Personalmente Belpietro non mi è – come dicono i fighetti della sinistra politicamente corretta – particolarmente empatico. Anche perché, come tutti gli altri giornalisti dei giornaloni, parla di quello che gli pare e piace e che gli torna a mano; ma una vera lotta e campagna, ben scandita e finalizzata alla demolizione di un potere prevaricatore come quello dei Pm o dei giudici delle esecuzioni immobiliari, non la fa affatto…
A CHE SERVE UN SINDACATO
A UN POTERE DELLO STATO?
Stamattina, sulla prima pagina della Verità, Belpietro se ne esce con l’intervento di cui vedete la prima parte.
Parla dell’obbligatorietà dell’azione penale del Pm, uno dei tanti emeriti tromboni di “erba buona” per tener buona la plebe che – come tutte le plebi – deve credere, obbedire e combattere agli ordini di un sindacato illecito (ove non anche illegale) fatto, per il 96%, di magistrati della repubblica di Mattarella.
Precisamente, sul sito ufficiale di Giuseppe Santalucia si legge: «L’ANM è l’associazione cui aderisce il 96% circa dei magistrati italiani. Tutela i valori costituzionali, l’indipendenza e l’autonomia della magistratura».
Personalmente Belpietro non mi è – come dicono i fighetti della sinistra politicamente corretta – particolarmente empatico. Anche perché, come tutti gli altri giornalisti dei giornaloni, parla di quello che gli pare e piace e che gli torna a mano; ma una vera lotta e campagna, ben scandita e finalizzata alla demolizione di un potere prevaricatore come quello dei Pm o dei giudici delle esecuzioni immobiliari, non la fa affatto.
Anche lui – come Mario Giordano, come Paolo Del Debbio, come Le Iene e altri ancora – a perfetta conoscenza dei problemi gravissimi dell’amministrazione giudiziaria di Pistoia, scaglia fulmini come Zeus, ma evidentemente guardandosi bene dal dover iniziare una missione militare di alta civiltà in nome e per conto della vera uguaglianza della legge per tutti: ovvero anche nei confronti di molti “disturbati” che vogliono raddrizzare le gambe ai cani, ma solo e soltanto se cani di altri e non propri. Insomma: quel che càpita regolarmente a Pistoia, dove il meno attivo dei Pm ha più scheletri nell’armadio di quelli della famosa cripta dei cappuccini.
Io, cane sciolto, che si rifiuta di militare in una categoria (giornalisti) di comprati e/o venduti al potere e tenuti al guinzaglio (incostituzionale) di un albo che è una sorta di cellula comunista politically correct; perseguitato da tanti meravigliosi Pm e sostituti che tutelano «i valori costituzionali, l’indipendenza e l’autonomia della (loro – n.d.r.) magistratura», nonostante la scarsa empatia belpietrana, riconosco la verità di quello che scrive il direttore e, aldilà delle enunciazioni di principio, stamattina vi propongo 3 nobili esempi 3 di Pm e sostituti che, a Pistoja, incarnano alla perfezione la violazione dell’obbligatorietà dell’azione penale.
Tommaso Coletta, procuratore capo. Alzate l’architrave, carpentieri è l’incipit del 111° frammento di Saffo: «Alzate l’architrave, carpentieri. Lo sposo, simile ad Ares sopraggiunge, il più alto fra tutti gli uomini». Si addice, quindi, al capo e a lui perfettamente.
Eppure nessuno di voi lettori (obbedienti e disobbedienti, ossequiosi e/o anarchici) deve scordare quest’audio che vi ripropongo per la millesima e una notte:
Vi sarà tutto chiaro, se ri-ascolterete con attenzione. Così capirete cos’è la giustizia dell’Anm (Coletta v’è iscritto, se non erro): un’enorme e indecente presa di culo del cittadino, che i difensori della legalità hanno ormai declassato, senza troppo pensare, a bestia da soma che ha il solo obbligo di obbedire al duce e farne senza fiatare la sua unica volontà.
Vi piace, pistojesi, essere schiavi?
Claudio Curreli, sostituto mandato in punizione a Pistoia dopo la storia ai danni di Padre Fedele Bisceglia, fino a nasconderne prove fondamentali per la sua piena assoluzione.
Ma a Pistoia Curreli continua, imperterrito, a fare quello che vuole. Ci sta con la moglie, giudice delle esecuzioni immobiliari, con il beneplacito dei romani Anm e Csm e con l’impunità, più o meno garantita, dai suoi colleghi della procura di Genova, che contro di lui non muovono foglia che dio non voglia.
Curreli serve più fedelmente l’illegale che entra illegalmente e illegalmente si comporta sul suolo nazionale (Terra Aperta a tutti), che non le leggi dello stato alle quali è soggetto per Costituzione: preferisce, infatti, fare come gli pare. È più comodo e serve e difende meglio gli ideali della Anm di cui è stato anche referente pistojese.
Ma guardatene il comportamento: per l’Hitachi, che licenzia in tronco un dipendente, chiede i tabulati telefonici dal venerdì al lunedì successivo; per una signora di Montale, perseguitata da un vero stalker, i tabulati telefonici li chiede un anno dopo che la difesa li ha formalmente sollecitati. Se questo è un magistrato terzo e imparziale, dio ci scampi, gente!
Curreli è quello stesso che, in pieno accordo con Coletta, Grieco, Gaspari, Martucci e altri, dà di stalker a me che scrivo, difendendo a spada tratta il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale di Pistoia; e il mai-comandante Andrea Alessandro Nesti (e gentile signora Milva Maria Cappellini) con mille e uno arzigogoli legali che con la legge niente hanno a che fare.
Sia Perrozzi (Ctu del tribunale di Pistoja) che Nesti (Vpo che ha lavorato per anni anche sotto Grieco) dovrebbero essere ascoltati al di fuori del cerchio magico procurale pistoiese, visti i loro legami sociali e lavorativi con il giudice naturale terzo, imparziale e indipendente… Se sbaglio, provate a convincermi del contrario, ma la vedo dura…
Curreli, infatti, non ha mai fatto 1 indagine 1 sulle leggi e i regolamenti e sulla corruzione degli uffici tecnici del Comune di Quarrata che ha favorito (lo ripeto e lo ri-sottoscrivo) il Perrozzi.
Curreli ha permesso alle S.A. (quadre di azione avvocatili di Perrozzi, a partire dall’avvocata Giovanna Madera) di scrivere personalmente a lui e a tutta la procura di Pistoia (impiegati compresi) senza tante formalità.
In quel caso l’obbligatorietà dell’azione penale ha funzionato, perché tutte le stronzate scritte dalla signora Madera (oddìo, Gaspari mi perdoni! Nessuna avvocata, secondo lui, è, infatti, una signora, ma solo una avvocatessa…), seppure presentate in maniera irrituale, sono finite in quella discarica che, in séguito, è stato il processo-Gaspari…
Luigi Boccia, sostituto di Pistoia con residenza in una casa senza porte e senza finestre. Mentre avevamo presentato una querela alla polizia postale di via Pratese nell’ultimo giorno utile, per evitare disguidi, la inoltrammo anche per Pec alla procura di Coletta.
Boccia non si impegnò più del normale per cercare di capire come stavano le cose. Vide questa querela in Pec e – senza sapere né voler approfondire – ci rispose che respingeva le nostre doglianze perché la modalità di presentazione dei documenti era – scrisse – irrituale.
Ma se è vero che l’obbligatorietà dell’azione penale di cui parla la Costituzione impone comunque di aprire una indagine, perché questo comportamento così formalistico da parte di Boccia?
Don Luigi dovette fare marcia indietro quando gli facemmo notare che la querela era stata presentata formalmente alla polizia postale di via Pratese e solo per sicurezza anche via Pec al Pm.
Peccato che poi ci pensò il Divus Claudius (così mi pare di ricordare) a mandare forzosamente tutto all’archivio. Lui è molto bravo anche in contorsioni: fino al punto di inventarsi il reato inesistente di stalking giornalistico.
Mi sembra di rammentare, anche, che si trattasse di difendere a spada tratta la signora Milva Maria Cappellini, moglie di Andrea Alessandro Nesti, mai stato vincitore del concorso di comandante dei vigili urbani di Agliana, ma usurpatore di quel posto dal gennaio 2000 all’aprile del 2015: con tanto di crisma da parte delle amministrazioni di Agliana e l’approvazione della stessa procura di Pistoia, dove la famiglia Nesti poteva contare su «prossimità sociali» all’interno dell’area Grieco.
No, cara Gip Patrizia Martucci. Lei non può pretendere che io mi fidi di magistrati così bravi, terzi, imparziali e indipendenti, come quelli in mezzo ai quali lei vive la sua vita serena in termini di idealismo platonico: similis cum similibus…
Edoardo Bianchini
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