SERRAVALLE-CASALGUIDI. I quattro versi in rosso, che compaiono sull’immagine del fèisbuc di Ermanno Bolognini, sono – anche se non ci crederete – un capolavoro bizantino di un grande poeta barocco del Vernacoliere, Federico Maria Sardelli.
Su questo fecondo scrittore di assurdi (come il mondo di oggi) perfino l’Università di Pisa sembra che abbia tenuto lezione per esaminarne lessico e contenuti.
Qui Sardelli affronta il tema del perizoma che, sul lato B, essendo fatto solo di un filo, finisce fra le mele e struscia, mettendo a disagio chi lo indossa.
È una bellissima metafora che ha due aspetti significativi per quanti – e sono molti nel nostro mondo sconclusionato – si sentono, come dire?, il culo scoperto.
Fra questi molti necessariamente devono esserci anche tutti quei politici-pedalò che, piano piano, iniziando dagli anni 70 e fino a oggi (tipo il buon Pierferdinando Casini), sono partiti dal Mar del Giappone – e precisamente dalle coste della Corea di Kim Jong Un – e, piano piano, hanno saputo compiere un miracolo più grande di quelli di Cristo: nati all’ombra di comunismo irriducibile, sulla via di Damasco hanno avuto la divina illuminazione come San Paolo, e, navigando per oceani e mari, giunti nel Mediterraneo, sono risaliti, da Bocca d’Arno, fino alle sorgenti dello Stella, sotto la Rocca di Serravalle, riconoscendo i propri peccati e convertendosi al liberalismo della destra populista e sovranista, magari con una bella e intensa veglia d’armi nella chiesa di Santo Stefano.
Detto con altra metafora, hanno fatto le “anguille della politica”, e partendo da dimensioni microscopiche, trasformandosi in “cèe”, di fiume in fiume sono arrivate capitoni per il pranzo di Natale.
Sono convinto che è per questo che Ermanno Bolognini è stato molto cristiano nel ricordare che «Il Signore invita tutti al suo banchetto e asciuga le lacrime su ogni volto».
A guardare il mondo di oggi, non mi stupisce per niente tutta la fatica della Greta che invita a tenere sveglia l’attenzione sul cambiamento climatico globale: nel mondo è tutto un travasìo da ultrasinistra a destra, perfino spinta, come credo, anche nel caso dell’assessore Bruschi che si chiede e chiede, riferendosi a me: «Ma lo pagano???». E poi mi rifà il conto aritmetico in tasca sui voti di scarto tra comunisti (suoi compagni di ieri, ma oggi cattivi) e la lista di Lunardi (suo nuovo consociato in lista civica, ma di destra – non facciamola lunga – anche se non sta molto a sentire il senatore che lo ha appoggiato per farlo salire al Colle… di Serravalle).
Voglio rispondergli, a Bruschi, perché lo merita. Prima osservazione: se mi pagano. Sì, assessore un tempo molto casual e oggi molto borghese. Mi pagano i miei pochi lettori che non appartengono al gruppo degli «anelli al naso» e, proprio per questo sono pochi. Mi pagano con le loro risate quando scherzo e la loro indignazione quando vedono che (contrariamente rispetto a quanti della politica hanno fatto un mestiere concretizzatosi in un posto di lavoro e/o in un assessorato) i suoi ex-compagni mi tirano addosso sassi e querele perché, dal mio punto di vista – non di poeta come il Sardelli, ma di giornalista –, metto loro il «filo nel culo» e li fo sentire a disagio.
Seconda osservazione: il conto della serva (7 e non 5 voti dopo il riconteggio) è stato ed è tipicamente caratteristico di una forma mentis alla Kim Jong Un, piuttosto che di un vero e genuino liberal: pentirsi e cambiare è lecito, ma se uno cambia troppe casacche non è uno che ragiona, è uno che, se non ha problemi, ha perlomeno molti interessi da soddisfare, che si manifestano volta per volta. I cristiani ortodossi, assessore, ammettono il divorzio: una volta, due volte… poi il pope chiama il fedele e gli dice: «Nini, cùrati! Non tu quadri come si deve».
Bruschi scrive: «7 punti dopo il riconteggio… informato male!!», senz’altro. Ma, caro assessore, la pigli da quest’altro punto di vista: lei va in pensione e l’Inps le liquida un assegno di 5 € al mese. Insoddisfatto, lei fa ricorso e l’Inps esegue il ricalcolo e le aggiunge 2 € 2 a quei 5.
Onestamente: non le pare una cosa da – per dirla alla pistoiese – «tìrati su le puppe?».
Continui pure a pedalare. Alla prossima dove approderà, al nuovo partito di Renzi?
Per essere gentile, guardi, le mando questa risposta scherzosa direttamente alla sua mail di assessore: m.bruschi@comune.serravalle-pistoiese.pt.it. Così non dovrà cercare il Bolognini.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Beati gli invitati alla mensa del Padre!
One thought on “serravalle-iazz. DOMANDE: IL BRUSCHI VÒL SAPERE SE MI PAGANO”
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