sinodali e relativisti dominanti. MA IL SINODO È DAVVERO DELLA CHIESA? 2

Nella lettura dei lavori del Sinodo pistoiese tornano alla mente i rimproveri che il Cardinal Federigo faceva a Don Abbondio: Vi par codesta una ragion bastante per lasciar d’adempire un dovere preciso? V’ha detto forse che dove cominciasse il pericolo, ivi cesserebbe il dovere o non v’ha espressamente detto il contrario? Non v’ha avvertito che vi mandava come un agnello tra i lupi?

Monsignor Fausto Tardelli ci perdonerà per queste nostre considerazioni controcorrente?

PISTOIA. Prosegue la esegesi dei lavori sinodali pistoiesi e una lettrice catechista, ci esorta a frenare un poco stizzita osservando che “…lo scopo del Sinodo è quello di mettere a fuoco i problemi, non di redigere un modello di comportamento per quelli che sono cristiani e quindi già catechizzati”.

Bene, ne prendiamo atto e ripartiamo dal pronunciamento del Vescovo Fausto che riproponiamo pedissequo: «Il Vangelo è una persona: Gesù Cristo. Egli è la nostra speranza, il nostro salvatore; la sua linfa vitale ci fa essere tutti membra del suo stesso corpo. Stàccati dalla sua vite non c’è più Chiesa. Il cammino sinodale che nella sua prima sessione sta muovendo al termine, è un percorso di consolidamento del nostro attaccamento alla vite buona, perché possiamo portare buoni frutti, come singoli, comunità parrocchiali, Chiesa diocesana. Il Sinodo è un’occasione unica per vivere il nostro attaccamento al Signore che è il senso della nostra esistenza».

Bello e buono l’incipit del Vescovo, al quale viene da chiedere: saranno i fedeli riuniti nel Sinodo a decidere quello che deve fare la Chiesa (cioè noi cristiani) con dei più generali indirizzi pastorali e richiamiamo per eccesso di specificazione anche l’argomento della famiglia cristiana: quella che richiama Gesù nella sacra scrittura o quella che propugna l’odierno relativismo culturale che orienta le masse con i social-network e che tende – useremo una icastica semplificazione – alla cultura della fluidità di genere come nuovo stile di vita?

Estratti dal “Manuale del Parroco” (Edb edizioni)

A nostro parere, gli argomenti strategicamente significativi per la la comunità cristiana, sono la Parrocchia, la funzione dei ministranti e le priorità (degli indirizzi), che dovranno essere opzionati tra Gesù Cristo o la Schlein (perdonatèci l’ulteriore semplificazione, ma la comunità degli schleinizzati è, con i cattocomunisti, pacificamente più vasta di quella cristiana): e questa la vera antagonista culturale all’ortodossia cara a Papa Benedetto XVI.

Ci tornano alla mente i rimproveri che il Cardinal Federigo faceva a Don Abbondio nel celebre colloquio: Vi par codesta una ragion bastante per lasciar d’adempire un dovere preciso? V’ha detto forse che, dove cominciasse il pericolo, ivi cesserebbe il dovere o non v’ha espressamente detto il contrario? Non v’ha avvertito che vi mandava come un agnello tra i lupi?

Estratti dal “Manuale del Parroco”  (Edb Edizioni)

Sull’argomento “Cosa è una parrocchia?” abbiamo avuto il privilegio di consultare un testo di grande pregio. Trattasi del Manuale del Parroco (autore Lugi ChiappettaEDB) che sicuramente, non è stato letto da tutti i parroci: ci perdonerà Mons. Fausto Tardelli di questa insinuazione ma la Verità rende liberi (anche a noi); esso riporta in chiaro la definizione più genuina di “porzione di popolo”.

Vicofaro, interno della Chiesa: albergo o luogo di culto?

L’argomento di un’attuale caratterizzazione della parrocchia è epicentrico nel lavoro sinodale, dovendosi primariamente chiedersi: Come viene formata? Da chi? Ha un “senso” parlare di Parrocchia, oggi?

Dunque, nel sinodo si dovrebbe poi scoprire ancora cosa serve per arginare le derive e per evitare di demolire quanto poco residua della Chiesa, vista la incipiente diffusa scristianizzazione.

Cosa intendeva dire il Vescovo con quella eloquente proposizione: Stàccati dalla sua vite non c’è più Chiesa. E dunque è da chiedersi se una deregolamentazione delle pratiche cristiane anche e proprio dogmatiche avrà un “prezzo da pagare”, per arginare il fenomeno degli abbandoni dei fedeli o sarà meglio procedere in una severa selezione e contarci “pochi ma buoni” per costituire una Chiesa integra e autentica nei valori fondanti di Cristo

Appena andiamo in chiusura, ci perviene un commento di una lettrice, madre prolifica che proponiamo per la sua sincera passione e autentica espressione di Fede:

Allora: il sinodo è figlio della Chiesa? Si, certamente. Nasce per quello. Serve per aiutare a far crescere la chiesa in una società in continua evoluzione. I temi trattati sono solo quelli schleinesiani? Questo è preoccupante. Ma io sono la prima a non potermi lamentare, perché quando è stato chiesto a tutti i parrocchiani di partecipare all’incontro per proporre dei temi al sinodo, io non ci sono andata. Ero impegnata e ho delegato. Quindi ho SCELTO di far si che “i soliti” parlassero delle solite cose.

Sulle vicende relative ai singoli preti, non mi scandalizzo più di tanto. Indipendentemente dal loro ruolo, sono esseri umani non perfetti che dovranno rendere conto a Dio del loro operato, come ciascuno di noi.

E se avranno fatto deviare e confondere i fedeli, a causa dei loro comportamenti ambigui, avranno anche questa di responsabilità. In merito al ruolo delle donne nella Chiesa è anche vero che ancora oggi ricoprono un ruolo marginale, ma è anche vero che ci sono parrocchie che si reggono grazie ai sacrifici delle donne, laiche o suore che siano. Per quanto riguarda la sacralità del matrimonio tra uomo e donna, non so esattamente di che mozione si tratta, ma solo con il titolo non si può già trarre conclusione…
La Chiesa di oggi ha bisogno di SEMPLICITÀ ha bisogno di recuperare la semplicità vera, che non è banalità, ma purezza del cuore. Tutte le elucubrazioni mentali di chi pensa di saperne per forza più di tutti, hanno portato l’Europa a trasformarsi in terra da evangelizzare…. ben vengano i Sinodi, ma senza la partecipazione di tutti, daranno di certo ben poche svolte.
Ho avuto un maestro, che mi ha forgiata con la sua mitezza e la sua umiltà, è vissuto come parroco di una sconosciuta parrocchia, ma ha irradiato amore vero e ha trasmesso la fede vera.
Sono certa che diventerà un Santo, non so se ci sarò quando questo accadrà, ma ogni volta che penso a lui sento nel cuore che la chiesa di oggi ha bisogno di esempi come lui per crescere davvero.
Bisogna tornare indietro a volte, se si vuole andare avanti.
Ho scritto un libro su di lui e anche il Papa mi ha invitata a perseverare nel suo ricordo.

Prosegue parte 3

Alessandro Romiti                   

alessandroromiti@linealibera.it

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