sfida epocale. EPPURE HA VINTO TRUMP

Fondazione Tronci. L’area degli interlocutori
Fondazione Tronci. L’area degli interlocutori

PISTOIA. Bob Dylan ringrazia ma non ci va a ritirare quel Nobel; nonostante, o forse proprio per, la presenza del re di Svezia, il menestrello-poeta americano ha ritenuto di poter accampare la scusa di altri impegni precedentemente assunti.

Noi il Nobel a Bob Dylan non glielo avremmo dato. E di questa idea ha detto di essere anche Ezio Menchi, che martedì sera ha aperto la serata alla Fondazione Tronci suonando, con alcuni altri bravi musici pistoiesi, Blowing in the Wind proprio come omaggio a un figlio illustre di quell’America che ha appena affidato a Trump il suo Governo.

La serata, pensata da Marco Frediani, prevedeva appunto l’omaggio musicale di cui si diceva e, a seguire, gli interventi di due accademici, esperti di sociologia e scienze politiche, su “Elezioni Usa. Una sfida epocale”.

La nostra presenza in qualità di coordinatori della serata deve essere risultata eccentrica almeno a parte del pubblico, ma forse l’intento degli organizzatori era  proprio quello.

Goduta la musica, è stato il momento di analizzare il recente voto americano. La sensazione generale era che nel pubblico ci fossero ancora stupore e indignazione, nonché timore per la scelta fatta oltreoceano.

Fondazione Tronci. Mattia Diletti
Fondazione Tronci. Mattia Diletti

Il primo intervento è toccato a Mattia Diletti, ricercatore di Scienze Politiche a “La Sapienza” di Roma,  che aveva dichiarato in un suo scritto di preferire chi “aiuta a uscire dal presentismo e dal sensazionalismo del web in cui troppo spesso appare tutto come inaudito”.

Dunque veramente inaudita la vittoria di Trump? Diletti argomenta con grande sapienza, sciorinando i dati e mostrando una sicura conoscenza della realtà statunitense, ma la sintesi è che Trump mantiene più o meno la stessa quantità di consensi dei candidati repubblicani nelle ultime tre tornate elettorali, mentre la Clinton prende quasi 9 milioni di voti in meno rispetto al 2008 e circa 5 milioni di voti in meno rispetto al 2012.

Trump ha capito tutto e gli altri non hanno capito nulla: gli americani sull’orlo della povertà non vogliono dipendere da nessuno e tantomeno dal governo.

Certo – dice Diletti – la Clinton ha vinto nelle grandi città e Trump solo nelle campagne (qualcuno si sente rassicurato da questo dato)…

Il discorso volge sulla sorte della sinistra mondiale che dà segni di grande sofferenza e noi chiediamo a Buccarelli se pensa che la sinistra mondiale sia morta… Pensieri apotropaici, come la corrente elettrica, a questo punto attraversano tutto l’uditorio.

Hillary Clinton, un gran bel flop
Hillary Clinton, un gran bel flop

Buccarelli chiede di poter rispondere in un secondo tempo al ferale quesito, prima vuole sottoporre la questione del candidato: la Clinton era il candidato giusto? No perché è una donna! Filippo Buccarelli fa questa notazione con disappunto, non è il suo pensiero, ma è quello che secondo lui potrebbe aver determinato la sconfitta della candidata dei Democratici.

Tanti altri interessanti ragionamenti si sono susseguiti e inanellati, dal ruolo dei social alla difficoltà di realizzare sondaggi affidabili, alla reazione generalizzata contro l’establishment, i media gli endorsement.

Alla fine della serata il pubblico sembra rincuorato, si esce dalla sala della Fondazione Tronci avendo avuto la rassicurazione circa un sistema democratico consolidato che non consente avventure nemmeno all’oddball tycoon Donald Trump, dal ciuffo che sembra un gatto cotonato.

[paola fortunati]

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DONNE, CIUCHI E NOCI…

 

“Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi”
«Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi»

VOGLION LE MANI ATROCI, dice un proverbio. Cioè: date all’asino – senza offesa per gli asini, che io adoro – sonore legnate. E solo così capirà.

D’accordo con il non dare il Nobel a quel coso americano là: ai cantanti (anche se poeti [?]), si dà birra, assenzio o sniffo e – ne hanno già fin troppi – quattrini. Perché è quel che solo capiscono, un po’ come i calciatori.

L’Accademia di Svezia è da tempo che ha dimenticato cosa significa il Nobel e la sua impegnativa nobiltà. Pensate solo all’accostamento Montale-Fo – e poi sparatevi.

La politica è una cosa e il Nobel dovrebbe essere un’altra. Finirà che qualcuno salirà per ritirare il premio e, a sommo spregio, inaspettatamente, piscerà a una pianta del palco. Ma ogni epoca ha i suoi simboli: e anche il Nobel lo è, nella sua devastazione.

Com’è sintomatico di questo nostro “medioevo prossimo venuto” l’intellettualismo supponente e sciatto che si è sviluppato da quando la sinistra ha fatto credere, a dei poveri bimbi mai nati, che essere docenti universitari dia il titolo, ipso facto, per ammaestrare le folle come Gesù senza il rischio di far cacare l’uditorio e non solo.

Un esempio? Voler motivare – e scusi il Buccarelli – che la Clinton ha perso le elezioni perché era una donna e che, se aveva attributi e apposizione, avrebbe vinto. Non ha perso perché appoggiava chi puppa soldi alla gente e vende ed esporta armi e globalizzazione del cazzo, no.

Favorire i privati per tenerseli buoni
Favorire i privati per tenerseli buoni

“Cagata pazzesca” alla Fantozzi! Roba da compagnucci di parrocchia: e in Italia sono tanti. I popoli (e anche i campagnoli fanno parte del popolo: i romani li chiamavano i gentili, un tempo) non sono cretini: e se stanno male, votano per chi credono che possa risolvere i loro problemi.

Non fanno certo come i Pd che, pur massacrati da Enrico Rossi e dalla sua sanità di cacca neosocialista-finanzista, continuano fideisticamente a votarlo, lui e la Saccardi, perché sono sostanzialmente italiani & citrulli.

Perché la Clinton, donna, non passa e Obama, di colore, passa? Fatevi questa domanda e pensate alla debolezza logica della posizione del signor Buccarelli. Dàtevene una risposta, se potete.

E allora, svegliamoci un po’, gente. O siamo più campagnoli dei campagnoli che hanno votato Trump.

Che a me personalmente fa molto meno paura di un porcellino d’India vampiro.

Edoardo Bianchini

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