
PISTOIA. Le iniziative di “educazione sessuale” recentemente promosse in diverse scuole primarie e/o dell’infanzia – nonché la scelta dell’istituto comprensivo di Casalguidi di non consentire la benedizione pasquale in orario scolastico – hanno suscitato giustamente disappunto ed indignazione, non solo da parte cattolica.
A mio parere, tuttavia, tali tragicomiche derive ideologico-pedagogico istituzionali dovrebbero indurre ad una più profonda e radicale riflessione circa il male originario da cui esse promanano: l’erogazione diretta dei servizi scolastico-educativi da parte dello Stato.
In Italia, la Scuola Pubblica (d’ogni ordine e grado) non va riformata, ma semplicemente abolita, modificando di conseguenza l’articolo 33 della Costituzione. Ogni genitore è tenuto a garantire ai propri figli un adeguato livello d’istruzione, che sarà verificato puntualmente da esami di stato obbligatori corrispondenti a quelli oggigiorno – o fino a qualche anno fa – previsti al termine dei vari cicli d’istruzione (primaria, secondaria di primo grado etc.).
Lo Stato dovrà assicurare alle famiglie meno abbienti gli aiuti finanziari – anche nella forma di sgravi fiscali parziali o totali – necessari ad istruire ed educare la prole secondo le modalità da esse ritenute più idonee (home schooling, insegnante o istituto privato etc.) e scelte nella più completa libertà.
Lo Stato è altresì tenuto ad esercitare la più stretta e rigorosa sorveglianza affinché le famiglie ottemperino tali obblighi (morale: se sperperi in altro modo i soldi con cui dovresti far studiare i tuoi figli, ti tolgo gli uni e gli altri). Ciò che responsabilizzerebbe insieme lo Stato e le famiglie, oltre a garantire realmente la libertà d’educazione e d’insegnamento.
Pensare che queste ultime siano conciliabili con il monopolio statale dell’una e dell’altro è una pia illusione, come pure continuare a credere possibile un regime paritario tra scuola pubblica ed istituti privati “senza oneri per lo Stato” (specialmente se lo Stato in questione si chiama Italia).
Lorenzo Paudice