Credo che sia manifestamente illogico poter ritenere che certe decisioni di Giuseppe Grieco (archiviazione di segatura dei tubi di acquedotto, di interruzione di servizio idrico pubblico, di impedimento di libera circolazione a cittadini italiani) possano non essere chiari esempi di violenza privata benvista e mal giustificata dal pubblico ministero
VÒRTICA LA GIUSTIZIA QUALE TRÒTTOLA
E ALLA FINE SI SCOPRE CHE È UNA FRÒTTOLA
Sembra uno scioglilingua à prise de cul, ma in realtà è uno di quei Wortspiel (gioco di parole) che indicano una realtà dolente del nostro democratico ordinamento così caro a Mattarella o “mummia sicula”, come lo definisce icasticamente Dagospia.
Chi ci difende è, ma solo in teoria, la procura della repubblica. Ha tutti i diritti, ma si scuote di dosso, con grande cura e attenzione, tutti i propri doveri. Ciò – almeno a Pistoja – coincide con la prassi (la prassi è dura come i sassi: è quel modo di agire o modus operandi che permette ai geni procuratori & sostituti di fare a capocchia). E tale prassi – poiché essa non è regolamentata da norme certe – permette a chi ci difende di fare ciò che che vuole, quando vuole e come vuole. È l’affermazione dello stato di diritto e delle stessa democrazia.
Esemplificazione. Il Pm e i suoi sostituti (Coletta & C.), in teoria soggetti alla legge (e lo dice Mamma Costituzione, sorella di Mattarella), sarebbero sottoposti al dovere di riferire tutto e non solo ciò che fa loro comodo. Glielo dice anche l’art. 358 cpp, ma loro non ci fanno caso. Così Curreli fa sparire un fascicolo che scagionerebbe padre Fedele Bisceglia e, per anti-giustizia, fa condannare il religioso. Applausi: e il tribunale di Salerno lo salva. Non ha fatto niente di male.
Coletta parla con il luogotenente della Finanza Daniele Cappelli e, irritato, gli dice che “lui non intercetta la sorella del suo superiore gerarchico Luca Turco”, oggi mazziato nella vicenda Renzi-Leopolda-quattrini-Open. Curreli – stavolta con Grieco – contro Linea Libera s’inventa lo stalking giornalistico che non esiste, per chiudere la bocca alla stampa. E Chiara Contesini, sotto l’ala del Pm, insiste a non voler capire cosa dice la Costituzione quando garantisce alla stampa la massima delle tutele: la non soggezione ad autorizzazioni o censure.
Chi ci difende non ci difende. Secondo step: Pm e sostituti (e dietro alcuni giudici: a Pistoja, per esempio, la Gip Martucci e il timidissimo Gaspari) non ci difendono. Forse perché certe loro «prossimità sociali» – che per Coletta non significano nulla di nulla, ma che in realtà pesano come palle di cannone sul cervello di certi magistrati che, prima che magistrati, sono uomini e anche pieni di difetti –, formatesi in anni di abbarbicamento sul territorio, sono come l’edera assassina; quella che si attacca ai tronchi degli alberi e li soffoca.
Esemplificazione. Mauro Gualtierotti, famoso sindacalista Cisl con ampie radicazioni anche in procura (faceva da sherpa a Renzo Dell’Anno portandolo a funghi nei boschi della Dynamo Camp) non è mai finito sotto inchiesta per volontà del Renzo stesso, il disarcionato dalla procura: eppure la Corte dei Conti lo ha riconosciuto colpevole di avere falsificato (insieme all’amico Ilio Giandonati) le notule di rimborso spese benzina.
Risultava perfino presente in due o tre posti diversi nello stesso momento e perfino su strade intransitabili perché inagibili causa-neve. Allora? Dell’Anno tanto duro contro Mancini, perché era così morbido nei confronti di un falsario che, in buona sostanza, rubava soldi della Comunità Montana Pistoiese?
Chi ci difende non ci difende, ma si difende. Terzo step. Curreli sta a Pistoja con la moglie e non dovrebbe starci. C’è in punizione – così ci è stato detto – dopo i fatti di padre Fedele. Ma si è difeso al tribunale di Salerno e ne è venuto fuori pulito pulito.
Allora chi nascose il fascicolo di padre Fedele? Io, direttore di Linea Libera? Mia figlia, antipatica a Giuseppe Grieco o qualcuno dei miei altri familiari, gatti compresi, che non ha voluto ritirare una notifica dalle mani di un ufficiale giudiziario (fra l’altro arrogante e maleducato)?
Ne è scaturita una incriminazione per false dichiarazioni a pubblico ufficiale, ma io chiedo pubblicamente a Grieco – artefice di tanta “brillanza giuridica”: quando il suo collega Luigi Boccia chiese (e ottenne dai pubblici ufficiali dell’anagrafe e della polizia municipale) la residenza nella casa carina, senza finestre e senza cucina di Sergio Endrigo, per far togliere dall’asilo la figlia della vigilA Tormentoni e piazzarci la sua pargola? Che fece il facente funzione Grieco? Inquisì il suo collega? Non mi risulta proprio.
Chi ci difende non ci difende, ma si difende e ci offende. Siamo alla conclusione. Ignorando il caso Boccia, ma perseguendo il mio gatto, o mia figlia, o un altro mio familiare per falsità di dichiarazione a pubblico ufficiale notificatore (fra l’altro persona arrogante e maleducata), se davvero la procura vanta il diritto di far rispettare le leggi secondo l’art. 73 R.D. 30 gennaio 1941, n. 12, non dovrebbe intervenire onde reprimere l’inaccettabile prassi di don Giuseppe Grieco che da un lato favorisce chi vuole e dall’altro perseguita chi gli pare violando la sua terzietà, imparzialità, indipendenza?
Esemplificazione. Aldilà dell’incriminazione per false dichiarazioni a pubblico ufficiale di cui sopra, io vorrei vedere cosa farebbe Giuseppe Grieco se:
- Due cretini gli segassero i tubi dell’acquedotto che porta l’acqua in casa in via Cino da Pistoia 6 a lui, alla moglie e al figlio, con interruzione del servizio per ben 8 giorni, di talché (direbbe Curreli) non potesse né lavarsi le mani, né farsi una doccia, né tirare lo sciacquone.
Assolverebbe chi gli ha fatto questo scherzetto come Grieco ha deciso a favore dei due cretini che lo hanno fatto ai danni di miei familiari? - I soliti due cretini di cui sopra gli piazzassero la loro Jeep muso-contro-muso al suo suv, impedendogli di poter salire in macchina e andarsene con moglie e figlio dove vuole.
Archivierebbe il caso di chi gli ha fatto questo scherzetto come Grieco ha deciso a favore dei due cretini che lo hanno fatto ai danni miei e di miei familiari?
Credo che sia manifestamente illogico poter ritenere che certe decisioni di Giuseppe Grieco (archiviazione di segatura dei tubi di acquedotto, di interruzione di servizio idrico pubblico, di impedimento di libera circolazione a cittadini italiani) possano non essere chiari esempi di violenza privata benvista e mal giustificata dal pubblico ministero…
Pertanto è davvero impossibile credere – come vorrebbero la Gip Martucci o il Gup Gaspari – alla “specchiata moralità” di un facente funzione che, nel suo modus operandi, gira in eccentrico come una trottola che sta per cadere.
Edoardo Bianchini
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