Due notizie mi impongono di fare il punto della situazione sulle condizioni del “popolo sovrano” che, mentre loro son chi sono, lui non è una minchia: l’Anm non intende sentir parlare di vittime della giustizia mentre il Pd si cuce la bocca (difficile, però, farlo con le fauci sgranate della Schlein, viste le loro dimensioni); e la Svizzera del Canton Ticino, oltre che con la cioccolata e con gli orologi, ci batte destituendo a secco due finti-magistrati rei di falsità. Da noi, se così si facesse, solo il 10% degli intoccabili resterebbe in piedi: il resto alles kaputt…
SE MENTONO LORO
LI APPLAUDONO IN CORO
Un collega, come me perseguitato a tutta randa dalla procura di Pistoia, Alessandro Romiti, mi invia, di prima mattina, un suggerimento in merito al comportamento del consiglio della magistratura ticinese che ha destituito a secco due colleghi per falsità.
Un mio ex-allievo liceale, oggi dirigente nell’amministrazione del Parco dei Monti Sibillini, mi invita a leggere la tristissima storia intitolata Giorno delle Vittime della giustizia: le toghe dicono no, il Pd si astiene. La figlia di Tortora: “Fate pena”:
«È polemica sulla legge che dovrebbe istituire la ‘giornata nazionale in memoria delle vittime di errori giudiziari’ da celebrare il 17 giugno, giorno dell’arresto di Enzo Tortora. Dopo il no dell’Associazione Nazionale Magistrati, il provvedimento è in discussione alla Camera dei deputati in commissione Giustizia, dove però i partiti faticano a dare il via libera…»…
«Lo sdegno di Gaia Tortora per l’astensione del Pd. A far ‘traslocare’ la discussione sui social è stata però Gaia Tortora, la figlia di Enzo Tortora, che su Twitter ha postato la foto di un resoconto del dibattito sulla legge commentando: “Il Pd si è astenuto. E vi prego di leggere la motivazione sul caso Tortora. Fate pietà, davvero”».
Vi ho riportato due stralci dell’articolo. È ovvio, dal confronto dei fatti, che in Svizzera chi sbaglia paga; mentre in Italia – dove la magistratura nostrale pretende che il cittadino si prostri dinanzi ai piedi degli intoccabili e delle «autorità costituite» o altrimenti, come ha fatto con me la Gip Patrizia Martucci, si sbatte ai domiciliari per 104 giorni di merda, poi annullati dal Tribunale del Riesame di Firenze –; mentre in Italia, dicevo, l’aberrazione giudiziaria è giunta a tal segno che, se sbagli accumuli punti-viaggio per trasferimenti apparentemente punitivi, ma in realtà utilissimi per andare a far danni altrove.
La procura di Pistoja ne è un brillantissimo esempio, con un iceberg bicorne:
- Claudio Curreli fa condannare padre Fedele Bisceglia e si scopre che ha nascosto un intero fascicolo che avrebbe scagionato da sùbito il religioso; ma quel brillante piantatore di gelsi-moro di Caponnetto esce assolto, più bianco della neve, dal tribunale di Salerno, struttura che giudica i magistrati di Cosenza.
Lo si trasferisce a Pistoia, ma con tutta la famiglia. E a Pistoia? Il suo regno non avrà mai fine nonostante le decine di casi di pessima conduzione di cosiddette indagini (lèggi: squallidi copia-incolla), in gran parte violanti il dettato dell’art. 358 cpp? O non è anche uno scout-Agesci di ispirazione cattolica e dedito alla cittadinanza attiva? Non ha giurato di rispettare le leggi dello stato ex art. 54 della Costituzione? - Tommaso Coletta svillaneggia e minaccia la polizia giudiziaria della guardia di finanza (il luogotenente Daniele Cappelli), ma transita impunito da Firenze a Pistoia e per giunta promosso: onde riscuote anche di più a fine-mese.
Al luogotenente Cappelli ha detto, in maniera fascisticamente imperiosa, che lui, il figlio d’arte, non intende intercettare la sorella del suo superiore gerarchico Luca Turco: eppure si presenta alla Tvl di Luigi Egidio Bardelli (Canto al Balì) e dichiara che delle «prossimità sociali» (si legga: amicizie e rapporti di varia interconnessione) lui se ne sbatte & catafotte.
Homo incorruptus et incorruptibilis, ma soprattutto vir bonus dicendi peritus (da Catone a Cicerone a Quintiliano), ontologicamente magistrato ideale della città ideale di Leon Battista Alberti: dinanzi a lui la Camera Penale pistoiese sembra il cagnolino Sykes dell’Ispettore John Barnaby versione 2.
Rivedi, a tal proposito, l’ex-presidente della Camera Penale pistoiese, Andrea Ferrini, che, durante il citato Canto al Balì, cammina strisciando per terra stile-Fantozzi «com’è umano lei»; e dichiara che la procura pistoiese è il tempio olimpio del garantismo della corretta osservanza dell’art. 358 cpp.
Non siamo avvocati. Né cugini della Lucia Turco, sorella di Luca Turco. Ma soprattutto non siamo idioti come si pretenderebbe al Terzo Piano del tribunale di Pistoja, solo perché non siamo (se Dio vuole) quello che sono loro.
Dinanzi ad esempi di eroi così luminosi che, come quelli del Metastasio, muoiono maledicendo le stelle, si capisce perfettamente il motivo per il quale siamo stati costretti (e siamo un bel gruppetto) a dar vita a una Associazione Perseguitati e Vittime del Tribunale di Pistoia.
Esso, visto su un vetrino al microscopio, proprio come ha detto e scritto Gaia Tortora nauseata della magistratura italiana, non può non fare pena per tutte quelle protezioni che, in 74 anni di Costituzione, si è costruito intorno con il beneplacito della politica che ha tradito tutto e tutti senza vergogna.
Domani vi racconto la storia (sempre con prove certe, di quelle che il Curreli ama nascondere) di due firme palesemente false, i cui autori truffatori furono salvati dalla procura di Pistoia in epoca Giuseppe Manchia. E dalla solerte opera dell’allora polizia giudiziaria dei carabinieri.
Saranno in molti a goderne. Ne sono certo.
Edoardo Bianchini
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ONTOLOGICAMENTE
SI FA STRAME DEL 358 CP
Se il «giudice naturale» fosse davvero terzo, imparziale e indipendente, coerentemente con quanto ha deciso di fare per i “signori” che leggete qua sotto, deciderebbe – molto onorevolmente – di non fuggire dinanzi alle mie dichiarazioni, ma di passare dalle parole ai fatti. E chiederebbe di farmi inquisire da un altro tribunale, manifestando il dovuto disagio per quanto sto scrivendo da anni senza contestazione alcuna per «crimen lesae maiestatis» (= offesa al potere).
Dottor Coletta, tertium ontologicamente non datur: o ho ragione io in tutto ciò che ho detto e scritto, oppure avete torto voi in tutto ciò che avete inventato, detto e fatto con la certezza di non subire alcun contraccolpo di sorta.
Se nessuno controlla i controllori, dèi delle leggi, sol danni e dolori!