PISTOIA. Un insegnante scrive:
Non è facile affrontare, da agnostici, l’argomento religioni, specialmente nel tempo in cui la guerra di religione è tornata di cruenta e pervadente attualità.
Lo Stato italiano è laico ma non ha la forza morale per affermarlo, lo sottintende, a volte lo dimentica, altre volte si prostra a tutte le religioni come fossero fonti certe che ci potessero regolare in pace, nel rispetto reciproco.
Pochi sanno esattamente come si articola il potere religioso nel mondo, pochissimi hanno una visione a livello planetario della formazione ed evoluzione delle credenze religiose.
I più si muovono sul piano dell’istinto, continuando a conservare ciò che gli è stato affidato come tradizione e regola per la vita e per la morte.
Vale per tutti: i più colti, aggiornati e disincantati, accettano senza indugio di derogare alle clausole vessatorie connaturate ad ogni credo: difficilmente nell’occidente contemporaneo si esegue pedissequamente il rito della Messa domenicale né si interpretano alla lettera gli altri precetti delle religioni cristiane.
I più semplici, quelli meno strutturati, sono comunque possibilisti sulle regole evangeliche.
La presenza sempre più consistente, nella nostra società, di fedeli islamici, che invece tendono ad attribuire valore sacrale e non rinunciabile ai precetti di Maometto, ci costringe a fare particolare attenzione a quanto ci circonda, ci fa fare i conti con un aspetto della vita spirituale che nella nostra civiltà era ormai relegato alla sfera individuale.
Noi, cristiani annacquati, osserviamo con stupore quelle donne concentrate sui tanti figli che portano a giro per la città accatastati sui passeggini mentre i più grandicelli stanno attaccati alle gonne.
Donne che non lavorano perché il compito affidato loro dall’Islam è la famiglia e la cura del marito in particolare.
Il marito ha diritto di punire, anche di picchiare la moglie in determinate (nemmeno estreme) circostanze.
Loro ci reputano inetti, senza spina dorsale, infedeli (come minimo).
Ma la forza delle cose è più grande del volere dell’uno o dell’altro dio.
I figli delle famiglie islamiche, in Italia, non sempre, ma sempre più spesso, vengono mandati a scuola (che tanto è gratis per tutti da Costituzione).
Sono le mamme, mai i babbi, le mamme dal capo fasciato che si recano agli incontri periodici con gli insegnanti. Di solito si presentano con la faccia chiusa, di chi pensa di dover far valere un diritto che gli insegnanti di per sé non sono in grado di concepire (Perché infedeli? Perché buonisti ma non buoni? Perché tanto è gratis? Chissà).
Il fatto è che non si ferma il mondo per fare scendere qualcuno.
Quelle mamme non sanno che le figlie, sotto il nijab, hanno le cuffie piantate nelle orecchie, ascoltano musica occidentale e invereconda e, quando l’insegnante fa l’appello, spesso rispondono “eeeeeh?”, perché la musica è alta…
Lastoriavaveloce