Cos’altro possiamo fare per demistificare la falsa legalità, il buonismo a marchio Coop, le fake news che ci propinano ogni giorno politici, giornalisti, preti, falsi profeti e sussiegosi magistrati che vivono nei bunker ben protetti dei tribunali della falsa repubblica di Mattarella?
ELETTORI, LA LEGALITÀ
NON ABITA A QUARRATA!
Baby Romy ci parla, sul suo Fb, di padre Bernardo Francesco Gianni, abate della Basilica di San Miniato a Monte a Firenze. E scrive:
«Un maestro di spiritualità e pensiero che tra le altre cose è stato scelto nel 2019 da Papa Francesco come predicatore per gli esercizi della Quaresima.
Nella sua riflessione padre Bernardo Francesco Gianni ha parlato della genesi della parola creatrice. Una parola che nasce dal silenzio e dalla solitudine del poeta (lui che è amico fidato di poeti come Mario Luzi e Mariangela Gualtieri, e poeta lui stesso).
Per padre Bernardo Francesco Gianni la parola ha il potere di recuperare quanto abbiamo dimenticato e il poeta è un funambolo che unisce, dentro un instabile equilibrio, l’istante che fugge e la dimensione cosmica, permanente, universale che nell’istante è presente».
Resto sommamente stupefatto dalle eccellenti capacità espressivo-lessicali del sindaco; lo stesso che, parlando a Tvl della cittadinanza onoraria a don Ciotti, affermava di essere convinto che certe persone «fàccino bene» ai quarratini.
Ed ecco invece che scopriamo un’aleggiante piuma di àura poetica nel rèfolo dell’aere in questo inizio d’autunno fresco che lungamente ci dice addio.
Lo senti parlare, il Baby Romy, di genesi della parola creatrice (quale parola: il fantozziano fàccino?). Sottolinea, aulicamente, che la parola creatrice «nasce dal silenzio e dalla solitudine del poeta».
Affonda, il Baby Romy, le radici nelle conoscenze del suo sapere. Fa sfoggio di informazione e ci indica, a noi poveri coglioni quarratini, che padre Bernardo Francesco Gianni è amico fidato di poeti come Mario Luzi…
Ma chi ha scritto al Baby la spippolata elogiativa, di cui stiamo parlando, non s’è accorto che Mario Luzi è morto a Firenze il 28 febbraio 2005, cioè vent’anni fa?
Infine la chiusa, degnissima del presidente del Premio Nobel che legge la motivazione della giuria e si lancia nel vuoto soave e leggero com’ala di farfalla:
«la parola ha il potere di recuperare quanto abbiamo dimenticato e il poeta è un funambolo che unisce, dentro un instabile equilibrio, l’istante che fugge e la dimensione cosmica, permanente, universale che nell’istante è presente».
Chi gliele ha scritte queste cosine sublimi a uno come Baby-Romy che pensa che certe persone «fàccino bene» ai quarratini, e che le uniche volte che adopera a modo la bocca, lo fa quando, preso esempio dal suo ispiratore e direttore Okkióne–ganascia, sgrana a bocca piena, ritto ai tavoli dei rinfreschi?
Una cosa, però, potrebbe farla, se non fosse uno del Comune della falsa Legalità della Michelacci. Cercare di adoprare il potere della parola per recuperare quanto ha dimenticato – o meglio non ha mai saputo nel vuoto pneumatico della sua carriera politica.
Chiarisco. Deve recuperare la disciplina e l’onore (art. 54 della Costituzione) con cui le «autorità costituite» sono tenute a operare.
Peccato che gli paia fatica e che sia più semplice aprire una cesta di piccioni bianchi con la fascia tricolore di traverso, magari indossata su una maglietta estiva o su una camicia con le maniche rimboccate e via.
Peccato, davvero. Perché, se si rendesse conto di cosa ha permesso, in quota sconci, il suo Comune corrotto, sul Montalbano (con ciò aiutato anche dal perverso potere dei Curreli [vedi fondopagina] e della procura di Pistoia di perseguitare i cittadini perbene a favore dei falsi dottori come il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi), potrebbe risalire anche a chi, fra i suoi funzionari e dipendenti, vendendo condoni e permessi edilizi, ha fatto sì che il Montalbano cascasse addosso al suo attuale vicesindaco e assessore ai lavori pubblici, Patrizio Mearelli.
Il quale, per ripararsi la capoccia, può sempre tentare di pararsi la zucca tirandosi sul capo il colletto della camicia, un indumento di cui il Mearelli stesso dovrebbe essere esperto.
Edoardo Bianchini
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