PISTOIA. Commissione comunale, oggi, e rivola in aria un discorso di qualche tempo fa: il licenziamento di una persona dipendente della Spes. Il Comune è socio della Spes; nel verbale di giugno della Spes c’è pure scritto che la direzione dell’ente aveva provveduto al licenziamento, ma – ci riferiscono: quindi la diamo per com’è – pare che la vicesindaco Belliti abbia detto di non saperne assolutamente nulla.
E tutto è possibile: specie in Italia dove a Massa spariscono 428 milioni di € dell’Asl e il signor Rossi dormiva beatamente, non s’è accorto di nulla ed esce fuori tranquillo e asciutto (Lines Pd asciuga tutto).
Scherzi (o satira) a parte, la cosa era nota. Il presidente della Spes, Paolo Bechi, entra in carica nel 2014 e inizia un momento di monitoraggio del personale. Non compra “a babbo morto”, vuole rendersi conto.
Ci si accorge così che nella cassa dell’economato mancano pressappoco 26mila €. Si fanno i dovuti accertamenti, si chiama la persona al redde rationem. Per farla breve, la persona non solo viene a Canossa, ma anche restituisce il cosiddetto ammanco.
E allora, cosa avrebbe fatto un buon amministratore se non tornare indietro di anni 5, come per legge (quella cosa che ormai in Italia nessuno o quasi sa più cos’è)?
Così “di pensiero in pensier di monte in monte” – direbbe il Petrarca del Canzoniere – si arriva a constatare che, nel quinquennio, la persona interessata si sarebbe appropriata di cifre più o meno dello stesso valore ogni anno: totale? Oltre 100mila euro volati via (si dice con giustificativi fasulli e fino ad allora incontrollati).
Morale della favola: inizia la procedura di licenziamento secondo il contratto di ente (Federcasa…?). Prima era stato presentato un esposto in procura, poi viene presentato un supplemento di esposto in procura: finora risultato silenzio – ma non è detto che la cosa dorma. E che la persona interessata non debba presentarsi a Canessa.
E intanto la Spes toglie la speranza alla persona sotto inchiesta: licenziata. Ma, nel frattempo, la persona è andata in pensione.
Con una cautela massima da parte della Spes però: che ha ben deciso di congelare la sua liquidazione. Almeno cerchiamo di salvare il salvabile, che è meglio.
Che dire della vicenda? Il titolo è sufficientemente chiaro. Come deve essere chiaro a chi legge questo intervento, perché qui stiamo, sì, facendo cronaca, ma soprattutto stiamo proponendo un commento in funzione di critica e quindi con più ampi margini diritto espressivo – cosa spesso non chiara a chi ci legge e intende censurarci. Ma… siamo o non siamo, noi giornalisti doc, i cani della democrazia? L’Europa sembra dire così: e l’Italia deve – diciamo deve – obbedire alle regole blustellate.
E se è vero che la vicesindaco Belliti ha detto che non ne sapeva niente, peccato! Avrebbe potuto e dovuto leggere il verbale della Spes del giugno scorso e – come si dice in politichese – “rendersi edotta” della situazione.
Del resto, se il Comune è socio della Spes e se la Spes trasmette i verbali al Comune, che dire di affidare un bel corso di riqualificazione non solo sui regolamenti, ma anche sulla lingua e grammatica italiana per dipendenti e amministratori? O magari un bel corso di lettura.
Fides, Spes, Caritas. Ma Caritas poca, se la gente porta a casa più di 100mila euro.
Vero Presidente Bechi? Bravo!
[Edoardo Bianchini]
One thought on “spes. ONORE AL MERITO PER IL PRIMO LICENZIAMENTO SEMIPUBBLICO”
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