In quasi quattro anni, pur avvertito, il servizio tesoreria non è stato capace di provvedere all’aggiornamento di un dato del contribuente segnalato dopo appena tre giorni dalla morte del soggetto interessato. E a fine anno ci sarà, magari, chi riceverà la gratifica dello “stipendio di risultato”? E poi le cose… vanno a gallina!
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MEGLIO GIOCARE A SCOPA E STIACCIÀR MÒCCOLI
CHE IN COMÙN FARNE, AHIMÈ, DI SCARPE E ZÒCCOLI!
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IN COMUNE in più d’uno mi vorrebbero morto e ogni giorno pregano per questo. Lo so perché anch’io ho i mei «occhi e orecchi del re», come avveniva nell’antico impero persiano.
Ma, obiettivamente, come si fa a entusiasmarsi per un Comune in cui
• si perdono per strada le strade grosse e visibili come palazzi sopra le mappe
• si trova solo quello che si vuole trovare (vedi la storia del sindaco smascherato e l’assicurazione del Bai che, in quel viso scoperto e a poca distanza da altri, c’è il pieno rispetto dei Dpcm (Domani Pomeriggio Comunico Minchiate) di quella mozzarella scaduta di Conte
• la sacra istituzione dei silenzi ha sempre ragione, non sbaglia mai e il cittadino ha sempre torto per definizione, perché loro sono loro e noi non siamo un cazzo
e mille altri appunti che non sono che un paio di peli appena in mezzo alla folta e fluente barba bianca di dio!
Chi segue questo giornale rompicoglioni – unico in provincia e forse in Toscana e perciò fascista per definizione: per non esserlo basta iscriversi all’Anpi come la giunta del Mazzanti… – ricorderà le famose vicende legate a mia madre, Bruna Lapini, che, mentre era in vita, pagava le lampade cimiteriali di suoi familiari tumulati a Lucciano.
Un bel giorno l’Ufficio Tributi si sveglia e le invia una raccomandata chiedendole il pagamento di una somma presuntamente non pagata. Dico presuntamente, perché tutto era stato regolarmente versato e saldato.
La raccomandata che intimava il pagamento, era indirizzata a una persona deceduta da tre anni e mezzo. La missiva arriva a destinazione e viene, giustamente, respinta con la dicitura: destinataria deceduta.
Inizia, a questo punto, il pànico dei laureati del Comune che non sanno come fare. E come prima cosa inviano la lettera respinta (sbianchettata e accaccolata da fare schifo: ho pubblicato tutto) alla – secondo loro – presumibile erede di Lapini Bruna.
La inviano (spettacolare come l’elezione di Bidet – pardon, Biden!) a mia figlia in quel puttanaio di Via di Lecceto 12, ma – udite! – presso Lapini Bruna.
Peccato che, da oltre tre anni e mezzo, Lapini Bruna abiti in casa di suo padre, Lapini Dante, al cimitero di Lucciano: proprio quello che casca a pezzi, ma che ha un impianto d’illuminazione a led da fare invidia alla Nasa intorno alle torri di lancio.
Giustamente mia figlia eccepisce: «Ma io… che c’entro?». E i laureati dell’Ufficio Tributi rispondono: «Va bene! Noi stacchiamo le luci!».
Non ho mai visto, in nessun’altra parte dell’Europa – e aggiungo i Paesi dell’Est, Russia esclusa, però – tanta arrogante e stupida incapacità di operare, quanta ne ho incontrata in 50 anni di lotta dura all’idiozia della pubblica amministrazione italica di colorito sinistrese.
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Siamo rimasti al «e Noi stacchiamo le luci, madama Dorè!». All’improvviso, in questi giorni, ricompare un avviso di pagamento a nome di Lapini Bruna.
Cazzo del cane! diceva una mia simpatica e molto pazza allieva ungherese. Ma in Italia nell’università dei docenti a massa (99%) comunista e/o radical chic, le lauree le vendono a mazzi come le cipolle di Tropea? E a chi? A intellettuali alla Saviano? A gente che non distingue la A del verbo avere (ha con l’acca) dalla preposizione semplice (accidenti A te!)?
Qui non c’è da ridere; c’è da strapparsi capelli e vesti di dosso. Perché il Comune di Quarrata – quello del sindaco burrakière, degli ingegneri che smarriscono le strade, dei geometri che lavorano dentro al mattino e fuori il pomeriggio, dei periti elettrotecnici che guidano la polizia municipale ma che non vedono il sindaco senza maschera alla Màgia e altrove; quello dei tecnici che fanno sopralluoghi “a corpo/occhio” e non a misura – questo Comune era stato avvisato fino da tre giorni dopo la morte di mia madre, Lapini Bruna, della necessità di provvedere alle dovute variazioni di contribuente: e lo vedete dalle immagini che, pur essendo mie e da me prodotte con scansione di documenti, non sono assolutamente false, come dicono a sfottò, per darsi un tono e farsi coraggio, in Comune a Quarrata. Se mai, se c’è in giro qualche falso, viene, credo, tutto dagli uffici comunali di Burràkia!
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In 3 anni, 10 mesi e 29 giorni (fanno esattamente: 1.429 gg., 204 settimane/domeniche, 989 lavorativi, 32 festivi estra-domenicali) questi campioni della grande pubblica amministrazione della repubblica di Mattarella & C., non sono stati capaci di leggere e capire una mail Pec e continuano ancora a rompere i coglioni in ogni modo perché non riescono ad aggiornare l’archivio dell’ufficio entrate. C’è da fidarsi?
Dottoressa Razzino, responsabile dell’anticorruzione; avvocata Marini, Minerva della Legalità: non ritenete che il responsabile di queste, e di altre cialtronerie, debba andare in commissione di disciplina e che, a fine anno, non debba essere ritenuto degno di dover ricevere il panettone natalizio come “premio di produzione” non di risultato, ma di rottura di palle per i cittadini che gli pagano lo stipendio?
Vedremo a gennaio prossimo. Tenendo presente che a Firenze, oltre che il David di Michelangelo, a cui andrà staccato l’uccello per non offendere nessuno come auspica Franceschini, c’è anche la Procura della Corte dei Conti.
Buona giornata a tutti e buon burraco al signor sindaco!
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
Art. 21. È peggiore chi non lavora e riscuote o chi,
molestato in tutti i modi, manda a fare in culo gli stalker della PA?
È bene ripeterlo: non sono le parole a offendere, ma quei “padroni diffusi” nel settore pubblico che si attaccano ai coglioni del cittadino come gatti con la rabbia, e cercano in tutti i modi di stracciare la uàllera (siculo: uàddira) altrui.