Dall’analisi di una delibera di giunta che risale al 19 maggio scorso e che parte dalla proposta copia-incolla della segretaria generale, la nostra sembrerebbe un’ipotesi non inverosimile. Da molti segnali, si evince che ad Agliana la giunta è a tre, ma funziona il principio di Dio-Madre…
«BASTA FARLO CON PASSIONE»
DICE SEMPRE L’AGNELLONE.
MA L’IMPEGNO, AHIMÈ, NON BASTA
E QUALCUNO SE LE TASTA. . .
C’È CADUTA in mano, in questi giorni, e non per caso, la delibera della giunta aglianese numero 39 del 19 maggio 2020, con oggetto «Atto di indirizzo su Tari» (scaricatela da qui). Ma c’è caduto in mano – anche – il testo della proposta per la delibera stessa, che – a quanto sembra – era stato presentato nientepopodimenoché dalla segretaria generale Paola Aveta.
L’Aveta, dunque, come noi abbiamo sempre sospettato, si sarebbe sostituita (con un grandioso copia-incolla) all’organo politico; e lo avrebbe addirittura indirizzato lei di proprio pugno (scaricate da qui il testo fatto circolare fra membri di maggioranza e rappresentanti di opposizione prima dell’adozione della delibera stessa).
Un vero e proprio delirium tremens che, grazie all’accurata operazione di copia-incolla, ci ha mostrato come si lavora ad Agliana. Per chi non capisce: si copiano gli atti altrui e si riciclano peggio dei ragazzini che frequentano la scuola secondaria (per non parlare dei geni dell’università…).
La base della delibera della giunta aglianese è, dunque, roba che sa di montagna e il gusto ci guadagna; odor di pini e verdi foglioline di faggi – area: Abetone, Cutigliano e luoghi circonvicini.
Si parla perfino di Pinocchi sugli sci (fratelli di quelli che, ad Agliana, stanno seduti alle scrivanie) e di settimane bianche e vacanze di Pasqua… E allora perché la Blimunda scrive che ad Agliana/Agrumia c’è solo polvere e melma, ranocchi e mignatte?
Qui siamo alle comiche finali. Certo che, nella delibera ufficiale, qualcuno ha opportunamente eliminato le cazzate del copia-incolla. L’atto ufficiale è “depurato” e arricchito, anche dal punto di vista scientifico-culturale. In esso aulico e prosaico (come nel lessico di Gozzano e Montale) «si scontrano e fanno scintille».
La prova? Eccola. La delibera, alla cui assunzione ha presenziato la segretaria Paola Aveta (ma non era anche l’ideatrice dell’atto stesso? E perché non si dice? Perché, forse, la proposta sarebbe dovuta venire da altri dirigenti e/o posizioni organizzative…?) ha due superbe cime di sapere (o… di rapa?):
la prima balza subito agli occhi perfino degli asini come noi, laddove si legge «l’entrate TARI devono garantire…». Siamo sicuri che le, articolo determinativo femminile plurale, possa essere eliso (apostrofato, per i più cólti) se è seguito da parola iniziante per vocale?
la seconda introduce un dottissimo richiamo di eccelsa giurisperizia al «principio teleologico» ’sti cazzi! Si scomodano perfino Dio e Kant, ma meglio sarebbe stato scomodare un anonimo stronzo aglianese che, da buon cagasotto spesso e volentieri si nascondeva – oggi sembra sparito: pace all’anima sua!) – dietro il nome di Marcello MC Cantini/Kant-ini.
Da tutti questi segnali, si evince che ad Agliana la giunta è a tre, ma funziona il principio di Dio-Madre. Insomma: si potrà pensare che la dott.ssa Aveta instrada i politici anche nella direzione delle decisioni politiche che spetterebbero a loro?
E se si pensa, che male facciamo? Lo sceriffo Ciottoli ci denuncerà ancora perché esprimiamo una nostra opinione? Che differenza c’è, allora, fra dittatura rossa di Fragai e dittatura nera più che mai? Ma come fa la Lega a ingollare un rospo dopo l’altro senza fiatare? Non sarà che il suo capogruppo è… troppo Buono?
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E ORA AVANTI TUTTA!
PER DOVERE DI CRONACA va detto che i problemi di questo giornale con il Comune di Agliana (Agrumia, per i più fedeli al soviet e per le guardie ortodosse del mausoleo di Lenin sulla Piazza Rossa) sono iniziati al momento in cui la signora dott.ssa Paola Aveta ha fatto il suo ingresso a palazzo ed è stata entusiasticamente impalmata e dal sindaco Benesperi e dal suo fedele capitano delle guardie, l’assessore fumìno Maurizio Ciottoli, il difensore (un tempo, ma solo un tempo…) della trasparenza e della legalità: ma oggi, nonostante la sua vocazione agnellonica, passato senza troppi traumi, dal ruolo di oppresso a quello di oppressore.
Ciottoli, che non ha ancora finito di frequentare i corsi serali di scuola popolare per ottenere il diploma di istruzione elementare (i corsi sono tenuti da una segretaria che illumina d’immenso Agliana e la pianura agrumiese, dove vivono e razzolano grandi cinghiali e maiali stercorari o subinfeudati – chi ha da capire, capisce –, ma anche altrettante anatre da laghetto inquinato del Parco/porco Pertini), un tempo sparava sulla D’Amico e il Fragai per i loro bei troiai.
Oggi, con il sindaco per la manina, insieme alla sua Aveta, sembra incarnare l’immagine della famigliola felice tradizionale, quando la domenica esce e porta il bimbo a spasso. Solo che tutto questo non potrà durare in eterno e per più motivi: primo perché il papino comunista di Roma dà l’idea di preferire le coppie gay e gli arcobaleni; secondo perché i comunisti italiani amano assai di più altri tipi di famiglia (almeno a parole e grazie ai contenuti della legge Zan, zan zan!).
Mi sono perso, ma mi ripiglio. Del resto – come ha sempre detto GdF (non Guardia di Finanza) – io non so scrivere e, tantomeno, so fare giornalismo: e ha ragione, Guido. Perché, per saper scrivere, ci vogliono i cervelli della sinistra; e per fare il giornalismo persone con la lingua lunga almeno quanto il distanziamento sociale, cioè metri lineari 2.
Arrivò la signora Aveta e cominciònno i dolori: «Vietato parlare con Linea Libera o vi tronco le gambine… Linea Libera fa schifo e va tenuta alla larga… chi Linea Libera si fa, la Paola lo mangia».
E cce credo, dìssano Bombolo e la Sora Lella! Perché questo giornale, da vero giornale, ha la lingua corta (ma senza peli!) e rompe gentilmente il cazzo a tutti. A tutti perché non si limita a romperlo al Pd, ai preti Pd, ai dipendenti comunali Pd, ai dirigenti Pd, insomma ai comunisti di tutto il mondo unitevi; ma, senza rispettare nemmeno i voltagabbana come il Benesperi e il Ciottoli, i “traditori” del loro strombonato programma elettorale, s’accordano tranquillamente con i comunisti, che fino a due minuti prima hanno odiato a morte; gli danno bacini e slinguacciate in bocca; li accontentano per tenerli bòni e – in metafora e per eufemismo – fanno sciogliere il corpo anche a chi è abituato ad essere talmente stitico da cacare (ed è una dotta citazione, caro Guido loscooter) solo sassi e, perciò, da avere un buco del culo pulito e lucido come una saliera.
Studiate, intelligenze divine! Ricominciate dal maestro Alberto Manzi, anche perché per voi non sarà mai troppo tardi!
La prova che tutto è cambiato è semplice: Benesperi portò Linea Libera nella Rassegna Stampa del Comune. Ma sempre lui, mutatis mutandis (dopo essersi cambiato le mutande), rinsantato come una puèrpera da babbino & mammina, ha esiliato Linea Libera dalla Rassegna Stampa, che è tornata ad essere, molto più appropriatamente, una RasSega Stampa, fatta di gridolini di piacere e applausi per l’amministrazione dei voltagiubba.
E per questo – lo sanno anche i muri della propositura di don Tofani! – la Lega, partito di maggioranza, ma tenuto con l’anello nel naso come si faceva con i tori da monta, ha “questionato” (e in maniera più che vivace) con quella triade equilatera in cui alla base ci sono i maschietti col fiocchino azzurro e, al vertice, per somma gioia della Blimunda, sta, quale Zeus(a) sul trono dell’Olimpo, la sorridente dott.ssa Aveta.
La quale a nostro (disprezzato dai destrogiri) modesto giudizio, è una femmina alfa che, al contempo, incarna il mistero trinitario: madre-figlio-spirito santo o, per citare Montale (non il regno di don Ferdinando Betti) Marmo manna e distruzione.
L’Agnellone, che un tempo preparava ridendo come un matto, linguine e bottarga; e che oggi prepara solo linguine, perde le staffe ogni volta che gli racconto qualcosa di quel che succede in casa sua.
Non intende capire, il mite ovino della Ferruccia, che tutto questo è normale. Se si sa anche quello che non si fa, come si può non sapere ciò che accade davvero? Sarà pure esagerato, ma – cazzo! – se una cosa succede, prima o poi si risà. È quello che succede sempre anche con le corna, no?
Così questo è il caso della vicenda rappresentata nel nostro intervento, che non piacerà a nessuno. Secondo noi, il sindaco e l’assessore onnicomprensivo di Agliana, è incarnato (provare a smontare la tesi) nella dott.ssa Aveta: con una commistione di ruoli collidenti talmente evidente ed accentuata, da permetterci di parlare di conflitti di interesse insanabili.
Che vi piaccia o no, cara amministrazione del cambiamento, le palle, sul vostro albero di natale (almeno quelle più importanti) ce le mette lei. Il resto ce le piazzano tutte quelle creature rosse che, dal 1945 in poi, i compagni capi di Agliana hanno murato sulle pareti come tessere di un mosaico.
E che ora, col sorriso sulle labbra, sono lì e vi pigliano per il culo come (a quanto sembra di capire) la signora Morabito e la signora Pellegrineschi che, mentre il sindaco in ufficio fa colazione col ciuccio, hanno l’ardire di scrivere e certificare che, nell’Operazione Thunderball-6mila euro alla Caritas, è tutto limpido, trasparente e legale, parola d’onore!
Una domanda: ma in questo film da 007, chi è la stratopa che, accanto a James Bond, ha preso il posto di Claudine Auger?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Art. 21. Ci arrivate a capire il significato di sàtira poLLitica?
Sorge il sole, canta Agliana
e ad Agrumia è una buriana!