smemorizzati. PEDRITO FE’ LE COSE E INDI LE SCORDA, MA QUALCUNO POPÒI GLIELO RICORDA. AGLIANA VOLÉA TOGLIER DALLA “STÙMIA”, CHE AVEVA PRIMA QUANDO ELL’ERA AGRÙMIA: IN TROMBA LUI PARTÌ CON TESTA BASSA, MA SE ’UN CI GUARDA BEN, ZUCCA SI SQUASSA…

Voleva il cambiamento, ma si è allineato ai dirigenti che gli fanno donare 6000 euro a don Tofani con informative farlocche (…e la Lega tace)

 

AGLIANA. Sembra che Pedrito non ricordi bene il passato appassito recente; le molte confidenze e informazioni passate in riunioni aziendali, ma anche i contributi elettorali di facoltosi locali (intercettati grazie alla falegnameria) oltre ai molti momenti di ottima cucina & pappatoria, condivisa non solo con la bottarga fornita dall’assessore Agnellone nell’immediato della sua elezione…

Tra le dimenticanze di Pedrito, spicca la  mail della consegna delle password riservate ai consiglieri comunali per la consultazione del sistema di archivio digitale degli atti “Urbi” del Comune di Agrùmia.

Nel 2018 l’allora consigliere Benesperi coordinava un gruppo di persone che aiutavano con contributi e documenti Linea Libera per fare emergere le inchieste che sono state poi fondamentali (lo disse l’Agnellone, con riconoscenza dopo l’elezione) e decisive, per spostare, a favore della coalizione del centro destra,  quel 2% di indecisi che permise la presa della Bastiglia.

L’agnellone assessore Maurizio Ciottoli, neo-democristiano e non più lupo

Alcune inchieste sono memorabili: i motorini sequestrati e dimenticati da Nesti, poi pagati come “acquisto beni per il comando di Polizia Municipale”; la vicenda delle assicurazioni pagate sui due motoscooter fermi da anni; quella di Ancinnovazione srl (l’ultima folliadi Rino Fragai); gli automezzi circolanti senza revisione; la paletta della Pm di Pistoia rinvenuta nella cassaforte del Nesti (un ricordino affettivo?); la vicenda dell’acquisto di pubblicità su Tvl Pistoia di don Manone con il più notevole conflitto di interessi del Magnanensi-sindaco (aveva la figlia Serena a presentare i programmi di don Luigi Egidio), lo sconcio di “Pane & Rose”, con la Luisa Tonioni in potenziale conflitto di interessi; l’incredibile vicenda del Ponte autostradale di via Matteotti; il “libro dei Morti” (protagonista l’ex assessore Massimo Vannuccini) e altre questioni ancora che omettiamo per brevità ma che, comunque hanno aperto gli occhi a tutti fuorché alla procura della repubblica e al signor Claudio Curreli al quale la terra di Agliana era e resta nota per due sue specifiche e caratterizzanti mission:

1. la redenzione delle prostitute di colore sulle rotonde d’Agrùmia

2. l’opera di appoggio agli accoglienti di Pistoia (don Tofani compreso) attraverso il coordinamento (regolare o no?) della rete Terra Aperta, con opere di misericordia a vantaggio dei clandestini

Attenzione: le righe evidenziate in marrone sono di paternità Bianchini, stalker pericolosissimo e interpolatore/manipolatore seriale del pensiero altrui – n.d.r.

La mail del fattaccio. Mai querelare i giornalisti per “imbavagliarli”: conservano l’archivio dei documenti. Potrebbero tirarli fuori e pubblicarli…

Il già consigliere Luca Benesperi (oggi Pedrito el Drito) aveva già consegnato la mail sulla coppia Artioli/Morosi (era il 29 gennaio 2013) e ancora consegnò le chiavi alfanumeriche utili alla consultazione diretta on line del sistema informatico Urbi: un atto poco cònsono ai suoi doveri di consigliere, perché fatto in violazione alle normative di legge sulla riservatezza degli atti non fruibili alla pubblica consultazione. Anche questo è un solido motivo di grande democrazia italiana…

Collaboratore fedele di Linea Libera: nel 2013 Benesperi ci consegnò la “lettera verità” sul circolo privato della Misericordia di Agliana del duo Artioli/Morosi. Leggete, fedeli con-fratelli!

Eccovi la mail, in parte riprodotta sopra.

In quei lunghi mesi di intenso lavoro – e chi segue il giornale, ricorda le numerose vicende che sono emerse come “scheletri nell’armadio” delle amministrazioni Magnanensi/Ciampolini/Mangoni, poi anche denunciate all’autorità giudiziaria, ma delle quali non si è saputo più niente –, l’impegno fu tale e tanto intenso per fornitura diretta di documenti pubblici ufficiali (determine di spesa e delibere di Giunta) che non fu mai necessario usare le password proibite – anche perché il direttore Bianchini proibì espressamente di compiere atti di piraretia e crimini informatici, tanto cari a certi dipendenti del Comune di Agliana che, come tutti quanti ben sanno e tacciono, non di rado sono adusi a violare il sistema ionformatido di ente; a entrar dentro le caselle di posta elettronica della gente; a copiarne i contenuti e a sbolognarli generosamente alla segretaria Paola Aveta, tutta contenta, poi, di denunciare le vittime delle operazioni illecite in veste di delinquente abituale e/o – come scriverebbe il signor Claudio Curreli – di assetati di commettere reati nell’ottica di «disegni criminosi… di talché» [interpolazione nerettica del Bianchini – n.d.r.].

La dottoressa Aveta lavorava in smart working ancor prima del Covid. Riceveva persone a casa sua, a Firenze, con l’Agnellone. Era normale tutto questo, trattandosi di questioni che riguardavano il Comune di Agrùmia? O gli incontri si sarebbero dovuti tenere in una sede istituzionale nella Mangino Magni’s City?

Da chiedersi, oggi, se Pedrito si ricordava di questa peccaminosa mail, visto che reclamava “un cambio di direzione” nell’amministrazione aglianese.

Chissà se la procura vorrà rilevare – fin troppo tardivamente e a danni fatti a larga mano – tali comportamenti anomali o insisterà, con una sorta di sciocco orgoglio che la caratterizza, sulla strada del «vedo ciò che mi pare e il resto ciccia!».

Purtoppo – come dice il Machiavelli – molti umani sono tutto fuorché razionali…

Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]

di
ALESSANDRO ROMITI
EDOARDO BIANCHINI

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A Silvia

Silvia, rimembri ancora
quel tempo della tua vita mortale,
quando beltá splendea
negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
e tu, lieta e pensosa, il limitare
di gioventú salivi?

Sonavan le quiete
stanze, e le vie dintorno,
al tuo perpetuo canto,
allor che all’opre femminili intenta
sedevi, assai contenta
di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
cosí menare il giorno.

Io, gli studi leggiadri
talor lasciando e le sudate carte,
ove il tempo mio primo
e di me si spendea la miglior parte,
d’in su i veroni del paterno ostello
porgea gli orecchi al suon della tua voce,
ed alla man veloce
che percorrea la faticosa tela.

Mirava il ciel sereno,
le vie dorate e gli orti,
e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
quel ch’io sentiva in seno.

Che pensieri soavi,
che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
la vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
un affetto mi preme
acerbo e sconsolato,
e tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
perché non rendi poi
quel che prometti allor? perché di tanto
inganni i figli tuoi?

Tu, pria che l’erbe inaridisse il verno,
da chiuso morbo combattuta e vinta,
perivi, o tenerella. E non vedevi
il fior degli anni tuoi;
non ti molceva il core
la dolce lode or delle negre chiome,
or degli sguardi innamorati e schivi;
né teco le compagne ai dí festivi
ragionavan d’amore.

Anche pería fra poco
la speranza mia dolce: agli anni miei
anche negâro i fati
la giovanezza. Ahi, come,
come passata sei,
cara compagna dell’etá mia nova,
mia lacrimata speme!

questo è quel mondo? questi
i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte dell’umane genti?
All’apparir del vero
tu, misera, cadesti: e con la mano
la fredda morte ed una tomba ignuda
mostravi di lontano.

Giacomo Leopardi da Recanati

A Luca Pedrito

Pedro, rimembri ancora
il tempo di tua vita consiliare,
che volontà splendéa
negli occhi tua sburlàti e fuggitivi
e tu sempre incazzato, a litigare
col piddì t’avvilìvi?

Bollivano le inquiete
tue questioni di scorno:
era un perpetuo schianto,
allor che per abbatter Rino attenta
bolliva la polenta
per scottarlo di più come volevi.
Era il maggio d’Agrùmia e tu solevi
così perdere il giorno.

Tu gli studi leggiadri
spesso lasciando e méssili da parte,
dove il tuo tempo primo
e di te tu spendéi fin troppa parte,
dalle finestre del Comune ostello
porgéi gli orecchi al suon del Pd in croce.
Poi t’infilài le ciòce
e al mare andéi per fare giri a vela!

Godevi il ciel sereno,
entravi in tutti i porti
e te ne stévi lungi o sott’un ponte.
La tua lingua non dice
quel che facéi d’amèno.

Che pensieri zuàvi,
che paranze, che tori, o Luca e via!
Quale allor t’apparìa
Agrùmia-Agliana a lato!
Quando ripensi a ciò, lo cor ti preme
il sole senza creme
che acerbo t’ha arrostato
e di nuovo tu crepi di paura!
O natura, o natura
perché non rendi ai buoi
quel che prometti lor? perché sì tanto
li lasci in mezzo a noi?

Tu, pria che imbèrbe ti cuocesse il verno,
d’oscura cacca trattenuta a spinta
perivi, o sindachello. E non vedevi
il fior dei danni tuoi;
non t’addolciva il còre
la dolce lode dei calzìn per come
te li tenéi perfin quando salivi
in groppa a una puledra a’ dì festivi,
movendo il suo stupore…

Anche moriva in poco
la speranza d’Agrùmia e i sogni bèi,
tutti fatti e annegàti,
di meglioràr. Ahi, come,
come passato sei,
tu, camerata! E Agrùmia ’un si rinnova
con figure sì sceme!

questo è il tuo nuovo? questi
i fulmini, l’ardor dei cambiamenti
onde cotanto ragionammo insieme?
questa la sorte degli agrùmi spenti?
Scendendo giù dal pero,
tu, sindaco, cadesti: e con la mana
la fredda Agrùmia e ’nna figur ’e mmèrda
mostrasti qua, ad Agliana.

Pènsaci Giacomino da Pirandello


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