; tre sequestri operati dall’autorità giudiziaria; diversi altri inizi di incendio, per fortuna immediatamente domati dal personale della discarica; diversi altri incidenti “minori”; fuoriuscita, ben documentata, di polveri e maleodori; licenziamento di un operaio reo di aver diffuso foto di un incidente interno; titolari dell’azienda condannati per vari reati legati alla loro attività imprenditoriale.
Il 4 marzo scorso la Procura della Repubblica come noto ne ha decretato il sequestro per porre termine ad un reato in essere. Nonostante ciò politici, amministratori, Comitato di Controllo, organizzazioni di imprenditori, tutti uniti a richiederne la riapertura. Negata dal giudice del riesame.
[comitato no cassero]