
PISTOIA. Tutta una questione di generazioni. Il discreto afflusso umano registrato nella prima delle due serate che questa edizione del Festival ha voluto, giustamente, dedicare all’hard rock, mal si è conciliato con la modestia che si è invece dovuta annotare nella seconda, quella di ieri, 19 luglio, con l’esibizione dei Dream Theater.
Ma non solo perché i concerti dei Black Label Society e soprattutto dei Darkness siano coincisi con il sabato: anche invertendo l’ordine delle apparizioni con i Dream Theater, siamo convinti che i risultati numerici sarebbero stati gli stessi. Il genere è virtualmente identico: hard rock, di quello che non accetta compromessi, di alcuna sorta; cambiano i fans, anzi, i loro estremi anagrafici.
Darkness e BLS appartengono all’ultima generazione di rockettari; i Dream Theater, invece, a quella precedente. Si spiega così la vistosa differenza di pubblico registrata dall’organizzazione tra la prima e la seconda serata per soli haevydipendenti.

Al piccolo teatro Bolognini intanto, da venerdì scorso – e la mostra resterà aperta al pubblico fino al giorno dell’ultimo concerto, quello di Sting in programma venerdì 24 luglio –, Museo Fender Vintage, un’esposizione di oltre cento pezzi rari tra chitarre, bassi e amplificatori, tutti creati dal magico liutaio statunitense, quel Leo Fender che ha del tutto rivoluzionato e semplificato, riducendone sensibilmente i costi, la vita dei muicisti.
In piazza Spirito Santo, invece, il mercatino del Blues, che l’Amministrazione ha sensibilmente ridotto e recintato in un modestissimo perimetro, liberando le strade attigue a piazza del Duomo. L’idea però, se non ricordiamo male, era quella di voler sostituire gli stand nordafricani con quelli della produzione artigianale locale. Pessimo risultato: di locale, a parte la birra, c’è poco o nulla e i pochi stand presenti sono quelli che prima erano disseminati lungo via Cavour e via Buozzi.