C’è un patto tacito, fra tutti questi omertosi (politici + tecnici + magistrati), che li tiene insieme: la coesione (oggi protetta anche da Fitto in Europa) del mutismo mafioso. Loro non vedono, non parlano, non sentono. E se il Montalbano «ci casca addosso»? Cazzi di chi resta alla stiàccia!
LA MISTICA DEL BABY-ROMY:
PREDICA BENE E RAZZOLA MALE
Festa della Madonna a Lucciano il 15 settembre 2024. Il prete invita il sindaco a parlare per incoraggiare la gente ad andare in processione sottolineandone l’importanza.
Ogni pulpito è buono per scaricare polpette: e Baby-Romy si sottomette volentieri a questa sorta volontario martirio, che alla fine sta pure sulle palle alla gente con un minimo di sale nel cranio.
Di occasioni di questo genere a Quarrata se ne sprecano. C’è l’inflazione a Quarratòpoli.
E lui, il burattino del Mazzanti, che è la vera eminenza grigia, è sempre fasciato e non si rende conto che la sua repubblica di Mattarella va trattata «con disciplina ed onore» e non in maniche di camicia arricciate. Prima della fine che farà? Indosserà la fascia anche con i pantaloni corti e le infradito?
Lui parla in chiesa e predica ai fedeli luccianesi. Parla ai ragazzi delle scuole accanto al preside Luca Gaggioli, ex assessore all’edilizia e parente dell’attuale assessore (abusivista) Simone Niccolai; parla ride, scherza e canta in paillettes pagliacciando la propria immagine; dà le cittadinanze onorarie perché pensa che persone con don Ciotti «fàccino bene» ai quarratini. Insomma: Quarrata felix.
Dove c’è da chiacchierare, lui c’è. È come Dio: c’abbiamo le prove. Presto sarà anche a imbonire la plebe per spiegare cosa hanno
fatto gli assessori ai lavori pubblici (e quelli all’edilizia) in vent’anni di seggiola consiliare gestita mafiosamente a cane.
Illustrerà, il Baby, a destra e a manca, sopra la panca e sotto la panca, che, con la provvida manovalanza amministrativa decennale del Mazzanti; di lui stesso (altri dieci); della famiglia Gaggioli-Niccolai (più o meno idem), Quarratòpoli è rinata più bella e più grande che prìa: bene-bravo-grazie-prego. Siamo alle comiche di Ettore Petrolini contro Benito.
Romy farà capire, a chi è impreparato come lui stesso (non ha nemmeno un diplomuccio strappato a forza nella scuola riformata degli asini post-sessantottardi), che «il Montalbano ci casca addosso», come ha detto il grande “fabricant de chemises”, monsignor Patrizio Mearelli.
Chiaramente non dirà che, in quarant’anni di sinistra, nessuno di loro ha mai ripulito una fogna, una fossa, una buca. Che tanti cervelli all’ammasso non hanno mai tenuto sotto stretto controllo la vendita (e se dico vendita è perché voglio dire vendita e non altro) di condoni, sanatorie, permessi di costruzione, autorizzazioni e altre simili merci di scambio e favore.
Grazie a gente come il geometra Franco Fabbri, all’architetta Nadia Bellomo, ai geometri dei lavori pubblici Giorgio Innocenti e Fiorello Gori, a vigili dell’edilizia come Oliviero Billi – un vero danno per Quarrata –; grazie a questa gente, personaggi come il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi hanno cementificato e chiuso muri e strade intoccabili; violato leggi dello stato e disposizioni regolamentari edilizio-urbanistiche. Altri geni del male (Mara Alberti, Margherita Ferri, Sergio Luciano Giuseppe Meoni) hanno alzato case in legno senza permessi; hanno distrutto enormi pezzi di collina e generato quei danni da rischio idraulico che non ci sarebbero, oggi, se qualcuno non avesse venduto – a corpo e non a misura – il Montalbano del Mearelli che «ci casca addosso». A Patrizio, ultimo della fila, è rimasto in mano il cerino, come attuale assessore ai lavori pubblici. Saprà cavarsela oppure ci metterà solo cerotti per proteggere, con l’omertà tipica della politica della sinistra quarratina, i suoi colpevoli colleghi come Mazzanti ha fatto salvando – con la complicità del Bai – la testa semicalva dell’abusivista?
C’è un patto tacito, fra tutti questi omertosi (politici + tecnici + magistrati), che li tiene insieme: la coesione (oggi protetta anche da Fitto in Europa) del mutismo mafioso. Loro non vedono, non parlano, non sentono. E se il Montalbano «ci casca addosso»? Cazzi di chi resta alla stiàccia!
Quelli che vi parleranno, o cittadini della gleba e del popolo bue, sono gli stessi che vi hanno fatto andare all’acqua a novembre 2023 per l’incuria e per i propri interessi privati in atti d’ufficio. Tutti benvisti e protetti anche dalla magistratura del Terzo Piano, che predilige gli amici e li pone prima (e molto prima) della legalità seguita «con disciplina ed onore».
A vuoto, i vostri benefattori parlano ugualmente per fregarvi. Vi “prendono per il culo” – secondo l’opinione di Luciano Michelozzi.
Chi vi contesta gli abusi (parlo di Simone Niccolai) è un abusivista favoreggiato dall’Okkióne burattinaio di Baby-Romy, e protetto dal silenzio mafioso di una magistratura che, se ha da scatenarsi, lo fa solo con chi porta alla luce la situazione degradata della realtà pistoiese, dove mafia, politica e massoneria si cementano nel malaffare della finanza, dei fallimenti fasulli e degli espropri dei giudici delle esecuzioni.
La stessa situazione di Quarrata (con tre quarti del reticolo viario storico disastrato nell’indecente silenzio dei buoni amministratori di sinistra) è estesa anche agli altri Comuni della Piana.
Ma la cosa che mi impressiona di più, aldilà dell’ignoranza di Baby-Romy (che non ha letto nemmeno i romanzi di Salgari tanto cari al sindaco burrachiere Oeil-de-bœuf) e della sua impreparazione sotto qualsiasi profilo pensabile, è stato vedere che, per dare tono e solennità alla tragica storia di Modesta Rossi, si è scelto anche di far parlare Simone Niccolai, politico sporco e compromesso, ma salvato dalla mafia Mazzanti-Bai.
Per lavare questo spórco sècco – come dice la Benedetta Parodi, sbagliando indecorosamente gli accenti –, non bastano né il silenzio del Coletta, né i favoritismi del Curreli o della Martucci o del Gaspari. Né il far finta di non vedere e non credere che l’acqua tornerà a ricoprire di melma la città della gioia. Di Quarratòpoli.
Né basteranno tutte le moine saltate in padella di una Irene Gori che sostiene don Ciotti, ma senza però dirgli che una bella fetta dei mali di Quarrata dipende anche dal suo (come cantava la figlia di Luca Gaggioli, servendosi di una romanza del Gianni Schicchi) «babbino caro».
Non basta cantare Bella ciao per essere casti e puri. È necessario evitare di operare con lo spirito mafioso-corrotto che è di moda nella casa di Baby-Romy.
Ce la fate a smontare questa analisi? Ne ne siete davvero capaci?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.info]
© LineaLibera Periodico di Area Metropolitana
ALCUNI IMPEGNI DI BABY-ROMY IN FASCIA