SERRAVALLE. Il “Festival Serravalle Jazz”, atteso appuntamento estivo per gli amanti del jazz, torna da domenica 28 a martedì 30 agosto con un’edizione, la quindicesima, il cui titolo, Piano Piano Forte Forte, promette un’esplorazione interessante, seria e leggera, come da tradizione del festival, nella storia e nella contemporaneità del pianoforte jazz, attraverso i concerti all’aperto nell’incanto della Rocca di Castruccio e i seminari all’Oratorio della Vergine Assunta nello scenario magico del borgo medievale di Serravalle Pistoiese, gioiello architettonico incastonato nel paesaggio collinare pistoiese.
Evento nell’evento, l’assegnazione del Premio Renato Sellani, giunto alla seconda edizione.
Serravalle Jazz è organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia in collaborazione con il Comune di Serravalle Pistoiese Assessorato alla cultura con la direzione artistica di Maurizio Tuci. A
Ogni evento è a ingresso libero.
Il tema del Serravalle Jazz racchiuso nel titolo Piano Piano Forte Forte, espressione della giocosità come un inconfondibile marchio di fabbrica del festival, da una parte riafferma il desiderio di omaggiare a tutto tondo Renato Sellani, a cui è dedicato il Premio omonimo, dall’altra esprime la fascinazione verso lo strumento che con il ritmo dei suoi 88 tasti bianchi e neri, è stato non solo il protagonista delle maggiori rivoluzioni del jazz, ma – come la storia del jazz insegna – lo strumento su cui la musica afroamericana è nata.
Furono, infatti, i pianisti nelle case di tolleranza di New Orleans che, iniziando a improvvisare sulle sequenze del ragtime, crearono un nuovo genere musicale, lo stride piano, ossia, il primo piano jazz. Se il pianista Jelly Roll Morton, in modo per molti sbruffone, si attribuiva l’invenzione del jazz, con tanto di data di nascita, il 1902 – recitava così il suo biglietto da visita –, è tuttavia incontestabile che dalle prime note di stride piano, il pianoforte non ha mai smesso di esercitare un ruolo fondamentale, propulsivo e innovativo, nella storia del jazz.
Il firmamento jazz è costellato da brillanti personalità pianistiche, che hanno contribuito a far evolvere e rivoluzionare il jazz: in maniera eclatante, rifulgendo sulla ribalta della scena, come Fats Waller, Count Basie, Duke Ellington, Teddy Wilson, Art Tatum, Oscar Peterson, Nat King Cole, Bud Powell, Thelonius Monk, Horace Silver, John Lewis, Bill Evans, Nina Simone, Carla Bley, o lavorando in modo più discreto, ma non meno determinante, due casi per tutti, Lil Hardin e Fletcher Henderson, pianisti arrangiatori rispettivamente per King Oliver e Louis Armstrong la prima, per se stesso e Benny Goodman, il secondo. Solo, in formazioni di pochi elementi, dal trio al sestetto, o nelle corpose big band, il pianoforte ha quindi segnato e plasmato, ritmicamente, armonicamente e melodicamente, ogni stile di jazz, dall’iniziale stride piano, allo swing, dal boogie-woogie – nasce dal suo incontro con lo swing il più pop rhythm and blues e successivamente il rock and roll –, al bepbop, al cool, all’hard bop, al free jazz, alla fusion, per arrivare fino alle forme più contemporanee, permettendo una progressiva liberazione dalle strutture e dalle forme, una variazione più consapevole e matura dell’improvvisazione, come cifra stilistica ed estetica del jazz.
Forte di questa centralità di ruolo del pianoforte, Serravalle Jazz 2016 ha costruito un programma che lo esalta plasticamente, attorno a polarità forti, i concetti di storia, come esempio e memoria, di sperimentazione e trasversalità.
Franco D’Andrea, pianista italiano tra i più apprezzati a livello internazionale, invitato d’onore di questa edizione del Serravalle Jazz, è da solo una storia del piano jazz moderno. Ispirato da autori quali George Gershwin, Duke Ellington, Billy Strayhorn, Lennie Tristano, John Coltrane e con una predilezione per Thelonious Monk, ha attraversato con il suo strumento quasi tutti i linguaggi del jazz moderno, compreso il jazz rock – impossibile non ricordare l’esperienza del Perigeo, di cui è stato fondatore negli anni 70 –, creando un proprio stile autentico di cui sono testimonianza le oltre duecento composizioni originali. A suggello del suo eclettismo, una delle sue ispirate definizioni del piano jazz come “una delle occasioni più adatte per ricercare, improvvisando, nuove combinazioni musicali, con esiti imprevedibili”.
Nella serata di apertura del festival (domenica 28 agosto), alla Rocca di Castruccio, Serravalle Jazz consegnerà a Franco D’Andrea il Premio Renato Sellani, quest’anno alla seconda edizione, creato lo scorso anno in ricordo della figura carismatica del pianista marchigiano scomparso nel 2014, con cui Serravalle Jazz ha avuto il privilegio di un’amicizia artistica feconda.
Consegneranno il Premio Anna Sellani, il Presidente della Fondazione Caript Luca Iozzelli, l’Assessore alla Cultura del Comune di Serravalle Simona Querci, e la Giuria del Premio, costituita da Maurizio Tuci e dai musicisti Nico Gori, Stefania Scarinzi, Massimo Moriconi e Alessandro Lanzoni.
Nella serata Franco D’Andrea sarà protagonista di due concerti: in piano solo, in cui proporrà sue composizioni originali, e in ensemble con la Barga Jazz Big Band, con la quale il Serravalle Jazz prosegue il sodalizio felice iniziato sin dalla prima edizione. L’Orchestra di Barga, formata da solisti dalla qualità musicali sempre sorprendenti, e diretta da Mario Raja, eseguirà i brani usciti vincitori dal suo Concorso di composizione e arrangiamento, dedicato anch’esso a Franco D’Andrea.
La storia del piano jazz sarà portata sul palco del festival da un concerto in doppio pianoforte di Antonino Siringo e Daniele Biagini, che si preannuncia memorabile (30 agosto, in apertura di serata).
Con il titolo Two Timeless Piano/Due pianoforti senza tempo, i due pianisti pistoiesi, entrambi provenienti dalla musica classica e catapultati entusiasticamente nel jazz, testimonieranno della loro passione per la sperimentazione, attraverso un percorso sonoro che spazierà in un continuo rimando di note, senza prima né dopo, oltre ogni identità di genere che sia necessariamente vincolante, da una performance classica all’improvvisazione jazz su melodie universalmente conosciute e su brani originali. Da Bach a D.Milhaud passando per Bud Powell e Thelonius Monk.
La seconda serata del festival (lunedì 29 agosto) è una carte blanche affidata interamente a Romano Pratesi, che torna al Serravalle Jazz dopo lo strepitoso concerto con Dave Liebman e Daniel Humair della sua Rubber Band due anni fa, con il suo nuovo progetto di ampio respiro Frizione Sextet.
Un collettivo internazionale che fa base a Parigi, in cui al nucleo originale Frizione Trio, formato recentemente da Pratesi, sax, clarinetto, percussioni, con il batterista francese Christophe Marguet e il chitarrista olandese Hasse Poulsen, si sono uniti eccezionalmente per Serravalle Jazz il celebre trombonista statunitense Glenn Ferris, il contrabbassista franco-armeno Claude Tchamitchian e il pianista francese Stéphan Oliva.
I sei musicisti, dalle forti personalità, si produrranno in combinazioni inedite, esplorando numericamente e sonoramente tutte le possibili formazioni, dall’assolo al sestetto, proponendo un repertorio di ricerca interamente composto da brani e arrangiamenti originali. Con l’assolo di piano di Stéphan Oliva, il pubblico del Serravalle Jazz sarà immerso in un pianismo che privilegia il lavoro sul timbro, i colori sonori e la successione di armonie sottili, con composizioni poetiche che ispirano spontaneamente effluvi visivi.
Un’infusione di energia ballabile e euforizzante, sarà invece il concerto di chiusura di questa edizione del festival (martedì 30 agosto, finale di serata). The Vincenzo Genovese Big Band con la performance All the colours of Jazz, R&B, Funk & Soul in that unique Vg Sound propone una virata dal jazz verso le sue derivazioni afroamericane più ludiche attraverso un mix di pezzi originali e un repertorio di brani internazionali rivisitati in modo del tutto coinvolgente, frutto non solo del lavoro di arrangiamento del leader Vincenzo Genovese ma anche della versatilità della sezione ritmica formata da Francesco Cherubini, Marcos Siqueira, Luca Scorziello.
La presenza stabile di solisti d’eccezione tra i quali Dario Cecchini, Luca Signorini, Stefano Scalzi, Luca Ravagni, rende il sound della big band ancora più personale ed interessante. La parte vocale è affidata al sound black di Nadyne Rush e Greta Ciurlante, a dimostrazione che l’orchestra, pur avendo una matrice prevalentemente jazzistica, ha uno stile fortemente influenzato dal funk, soul & acid-jazz. Per Serravalle Jazz la band si impreziosisce di due special guest: Riccardo Onori, chitarrista di Jovanotti, e il re della tromba Andrea Tofanelli.
Nei tre giorni del festival, alle 18, all’Oratorio della Vergine, sarà possibile assistere ai seminari, piccoli laboratori in cui la conoscenza teorica del jazz si costruisce attraverso l’incontro informale con critici musicali e musicisti protagonisti del festival.
Il primo appuntamento sarà con lo storico del jazz Francesco Martinelli che con Ottantotto tamburi intonati: il pianoforte nel jazz aprirà uno sguardo sul piano jazz a trecentosessanta gradi (domenica 28 agosto). Si focalizzerà su tre grandi figure del piano jazz e sulle rispettive ere il seminario animato da Maurizio Tuci, Tre giganti del piano jazz: Fats Waller, Thelonius Monk, Bill Evans (lunedì 29 agosto). Concluderà il ciclo il seminario condotto da Antonino Siringo e Daniele Biagini intitolato Pianoforte tra classica e jazz (martedì 30 agosto), preludio anche alla trasversalità e l’ibridazione di linguaggi proposta nel loro concerto serale.
I concerti, con inizio alle 21, si terranno alla Rocca di Castruccio, iniziano alle 21. Sono garantiti anche in caso di pioggia, ma si svolgeranno in sedi diverse, sempre comunque nel centro di Serravalle Pistoiese. I seminari pomeridiani all’Oratorio della Vergine Assunta, alle 18.
È previsto un servizio gratuito di bus navetta (parcheggio Masotti/Serravalle Paese) per tutte le serate dalle 20:30 alle 00:30.
Scarica: Programma Serravalle Jazz
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