SERRAVALLE. Il Consiglio Comunale, riunitosi il 30 novembre scorso, ha respinto l’Ordine del Giorno a favore del contrasto dell’immigrazione regolare, presentata dalla sottoscritta.
Il nostro Paese, rispettando la Costituzione, la Convenzione di Ginevra e le direttive europee, ha sempre tutelato, giustamente, il diritto all’asilo politico come uno dei diritti fondamentali della persona. Nonostante le proporzioni vastissime che il fenomeno immigratorio ha assunto dopo le cosiddette “primavere arabe”, però, solo meno del 15% dei migranti identificati è in possesso dei requisiti per ottenere lo status di rifugiato. Ciò significa che più dell’85% degli immigrati presenti oggi sul suolo italiano non avrebbero diritto di rimanervi. Si tratta soprattutto di persone che provengono da paesi africani dove non sono in atto conflitti o persecuzioni e che si muovono solo con la volontà di assicurarsi in Italia o in Europa un futuro economicamente migliore.
All’interno di questa fuga in massa si consideri anche il pericolo, diventato purtroppo realtà con gli attentati di Parigi, di infiltrazioni terroristiche di stampo islamico in Occidente. Un altro problema è costituito dal fatto che, a causa dei tempi lunghi per l’identificazione, vengono a mancare i controlli e le misure necessarie per impedire che gli immigrati non identificati possano allontanarsi dai centri a cui vengono destinati. Troppo frequenti sono diventati gli episodi di furto, violenza, stupro e perfino omicidio, commessi nel nostro Paesi da migranti in attesa di identificazione. Accanto al dovere dell’accoglienza sacrosanta per chi possiede i requisiti di profugo esiste però, da parte dello Stato accogliente, anche il dovere di garantire la sicurezza pubblica.
Per l’accoglienza degli immigrati il governo italiano ha speso negli ultimi tre anni più di 2 miliardi di euro; dall’ottobre 2013 all’ottobre 2014 sono stati stanziati inoltre circa 114 milioni di euro per l’operazione umanitaria e militare “Mare Nostrum”, che ha clamorosamente fallito la sua missione. A fronte di queste risorse ingentissime destinate all’ospitalità non si è registrato nessun intervento di aiuto umanitario nei paesi africani e mediorientali da cui proviene la maggior parte dei migranti, cioè non si è cercato di rimuovere la causa dei flussi migratori. Le persone hanno il diritto di emigrare, ma anche quello – di cui sembra vietato parlare – di rimanere nelle terre di origine, dove ognuno ha la propria famiglia, i propri affetti, le proprie radici.
Questi diritti entrano poi in gioco con quello degli Stati di provenienza di non perdere la propria forza-lavoro, indispensabile per risollevarsi da situazioni di povertà o sottosviluppo. Per questo abbiamo ritenuto urgente sollecitare il governo italiano “a bloccare le partenze dagli Stati del nord Africa e del medioriente; a prevedere luoghi di identificazione in cui, fino alla verifica dello status di rifugiato, non sia possibile per chi è ospitato allontanarsi; a effettuare il rimpatrio per chi non ha i requisiti di rifugiato politico; a utilizzare le risorse fino ad oggi stanziate per “Mare Nostrum” a favore di interventi di cooperazione nei paesi africani e asiatici”.
Ridicole – e non di carattere politico – le argomentazioni addotte dai consiglieri di maggioranza per motivare il voto contrario: il fenomeno immigratorio sarebbe legato a situazioni contingenti e diminuirebbe da solo nel tempo come sono diminuiti i flussi dall’Albania; la cooperazione internazionale in loco sarebbe impraticabile non perché ci sono prove che lo attestano, ma perché lo hanno sentenziato loro;
Papa Francesco, di cui si fa uso strumentale a volontà ma solo quando fa comodo sbagliando anche contesto (questa volta è stato scelto un monito che il Pontefice ha indirizzato alle popolazioni asiatiche), condividerebbe la politica italiana dell’immigrazione, come se la Chiesa appoggiasse un determinato modello ( come mai a questo proposito gli altri pontefici non sono mai citati?). Questo atteggiamento ormai non ci stupisce più: pur di rimanere allineati sulle posizioni del partito e del governo e acquisire credibilità tirano in ballo anche la Chiesa, che molti non sanno nemmeno dove stia di casa, chiudendo gli occhi di fronte ai problemi veri delle gente e alla realtà.
Sicuramente avrebbero fatto miglior figura stando zitti. A coloro che affermano la necessità di accogliere tutti per non rischiare di respingere le persone che fuggono davvero dalla guerra, anche se fossero in numero esiguo, desideriamo far notare che compito principale delle istituzioni è invece agire secondo giustizia: lo Stato italiano deve effettuare i controlli, individuare coloro che non sono rifugiati e farli rimpatriare, poiché questi stanno togliendo il diritto di essere ospitati alle persone che veramente lo hanno.
Elena Bardelli
Consigliere Comunale Fdi-An