FIRENZE. Spettacolo non verbale, selezione Premio Scenario 2007, una produzione Teatro dell’Elce, in collaborazione con Teatro Solare di Fiesole, con il sostegno di Regione Toscana, drammaturgia e regia Marco Di Costanzo, con Daniele Caini, Erik Haglund, Tatiana Muntoni, Lucia Sargenti, suono Andrea Pistolesi, arrangiamenti vocali Lucia Sargenti, aiuto regia Stefano Parigi, scene Elena Martongelli.
Tra la metà degli anni Cinquanta e i primi Sessanta, dal cosiddetto boom economico agli anni che precedettero la rivolta studentesca, una generazione di giovani lavoratrici e lavoratori conduceva un’esistenza caratterizzata allo stesso tempo dalle difficoltà economiche e dalla tendenza al miglioramento delle condizioni di vita. Erano gli anni in cui si avviava il genocidio antropologico del popolo, come lo definì Pasolini, ma allo stesso tempo la cultura popolare si arricchiva della coscienza dei propri diritti e di un’etica laica. La fatica necessaria a guadagnarsi da vivere era accompagnata dall’entusiasmo di un’epoca ricca di speranze.
Dopo tre anni dall’ultima replica all’interno degli stabilimenti industriali di Civita Castellana, Cinquanta! torna in Toscana con un cast rinnovato all’interno de Il sole d’inverno, la nascente stagione teatrale di Fiesole organizzata dal Teatro Solare. Prendendo spunto da quadri di vita del boom, Cinquanta! riflette in filigrana sulla mancanza di prospettive e sulla disillusione che caratterizzano i nostri giorni.
“Abbiamo voluto fare uno spettacolo sull’entusiasmo […]. Una delle etimologie più accreditate della parola entusiasmo la fa risalire al greco èn-theos, “pieno di un dio”: è necessaria all’entusiasmo una sorta di possessione, di ispirazione, di spinta dall’esterno, appunto, portata da un dio, o forse da un’atmosfera, o da un progetto […]. Ci serviva un appiglio di carne e sangue, a cui gli attori potessero aggrapparsi per passare dai concetti a una realtà scenica pulsante. Per questo abbiamo pensato agli anni Cinquanta, la fine dei Cinquanta in particolare. Abbiamo ipotizzato che i giovani dell’epoca fossero animati da uno spirito nei confronti della vita che somigliava a ciò che stavamo cercando […]. Abbiamo voluto verificare questa ipotesi e abbiamo raccolto interviste a donne e uomini nati tra il ‘30 e il ‘40. Abbiamo consultato parallelamente fonti letterarie e cinematografiche, abbiamo ripercorso gli archivi Rai.
Il materiale ha nutrito un lungo lavoro di improvvisazione dal quale sono nati quattro personaggi e le loro vicende intrecciate. Era importante che i nostri “eroi” fossero persone semplici della classe lavoratrice: abbiamo evitato una drammaturgia ricca di colpi di scena eclatanti a favore di una serie di quadri di vita. Un’epopea più che un dramma, in cui l’atmosfera è più importante degli avvenimenti […]. Per coerenza con il progetto originario, abbiamo sviluppato un espressività non verbale, creando così un margine di astrazione che ci allontanasse dal rischio del quadretto d’epoca” (estratto dalle note di regia).
[comunicato]