SIGNORINO-SPEDALETTO: LO SCANDALO DI UNA STRADA-DISASTRO

Ponte dissestato sulla Bolognese
Ponte dissestato sulla Bolognese

PISTOIA. I pistoiesi hanno nel cuore la Strada Statale 64, o Porrettana o Bolognese, principalmente per la “Coppa della Collina”, la celebre cronoscalata automobilistica che dal 1923 al 1971 ebbe quasi una ventina di edizioni. La competizione sportiva prevedeva la partenza da Capostrada e l’arrivo al passo della Collina, a 923 metri sul livello del mare.

La strada venne terminata nel 1847 e servì per collegare Bologna a Firenze, lo Stato Pontificio e il Granducato di Toscana. Nel territorio pontificio l’iniziativa di realizzare un’infrastruttura per Porretta si materializzò già a fine 700; sul versante toscano tutto iniziò negli anni 40 dell’800, con l’autorizzazione del Granduca Leopoldo II e solo grazie all’intuizione di alcuni privati e benemeriti cittadini, come Niccolò Puccini e Bartolomeo Rossi Cassigoli (padre di Filippo), consapevoli che Pistoia sarebbe divenuta il terminale della nuova arteria, con tutte le promettenti ricadute.

Voragine sul ponte dal lato della strada
Voragine sul ponte dal lato della strada

Il tratto in territorio toscano costò un milione e duecentomila lire; negli anni 30 del 900 la strada venne riadattata alle esigenze del traffico veicolare e i lavori furono eseguiti dalla stessa ditta che eseguì i lavori della Firenze-Mare.

Negli anni 60 fu inaugurata una variante di valico più agevole per il collegamento emiliano, con tanto di galleria o traforo della Collina: da quel momento la “vecchia” Bolognese da statale diventò comunale e tale è tutt’oggi.

La via Bolgnese è l’unica che non risulta beneficiaria di quella cifra di 500 mila euro stanziati nei giorni scorsi dal Comune per l’asfaltatura delle strade cittadine (vedi qui).

Stupisce in primo luogo non veder rispettato il principio di buon senso per cui un’area cittadina dovrebbe ricevere attenzione in maniera direttamente proporzionale al livello di marginalità: gli abitanti di Collina sono forse cittadini di serie B?

Alberi che invadono la Via Bolgnese
Alberi che invadono via Bolgnese e muretti a terra

Ma la vera gravità consiste nel fatto che, percorrendo il tratto tra il Signorino e Spedaletto, pare di essere nella striscia di Gaza dopo i devastanti raid (censurati dall’Onu) dell’occupazione militare israeliana.

Un ponte, circa 200 metri, dopo il passo della Colina, sta letteralmente franando: sulla strada delle semplici transenne in plastica circoscrivono e isolano la voragine; dal bosco, guardando il ponte, appare chiaro il danno creato nel tempo da piante cresciute nella struttura e dalla forza erosiva dell’acqua.

Le pietre e sterne di rivestimento del ponte si sono ormai staccate e tutte la struttura appare in seria difficoltà, cioè friabile e suscettibile di ulteriore e rapida erosione.

Procedendo ancora verso Spedaletto si contano alcuni segni di cedimento e dissesto della sede stradale e si nota uno stato di abbandono che ha portato la vegetazione a invadere la carreggiata. Le zanelle laterali, cioè le cunette per lo scolo dell’acqua, sono ormai invase dal terriccio e non più funzionali. Buche su buche, asfalto sconnesso, muretti ceduti e pezzi di asfalto e ghiaia disseminati ovunque.

Manto stradale della Via Bolognese lato Spedaletto
Manto stradale di via Bolognese, lato Spedaletto

«Il sindaco era venuto questo inverno, promettendo che avrebbe rifatto la strada e dato modo ai profughi ospitati quassù di ripulirla dalla vegetazione. Invece è stato solo un annuncio» ci racconta un anziano, intercettato sul piazzale prima del valico intitolato a Carlo Chiti, l’ingegnere pistoiese attivo sui circuiti automobilistici di tutto il mondo. Da dicembre sono infatti ospiti alcuni migranti anche nei locali della Comunità Incontro della Collina.

«La corsa del Copit delle 17:45, l’ultima, che va da Pistoia alla Collina e poi fino a Treppio, è una cosa indecente» si lamenta una giovane coppia che si vorrebbe spostare con il mezzo pubblico: «I posti sono 40, 20 in piedi e 20 a sedere, ma sul motoveicolo ci sono sempre una cinquantina di questi ragazzi e fare le curve fino in cima è improponibile».

Zanelle invase dal terriccio e dall'erba
Zanelle invase da terriccio ed erba

Parlando con addetti del servizio, ricaviamo che era nata l’idea di usare un mezzo più capiente, ma non era fattibile poiché, per raggiungere Treppio, si dovrebbe fare un cambio di mezzo a fine tragitto, dal momento che la tratta ha dei limiti di tonnellaggio e dimensioni.

«Il presidente del Copit, Antonio Di Zanni, si fa bello sui giornali ma qui abbiamo un disservizio grosso come una casa. Ci risulta che sia stato informato del problema del sovraffollamento ma ancora non ha fatto niente. Possibile che si debba aspettare dell’altro per poter viaggiare su un mezzo pubblico?» si sfogano spazientiti i due giovani, lamentando il diritto a una eventuale doppia corsa.

In alcuni tratti, verso la valle del Limentra, non solo non esiste una fascia di rispetto e protezione per la strada, ma addirittura gli alberi creano come una galleria naturale, invadendo lo spazio del transito con immaginabili difficoltà per i mezzi del trasporto pubblico.

Incredibile che nessuno abbia mai provveduto a segnalare la cosa, incredibile che tutto sia normale in un contesto dove la natura si sta lentamente riappropriando delle opere abbandonate dall’uomo.

Print Friendly, PDF & Email

5 thoughts on “SIGNORINO-SPEDALETTO: LO SCANDALO DI UNA STRADA-DISASTRO

  1. Lorenzo, ci siamo letti nel pensiero! Ho percorso ieri pomeriggio a ritroso il tratto della ex S.S n. 64 che va dal bivio di Spedaletto fino alla Collina. Da mettere quasi a dura prova la mia Panda 4×4. Incredibile e indecente tutto questo! A confronto, il tratto che dalla Collina scende al Signorino, mi è sembrata una autostrada.
    E già che ci siamo, ci sarebbe da parlare di una quantità enorme di viabilità minore, collinare e montana, in cui il lume della carreggiata viene pericolosamente ridotto da vere e proprie siepi di erbe ed arbusti che crescono ai lati e che nessuno taglia.
    Piero

  2. Bravo Lorenzo! E cosa dire del completo abbandono (a causa di un centinaio di metri di frana – insuperabili, non bonificabili?) della strada che collegava il Passo della Collina a Pracchia. Comunque al Passo della Collina non sale pressoché più nessuno e l’unico esercizio (bar – ristorante) con la fine dell’anno cesserà l’attività. Così almeno mi diceva il titolare. E’ una vergogna!

  3. Aggiungo: non meno indecente è lo stato in cui si trova oramai il tratto di collegamento Collina-Acquerino. E’ difficile muoversi fra le buche, spesso anche profonde, tanto da risultare pericolose per chi non le affronti a passo d’uomo. Insomma, sia per il valico che per i collegamenti trasversali da e per l’Acquerino (12 km.), e così per Pracchia (circa 8 km), impera il più totale abbandono.

  4. Giustissimo anche quanto dice Umberto Semplici, sia per quanto riguarda la traversa Collina-Acquerino, dove, qualche giorno fa, pur andando piano, sono entrato in un paio di voragini tali da far temere per l’incolumità della macchina (voragini peraltro difficilmente visibili per i giochi di riflessi, di ombra e di luce dovuti all’ interazione del sole con gli alberi della foresta), sia per quanto riguarda la strada Collina-Pracchia.
    Da quanto detto, emergono a questo punto anche profili che attengono alla sicurezza ed alla incolumità pubbliche.
    Il problema vero e definitivo diventa allora quello di riuscire a “prendere per il collo” (con mezzi legittimi e legali, naturalmente) chi di dovere e costringerlo in qualche maniera ad intervenire.
    Piero.

Comments are closed.