sillogismo. LA LEGGE È LOGICA, MA DALLA PROCURA DI QUA LA LOGICA È STATA BANDITA

I cittadini comuni sono stufi di vivere in una città oscura, in balìa di magistrati non terzi, non imparziali, non indipendenti e che disonorano, di fatto, la funzione che sono tenuti ad onorare ex art. 54 Cost.


E se i giornalisti-tesserati non fossero così acquiescenti al sopruso, la città non vivrebbe in un racconto di Kafka…

SE IL CURRELI NON INDAGA

GODE IL REO MA IL BUONO PAGA


Claudio Curreli su Tvl di Luigi Egidio Bardelli. Oltre che capo scout è anche coordinatore della rete Terra Aperta

 

Il sillogismo (procedimento ignoto in procura a Pistoia) è un tipo di ragionamento logico ed è da sempre associato alla figura del filosofo greco Aristotele, che per primo ha ideato questo tipo di ragionamento.

Con sillogismo si intende un discorso consequenziale che parte da determinate premesse per arrivare a conclusioni logiche. Siamo d’accordo?

Si svolge, solitamente, in tre passaggi. Di questo procedimento, adattato all’ufficio di Tommaso Coletta, ve ne offro questo esempio:

  1. Se disobbedire alle leggi dello stato è violazione (e talvolta anche penale);

  2. E se don Biancalani scrive un libro intitolato Disobbedisco e accolgo, con ciò sottolineando espressamente che la legge non consente l’accoglienza dei migranti clandestini, ma lui la infrange coscientemente;

  3. Come può, un magistrato della repubblica come Claudio Curreli, non rendersi conto che guidare il coordinamento dell’accoglienza degli illegali dal suo trono di carta «Terra Aperta», è illegale e oltremodo indegno di un sostituto: e inammissibile per chi, come lui, è soggetto alla legge (art. 117 Cost.)?

Già questo personaggio è protetto dal Csm: vedi due dichiarazioni scritte di Maurizio Barbarisi, presidente del tribunale di Pistoia.

Già ogniqualvolta qualcuno segnala questi fatti alla procura di Genova, regolarmente tutto finisce nei cestini di magistrati con propensione al nobile mestiere dello “stracciarolo” come la presidente del consiglio Meloni.

Già Mattarella, il Csm, il Ministero della giustizia (?), la direzione nazionale antimafia, l’anticorruzione nazionale rispondono di non poter fare niente…

A chi, dunque dobbiamo rivolgerci, noi pistoiesi? Alla Madonna di Giani a Montenero? A quella di Pompei o di Lourdes o di Medjugorje o di Valdibrana?

Ecco: questa è la domanda conclusiva della nostra nota sillogistica.

Nessuno cura il vero rispetto della legge e della legalità. Ne vogliamo discutere?

Con l’aggiunta che, fra i brillantissimi risultati ottenuti dall’ultimo Pm Coletta, a Pistoia, c’è l’avvenuta costituzione ufficiale di un «Comitato Perseguitati e Vittime de Tribunale di Pistoia», che vuole essere ascoltato per dei semplicissimi motivi che nessun avvocato pistoiese osa mai avanzare in aula per difendere concretamente i propri assistiti (?):

  1. Perché Pm e sostituti fanno, di regola, solo indagini contro gli indagati violando la lettera e lo spirito dell’art. 358 cpp?
  2. Perché a Curreli vengono assegnate anche indagini su reati a carico di persone a lui ben note e amiche? Certe cose si vedono, non sono segreti d’ufficio…
  3. Perché a Pistoia, nel settore esecuzioni immobiliari, per 13 mila euro di debito per non-consumo di caffè, si finisce spogliati di tutto il proprio patrimonio e si deve ricorrere alla Caritas o ai servizi sociali?
  4. Perché per 90 mila euro di debito, si mettono all’asta terreni e case per un valore di un milione di € e si finisce sul lastrico?
  5. Perché per 88.888 € di debito a qualcuno viene messo in vendita un patrimonio di oltre tre milioni di € e, si dice, anche con plateali falsi in atti?

Evidentemente c’è del marcio in Danimarca! Che permette a qualcuno di vivere, da saprofita, sulle disgrazie altrui.

 

I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge. Ma è davvero così a Pistoia?

E qui entra in gioco il «Comitato Perseguitati e Vittime». Che essendo fatto di cittadini italiani massacrati, come anche gli abitanti di Vicofaro, non si contenta di sapere che tutto va bene perché i magistrati sono sacri e inviolabili come Tiberio e Caio Gracco. Che però, a un certo punto, furono giustiziati dal popolo.

Insomma: siamo stufi di vivere in una città oscura, in balìa di magistrati non terzi, non imparziali, non indipendenti e che disonorano, di fatto, la funzione che sono tenuti ad onorare ex art. 54 Cost.

E chi si sente offeso alzi la mano e scagli la prima pietra.

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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