SERRAVALLE. Il Ministero della Salute ha presentato alle organizzazioni sindacali mediche un provvedimento che, a breve trasformato in decreto attuativo, prevede una serie di vincoli sempre più restrittivi per la prescrizione di accertamenti diagnostici, fissando quale deterrente per la sua attuazione, sanzioni pecuniarie per i medici che non si atterranno strettamente alle disposizioni.
Lo scopo sarebbe quello di operare il taglio, in tempi brevi, di 2,3 miliardi di euro, Le prestazioni sanitarie soggette a “indicazioni di appropriatezza prescrittiva”, ovvero gli esami e gli interventi specialistici che rischiano di convertirsi in prestazioni a pagamento sono 208, tra cui le cure odontoiatriche, la radiologia (risonanze e tomografie), gli esami di genetica, il ricorso alla medicina nucleare.
La gratuità sarà condizionata dallo stato di salute e dalla situazione economica di chi ricorre al medico e la responsabilità delle prescrizioni ricadrà esclusivamente sui medici di famiglia, obbligati in determinati casi a negare gli accertamenti diagnostici, compromettendo così il rapporto di fiducia con i propri pazienti.
La martellante campagna mediatica sulle criticità della sanità pubblica ed il fiorire di molte campagne pubblicitarie (specie da parte di Cooperative, ma non solo) contenenti offerte di assicurazioni mediche private e coperture integrative potrebbero suscitare qualche legittimo sospetto sulle reali motivazioni di alcune scelte del nostro Governo.
Purtroppo dobbiamo prendere atto che l’obiettivo del Sistema Sanitario Nazionale non è costituito dalla ricerca della soluzione dei bisogni di salute dei cittadini, bensì dalla logica del risparmio. Non possiamo stigmatizzare l’alto numero di esami diagnostici in Italia rispetto ad altri Paesi senza considerare che questo è anche dovuto all’attenzione alla prevenzione dei medici italiani e che tale capacità di prevenzione è la ragione degli ottimi risultati sulla salute ed sulla vita media dei cittadini italiani, come sottolinea l’undicesimo Rapporto del Crea Sanità dell’Università Tor Vergata.
La Sanità italiana è stata recentemente definita la terza miglior sanità tra i paesi sviluppati da una ricerca elaborata da Bloomberg nel 2014; inoltre i costi in rapporto al Pil del Sistema Sanitario Nazionale sono sotto la media dei Paesi Ocse e assolutamente in media con la spesa dei Paesi Ue secondo il Rapporto Ocse “Health at a Glance 2015”.
Non si comprende quindi perché il taglio della spesa pubblica debba concentrarsi proprio in un settore che, secondo i dati attualmente disponibili, offre buoni esiti con costi nella media rispetto agli altri Paesi industrializzati.
A ciò si aggiunga che l’attuale legislazione, per coprire i deficit di bilancio, impone agli incolpevoli cittadini tassazioni straordinarie e diseguali soglie di accesso alle esenzioni, facendo pagare alla popolazione le colpe di amministratori incapaci; che ormai da anni la Sanità italiana è uno dei settori più colpiti da tagli di risorse e “spending review” di ogni genere che mettono a dura prova il funzionamento anche di sistemi sanitari virtuosi ed efficienti come quelli di alcune regioni del Nord Italia; e che detta situazione mette in discussione il principio di eguaglianza tra i cittadini e lo stesso diritto alla salute, entrambi garantiti dalla Costituzione Italiana.
Per questo motivo abbiamo presentato un Ordine del Giorno per difendere il diritto alla salute impegnando il Consiglio Comunale di Serravalle Pistoiese a invitare il Parlamento e il Governo ad astenersi dal tagliare ulteriormente fondi alla Sanità e dall’interferire sull’attività professionale dei medici di famiglia italiani, imponendo comportamenti ragionieristici lesivi della loro deontologia professionale e del diritto alle cure dei cittadini italiani, con la limitazione della loro libertà di scelta nelle prescrizioni mediche.
Elena Bardelli
Consigliere Comunale Fdi-An