SI UCCIDE NELLA SUA CELLA ALLA DOGAIA INALANDO IL GAS DALLA BOMBOLETTA DEL FORNELLINO

Il detenuto 32enne frequentava la scuola interna al carcere. Le parole del sindaco Bugetti

Prato. Carcere della Dogaia

PRATO. [a.b.] Un altro suicidio nel reparto di media sicurezza del carcere della Dogaia di Prato, il primo del 2025. A togliersi la vita, un detenuto marocchino di 32 anni. L’uomo nel pomeriggio di ieri ha inalato il gas del fornellino che usava in cella. Al momento della scoperta per il trentaduenne non c’era più niente da fare nonostante l’intervento dei soccorsi. Sulla salma è stata disposta l’autopsia.

Il detenuto suicida era uno studente della scuola aperta all’interno del carcere della Dogaia.  Oggi lo hanno ricordato in una nota le comunità scolastiche del Cpia 1 di Prato, del Datini, del Dagomari e del Buzzi, insieme ai rispettivi dirigenti scolastici Teresa Bifulco, Francesca Zannoni, Claudia Del Pace e Alessandro Marinelli.

“Questa perdita ci colpisce profondamente perché era un nostro studente, un giovane che aveva scelto di intraprendere un percorso di istruzione nonostante le difficoltà – dicono -. La scuola in carcere rappresenta un’opportunità di crescita, riscatto e reinserimento sociale, ma da sola non basta: serve un sistema di sostegno più forte e condizioni di vita dignitose per chi è detenuto. La tragica realtà delle carceri italiane ci impone una riflessione urgente. Il crescente numero di suicidi in carcere è un segnale drammatico che non può essere ignorato”.
“Come scuole carcerarie – proseguono i quattro dirigenti scolastici -, ribadiamo il nostro impegno per offrire ai detenuti un’istruzione di qualità, un’opportunità di crescita e di cambiamento. Ma è necessario un investimento più ampio in politiche educative, sociali e di supporto psicologico per prevenire il senso di abbandono e disperazione che porta a tragedie come questa. Il carcere non può essere solo un luogo di pena, ma deve diventare un luogo di speranza e di seconde possibilità”.

“Dietro le sbarre — ha scritto il sindaco di Prato Ilaria Bugetti — ci sono storie di vita, percorsi difficili e tentativi di riscatto. Sapere che, nonostante tutto, qualcuno non è riuscito a intravedere un futuro possibile è doloroso. Il carcere non può essere solo un luogo di espiazione, ma deve anche offrire opportunità di ricostruzione e seconde possibilità.
Questa ennesima tragedia ci ricorda quanto ancora sia necessario fare per sostenere chi vive in queste condizioni. È fondamentale l’impegno di chi ha il dovere di garantire dignità e migliori condizioni a chi affronta ogni giorno la realtà carceraria, operatori compresi.
Affinché non accada più”

 

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