GAVINANA. Moreno “Zagor” Burattini, classe 1962, professione sceneggiatore per la Bonelli Editore, gavinananese di origine e “gavinano doc”.
Dal lontano 1991 scrive le storie di Zagor, una sorta di Robin Hood con il fisico di Tarzan, vestito da Superman e armato con la scure della divinità scandinava Thor.
Nelle sue avventure è accompagnato dal fido scudiero Cico, che per fattezze e movenze ricorda molto il Sancho Panza del Don Chisciotte della Mancia di Miguel de Cervantes. Un gramelot originale e piacevole di generi fumettistici e letterari.
Una caratteristica, questa, che ritroviamo anche nel suo recente ed ultimo libro dato alle stampe. Il libro si intitola Utili sputi di Riflessione (proprio sputi), ma si sarebbe potuto intitolare con una qualsiasi delle centinaia di frasi che lo compongono. Una raccolta di pensieri in libertà, ordinati alfabeticamente per argomenti, che toccano molti aspetti della vita e delle parti del corpo.
“Zampigando” di pagina in pagina, senza un ordine preciso, come consiglia di fare anche l’autore nella prefazione, viene fuori un ritratto di Moreno Burattini che, anche per chi lo conosce, non ti aspetti, ti sorprende e ti prende in contropiede.
All’autore, che è laureato in lettere, il calcio, ed è del tutto scontato, non interessa affatto, perché ben altre e più profonde sono le sue passioni. Alla serie “A” preferisce, e come dargli torto, il lato B. Provare poi interesse per un’amichevole equivale a portare a cena una donna sapendo che non te la darà.
La lettura è un incalzante susseguirsi di aforismi, ossimori, freddure, massime e minime, aneddoti e slogan, e spesso diventa impossibile distinguere gli uni dagli altri e come le ciliegie, una tira l’altra.
Alcune frasi “si dà sempre noia a qualcuno” o “ogni equilibrio è precario” sono delle perfette leggi di Murphy o suoi degni corollari. Altri ancora, sempre attinti dal mondo dell’informatica, sono degli adattamenti autoironici: “Dovrei provare a spegnermi e riaccendermi per vedere se torno a funzionare”.
Altre sembrano uscite da “Quelli della Notte” di Arbore: “Ho le ghiandole surreali”. O ancora riadattamenti di citazioni da film, dove il “ricordati che devi morire”, muta in regola di vita in “ricordati di dimenticare” che vale quanto il precetto cristiano del perdono.
C’è spazio anche per la politica: “Le malefatte delle amministrazioni pubbliche sono tollerate di buon grado dagli iscritti al partito del sindaco” e per le tette: “Siamo fatti della stessa sostanza delle tette” o il delizioso e un po’ perfido: “Le tette logorano chi non ce le ha”.
Il tutto condito con un ironico, leggero realismo perché “Quando vedi la luce in fondo al tunnel, vedi anche il tunnel successivo” e ricorda che l’interruttore se c’è, è sempre in fondo (al tunnel).
Un libro che, comunque tu lo apra, si fa leggere e ti stupisce. Si fa rileggere e ti sorprende. Un libro da leggere ad alta voce rigorosamente in compagnia. Prossimamente presentato a Gavinana dall’autore.
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