PISTOIA. Parliamo del tema della difesa e dell’intelligence, due temi di rilevanza strategica per tutto il Paese. Strategici anche industrialmente e, quindi, economicamente, visto che le principali divisioni di Finmeccanica, aeronautica, elicotteri e difesa, ovvero Alenia Aermacchi, Augusta Westland e Oto Melara, costituiscono gli asset tecnologicamente più sviluppati del know how italiano. Quelli che tutto il modo invidia, a cui ambiscono tutti i managers e progettisti, che hanno il valore aggiunto più alto in assoluto e i maggiori investimenti produttivi.
La ragione pratica della realpolitik sorride con bonario paternalismo alle utopie dei vari gruppi pacifisti e disarmisti, visti come eterni bambini sognanti che ogni tanto, in nome del corretto pluralismo e della biodiversità antropologica, nonché del folklore, che vengono filantropicamente tollerati e democraticamente vezzeggiati nel dibattito politico-culturale.
Se poi Papa Francesco tuona contro il commercio delle armi e dell’industria della guerra, poco male: un po’ di retorica diffusa e trasversale dell’intellighenzia nazionale, con fiumi di parole sui princìpi etici e sulla morale, sarà più che sufficiente per l’autoassoluzione collettiva.
Insomma, da un lato la filosofia del se vuoi la pace prepara la pace, sostenuta anche dall’On. Giulio Marcon (qui), che ha partecipato a Pistoia come relatore a un seminario di formazione politica (vedi), non risulta ancora vincente o maggioritaria; dall’altro, tuttavia, le cose non vanno meglio. Innanzitutto una domanda: le politiche della difesa italiane le fa la Nato oppure è previsto un processo di integrazione militare europea, visto che la consolidata dottrina dilagante su carta stampata e nei dibattiti a tutti i livelli ci martella sistematicamente col dogma degli Stati Uniti d’Europa?
Prendiamo poi gli F35, l’aereo più pazzo del mondo: in settimana verrà reso noto un documento della Commissione Difesa che costituirà la base per le future decisioni del parlamento in merito alle spese militari. L’On. Massimo Artini del M5S era venuto a Bottegone a parlare di questa tematica, attualissima nell’ottica di ridefinire, come invita giustamente da anni Giuliano Ciampolini, le priorità della spesa pubblica, unico autentico presupposto per uscire dalla crisi che colpisce questo paese ricco abitato da poveri.
L’anno scorso, infatti, c’era stata la sospensione temporanea del programma acquisto F35, in attesa di un’indagine tecnica ed economica sui sistemi d’arma, in vista di una probabile riduzione del numero di caccia bombardieri o della spesa iniziale preventivata, trai 13 e i 18 miliardi di euro (vedi).
La titolarità a decidere sugli investimenti nei sistemi d’arma, dopo uno scontro non ancora cessato tra Stati maggiori e Presidente della Repubblica da una parte e Parlamento dall’altra, è stata restituita alle Camere grazie alla legge 244 del 2012. Ascoltate attentamente questi approfondimenti, primo e secondo, di Riccardo Iacona, che chiariscono con semplicità tutti i complessi aspetti degli F35.
Vengono esplicati dal più grande progettista aeronautico americano, che denuncia la facile infiammabilità – impianto elettrico a 270 Volt anziché 40, carburante attorno al motore etc.), le incompetenze ingegneristiche del software della visiera (tutte le informazioni sull’assetto, 9 milioni di righe in codice, si troverebbero infatti sul casco, che costa 2 milioni di dollari da solo, e dal pannello di controllo non si controlla niente – e conclude che “il pilota è molto più importante di un qualsiasi aereo: per avere un buon pilota devi farlo volare 35-40 ore alla settimana; gli F35, per l’inaffidabilità e la manutenzione voleranno a malapena 15. Quando poi ci sarà la guerra vera, radar e tecnologie elettroniche saranno neutralizzate dal nemico …”.
Non a caso Canada, Australia, Turchia e Olanda, che inizialmente aderivano al programma Nato di acquisto, hanno deciso di sospenderlo proprio a causa dei difetti tecnici e dei costi eccessivi. A questo punto abbiamo il dovere di chiedere pubblicamente ai rappresentanti pistoiesi in Parlamento, pagati per fare l’interesse dei cittadini, quale posizione abbiano in merito.
Lo chiediamo noi di Linee Future perché, in una città dove ci sono scuole filosofiche che la sera riflettono pensando ad Atene, dove tutti gli anni si celebra la giornata internazionale della pace, dove associazioni di ispirazione cattolica o laica organizzano dibattiti e seminari dall’etica e dagli stili di vita fino a tutte le questioni della modernità, nessuno, ribadiamo nessuno, sembra voler affrontare seriamente e con responsabilità la questione degli F35 e della revisione del modello di difesa. Tantomeno i partiti, le correnti e i movimenti che inondano il mondo di annunci su partecipazione, rinnovamento e cultura progressista.
Pertanto gli Onn. Caterina Bini ed Edoardo Fanucci, nonché il Sen. Vannino Chiti – il cui unico merito politico per il quale sarà ricordato nella storia di Pistoia è che sua moglie riuscì ad impedire la devastazione di un’area verde in via degli Armeni che rischiava di essere parcheggificata e coperta d’asfalto – sono chiamati a render conto delle loro prossime votazioni.
Vedi anche questi video:
One thought on “«SIGNORI ONOREVOLI, QUAL È LA VOSTRA POSIZIONE SUGLI F35? VOLETE DIRLO O NO?»”
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