Ecco il Montalbano da proteggere: cartellonistica stradale falsa, documenti falsi, dichiarazioni false e targhe “strada privata” che altro non sono che prevaricazioni, atti emulativi, intimidazioni e violenze private camuffate da avvisi di cortesia. Il tutto su aree legalmente pubbliche da sempre fatte violentare in ogni maniera dagli assessorati all’edilizia e ai lavori pubblici, complici vari dipendenti comunali ignoranti, impreparati e infedeli
PATRIZIO, COL TU’ OKKIÓNE E CON TANÀCCA
SIAMO PROPRIO FINITI NELLA C♦♦♦A
Caro Patrizio, in questo giorno fierale di settembre, mentre l’uva è matura e il fico pende, m’è venuto in mente di parlarti delle caditoie pluviali e del tuo Montalbano che, se non si interviene – come dici tu – ci casca addosso.
E siccome sono vecchio (ma non idiota né falsario come buona parte dei tuoi/miei dipendenti infedeli che prendono per il culo i cittadini), ti faccio una lezione di educazione civica e civile. Di quelle che al Mazzanti, tuo amico e sodàle, non hanno fatto imparare niente, perché troppo preso dalla frenesia del gioco delle carte e da una vostra natural tendenza compagnesca a sgranare, più che a lavorare seriamente e in maniera informata.
Guarda bene la foto d’apertura. Risale esattamente a ieri sera, 2 settembre, e ritrae il bivio stradale che dalla strada comunale di Via Carraia, ha un’apertura, a destra, verso Via Vicinale di Lecceto e Bindino. A parte che nessun di voi sa cosa sono le mappe d’impianto del Catasto di Pistoia, anno 1954…
Io so che tu non sai che cos’è una vicinale nemmeno se ne stiamo discutendo da 5 anni e se un sostituto Pm pistoiese deviato – Claudio Curreli –, proprio per questo e per favorire una sua presumibile «prossimità sociale» (il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, carissimo anche ai sindaci quarratini a partire da SS Gori), mi ha perfino inventato, su misura, il reato di stalking giornalistico e mi ha tenuto, grazie alla Gip Patrizia Martucci, 104 giorni agli arresti domiciliari.
Ma la colpa non è mia se, come voi progressisti, la vostra magistratura catto-democratica è più asina degli asini: non perché sia ciuca, ma solo per il fatto che ha da fare i suoi interessacci e gli interessacci dei catto-demo-comunisti graditi al sistema. Se non ci credi, leggiti la storia di Cantone, Striano e Laudati. È molto istruttiva.
Una strada vicinale o interpoderale (sono la stessa cosa) è una componente del reticolo storico dei collegamenti soggetta a pubblico transito. Il fine della sua esistenza è rappresentato dal collegamento dei fondi e delle abitazioni rurali.
In concreto, il sedime della vicinale, compresi accessori e pertinenze (pensa alle piazzole di sosta, lasciate chiudere al Perrozzi con illeciti passi carrabili), è privato, di proprietà dei titolari dei terreni latistanti, ma l’ente pubblico (in questo caso il Comune) è titolare di un diritto reale a favore di tutti i cittadini: e non per niente Via di Lecceto ha la sua numerazione civica secondo le leggi dell’anagrafe della popolazione, che né tu, né i tuoi dipendenti (non di rado fasulli), né i tuoi colleghi conoscete neppure per sentito dire.
Ecco una serie di fonti certe – la Legge 24 dicembre 1954, n. 1128 e il D.P.R. 30 maggio 1989, n. 223 – nella versione aggiornata all’agosto 2018. Tutta roba ignota a te; ai tuoi/miei dipendenti farlocchi e presuntuosi; ai nostri pubblici ministeri pistoiesi che, piuttosto che sostenere e garantire la legalità, la legalità se la inventano su misura: specie quando si ficcano in testa l’idea che a chiunque alza la testa e ragiona con il suo cervello, quella testa vada tagliata. Ecco la tua visione democratica del mondo, caro vicesindaco Mearelli.
In queste norme certe io leggo (ma io so leggere: voi, evidentemente, no…) «Le strade vicinali, poderali, consortili e di bonifica sono strade private minori ad uso pubblico collocate fuori dai centri abitati».
È dunque illogico, supponente, prevaricante, offensivo, odioso, violento e, in buona sostanza, stupido e/o stronzo (a scelta), che dei personaggi dementi, come certi vostri benvisti beneficati, favoriti e protetti (il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi e familiari; gli pseudo-proprietari e pseudo-usufruttuari dei civici Via di Lecceto 14-18: Mara Alberti, Margherita Ferri, Sergio Luciano Giuseppe Meoni; tutti abusivisti di professione come l’assessore Simone Niccolai), piazzino targhe di strada privata proprio dove il suolo è di uso pubblico da tempo immemorabile e ciò è stato – oltretutto – pacificamente ammesso da questi stessi campioni di asinina cretinitas.
Adesso, Mearelli, cerca di fare uno sforzo e segui il ragionamento.
Riesci a vederla la caditoia incorniciata in rosso? E riesci a vederli i muri a secco (quelli che citi con tanto fervore su Tvl) che però il tuo Comune, all’epoca dell’assessorato ai lavori pubblici del Mazzanti (salvo errori), su richiesta dello studio tecnico Sassaroli lasciò chiudere a cemento al ragionier non-dottor Romolo Perrozzi?
Cementare i muri a secco non era consentito per legge: eppure i grandi geometri e architetti del settore lavori pubblici non ebbero niente da dire. Anzi!
Concessero al Ctu del tribunale, ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, non solo questo sconcio edilizio inammissibile, bensì pure di cancellare (da cancellata: chiudere tutto) con tutta la ferraglia che vedi nelle immagini.
Anche questo non era consentito, ma è lì, caro Patrizio. Ed colpa vostra, non mia. Una responsabilità stretta come il colletto di una camicia di tre centimetri inferiore al girocollo: strozza chi vuole tenerne chiuso il bottone per forza!
Da quella caditoia, che ti ho fotografato apposta ieri sera, l’acqua che viene giù come un Niagara dalla salita (15-18%?) del Nelli (Podere La Costa, sulle mappe) dove dovrebbe finire?
Io credo nella fossa piena di erba che segue a valle (cerchiata in giallo). Personalmente giurerei che la fogna tombata sotto l’asfalto è occlusa come il 99% delle fogne di Quarrata.
Inoltre lungo il perimetro del muro a secco ben cementato dal Perrozzi, c’erano fosse di scolo che sono andate in cavalleria. Perciò non venirci a dire che il Montalbano ci casca addosso: a te – ma anche a noi cittadini comuni, ma normali – è già caduto addosso da un pezzo. Fin da quando certi geometri (Giorgio Innocenti?) e certi architetti (Nadia Bellomo?) più che lavorare fedelmente per il Comune si facevano, in un modo o nell’altro, gli affaracci sua!
A questo punto, o San Patrizio dei lavori pubblici e Comune della legalità della Mariavittoria Michelacci, invitate formalmente il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi (ripeto e sottolineo: favorito da voi; protetto da Curreli, Coletta, Grieco etc. etc., forse perché Ctu del discutibile tribunale di Pistoia); a questo punto invitate il Perozzi a piantare un’altra bella targa di strada privata proprio all’ingresso di Via Vicinale di Lecceto, perché quel rabbioso signor zucca-dura, che tante arie si dà per quanto poco capisce e non è dottore –pur se pomposamente lo scriveva –, deve rendersi conto che l’ingresso della Via di Lecceto (di cui lui rappresenta il civico n. 1) è di sua proprietà, ma per niente esclusiva, perché tutti possono transitarvi a piacere a qualsiasi ora del giorno e della notte. Per cui anche le sue quattro stronze telecamere che riprendono la strada e chi vi passa, sono illecite per un verso e illegali per altri.
Una proprietà che non conta un cazzo, perché per legge e per regolamento urbanistico quarratino (frutto dell’impegno sia del parlamento italiano che dell’amministrazione della sindaca inutile SS Gori) tutta la Via Vicinale di Lecceto è pubblica e ad accesso indistinto. Spiegàtelo anche alla dottoressa Pamela Michelozzi, al geometra Massimo Valenzise e rinfrescatene la nozione anche al dirigente dell’Area 3, l’architetto Alessandro Bertaccini.
Ma la vogliamo dire tutta? Magari, Mearelli, fàttela spiegare anche dal segretario generale Luigi Guerrera, così anche lui fa qualcosa e smette di riscuotere e basta.
Perfino la chiusura del cosiddetto giardino (in realtà «aia») del Perrozzi è illecita. Mi spiace, ma è così anche nonostante Claudio Curreli e gli altri in fila!
Il motivo è logicamente semplice: le aie dei contadini, per come sono nate, facendo parte del reticolo della viabilità storica minore, sono sì, di proprietà privata ma non esclusiva; e restano soggette a pubblica servitù di libera-indistinta circolazione.
Nell’aia del Perrozzi, oggi giardino esclusivizzato dai geometri e dagli architetti infedeli del Comune per ignoranza e/o «prossimità sociale», confluivano: A la Vicinale Via di Lecceto (uso pubblico); e da quell’aia se ne partivano tre interpoderali: 1. la prima, importante, verso l’antenna l’elettrodotto che sovrasta la zona; 2. la seconda (oggi invasa dalla macchia) in direzione via Carraia-Nelli verso sud, a moderata pendenza, per facilitare il passaggio dei carri in seria difficoltà su Via Carraia; 3. la terza, a est, sempre verso Via Carraia, sulla quale c’era la pubblica fontana e il pubblico lavatoio.
Mi sia gentilmente consentito chiudere questa “lezione magistrale” con una gloriosa citazione proetica del divino vate Federico Sardelli del Vernacoliere:
Tispostastidiscatto
tazzoppastilostinco
belmitestadicazzo.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
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Quarrata è comunque un Comune pieno di disordine amministrativo, anche del malaffare, protetto dall’omertà dei suoi dipendenti, tutti fidelizzati al regime del “dàmose ’na mano”