«SINDACO, NON È LA PISTA CICLABILE CHE FA IL CITTADINO!»

bike sharing
Non è la soluzione del mondo…

PISTOIA. Sollecitata delle discussioni che si stanno svolgendo in consiglio comunale sull’argomento bici & C., questa mattina abbiamo approfittato del clima ragionevole per provare e documentare la situazione delle piste ciclabili cittadine, quelle vecchie e quelle nuove, nella loro continuità.

Abbiamo percorso, venendo da via di Bigiano (a proposito, la sistemazione di quella zona annunciata e un po’ promessa a che punto è?), via Marini fino a piazza Oplà, argine sulla Brana, porta San Marco, viale Arcadia. Attraversato il centro, ritorno da piazza del Carmine, via degli Armeni, Stadio, piazza Oplà.

Primo dato: in tutto il giro abbiamo incontrato un solo ciclista, una donna in piazza del Carmine.

Secondo dato: sul viale Arcadia un signore è passato a testa bassa dalla zona pedoni a quella ciclabile, abbiamo ripetutamente suonato il campanello intuendo la sua decisione di non alzare lo sguardo, abbiamo frenato che gli eravamo quasi addosso e lui si è risentito, e molto irritato ha ripetuto più volte: “Ci sono anche i pedoni!”. Poi, dato che continuava a urlare, gli abbiamo fatto presente che avevamo cercato di attirare la sua attenzione attivando l’apposito segnalatore acustico. Ci ha lanciato un’offesa e se n’è andato convinto di avere ragione.

Terzo e ultimo dato, questo davvero sconcertante anche se conosciuto, ripetutamente fotografato e stigmatizzato, le stazioni di bike sharing, la desolazione di quell’unica bicicletta cannibalizzata. Lo spreco di soldi (come confetti dati al maiale, va detto!) che, se anche europei, sempre soldi sono.

La morale che ne traiamo è la mancanza di senso civico imperante. Non basta e non serve la pedagogia. Abbiamo paura che ci voglia più durezza.

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4 thoughts on “«SINDACO, NON È LA PISTA CICLABILE CHE FA IL CITTADINO!»

  1. Gentile Paola, sono il Platano Picchiatore che se ne stà a prendere capocciate dai ciclisti di fronte al Conad zona stadio. Si ricorderà di me per avermi recentemente fotografato…mi appello a lei umilmente perchè il mio caso venga finalmente preso in considerazione. Probabilmente il Sindaco spera, che prima o poi mi faccia da parte ma purtroppo non è così facile. Infatti io e i miei simili ci spostiamo di pochi millimetri l’anno e per lo più a causa di mutamenti climatici. Che la giunta punti che so, a una improvvisa glaciazione affinchè la faccenda si risolva da sola con il sottoscritto che se la da a gambe levate? Certo sarebbe una cosa spettacolare. Quanto al signore che non si spostava….bè fosse stato non dico in Danimarca, ma anche solo a Bolzano, lo avrebbero investito senza pietà e poi l’avrebbero multato di brutto e poi l’investitore l’avrebbe lasciato in mutande con un risarcimento danni da brividi. Per la frequenza dei ciclisti mi permetto da umile vegetale (mia cugina rapa direbbe da umile testa di rapa) di far presente che non si può uscire in bici per percorrere 200mt di pista e poi improvvisamente finire nelle grinfie di quelle scatole di latta guidate da quegli strani esseri irrazionali (che urlano sempre dentro piccole scatoline dette cellulari) detti automobilisti: ci vorrebbe un progetto complessivo che permetta di muoversi in sicurezza per tutto il territorio comunale senza finire come al solito a dare capocciate al sottoscritto. E poi ho l’impressione che come sempre si vogliano mettere troppe cose in spazi insufficenti: le strade a pistoia sono strette…o ci si fa passare il traffico privato oppure si organizza un servizio pubblico come Dio comanda e si da spazio alle bici…almeno all’interno della cerchia muraria.
    Vabbè…io sono quà…se ci sono novità…
    Platano rassegnato

  2. se tu fossi un platanus orientalis potresti sederti sulla riva della Brana e attendere…:-)

  3. Da ciclista fortunato, poiché usando il mio mezzo a due ruote per le strade di Pistoia sono ancora vivo, devo concordare in tutto e per tutto su quello che Paola Fortunati e Massimo Scalas hanno affermato. Non voglio soffermarmi sulla inutilità delle piste ciclabili e delle stazioni di “bike sharing” o sulla sicurezza di una città come la nostra (i poliziotti con i mezzi che hanno a loro disposizione, fanno anche troppo) dove per non farsi rubare la bicicletta è necessario assicurarla con catene a maglie quadre enormi e pesantissime (a volte dal valore più alto del mezzo che devono difendere). Sono cose ormai risapute. A Pistoia, purtroppo, le piste ciclabili vengono usate come discariche, luoghi di parcheggio, stradelli per farci giocare i bimbi o passeggiare tranquillamente mano nella mano. Manca l’educazione e il senso civico. Quando guidiamo siamo un popolo di indisciplinati, non abbiamo rispetto per niente e nessuno, ci arroghiamo il diritto di avere sempre ragione. Non più tardi di ieri pomeriggio, per fare un esempio, sono stato insultato da una automobilista “frettolosa” perché avevo fermato il mio mezzo per far passare un pedone che attraversava sulle strisce. Il rispetto delle regole per noi è un optional e diventa qualcosa che si può allungare e tirare in ogni verso (per intendersi le leggi da noi sono un po’ come la trippa, si tagliano e si “cuociono” secondo il nostro gradimento). Buttare le carte per terra, parcheggiare davanti ai passi carrabili o scrivere sui muri e sui monumenti, sono solo tre espressioni della nostra grande civiltà. Nei “Paesi del Nord”, come giustamente ci ricorda Massimo Scalas, spesso è molto diverso. Sarà per paura delle sanzioni, per attenzione al proprio patrimonio, per rispetto dovuto alle proprie città o per cultura, sta di fatto che i cittadini del Nord Europa si comportano in maniera diversa. Prendiamo l’uso delle biciclette che in quei paesi hanno sempre la precedenza, a volte perfino sui pedoni; nessun danese si sognerebbe mai di tagliare con il proprio mezzo la striscia continua o attraversare i passaggi zebrati senza scendere di sella o posteggiare le biciclette fuori dagli appositi spazi o, peggio ancora, andare contromano e sui marciapiedi. Tutto quello che noi italiani, contravvenendo al codice della strada, facciamo abitualmente sulle due ruote, per i danesi è inconcepibile. E’ proprio vero, si tratta di cultura e di un minimo senso di educazione civica. Ha ragione Paola Fortunati, non servono discorsi, non serve la pedagogia (ed io aggiungerei anche la filosofia). Ci vogliono più durezza e maggiori controlli.

  4. s’inneggia alla danimarca come un paese civile…ma l’altro giorno in tv hanno fatto vedere una festa tradizionale danese che consiste in uccidere, anche a bastonate, i delfini che vengano spinti, con delle barche, verso la riva ….quest’anno ne hanno uccisi circa 250…ma c’è del marcio in danimarca?

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