storia della chiavA infame. TUTTI CONTRO TUTTI, PERBENE E FARABUTTI

Anche lo «squagliòpoli» del centrodestra di Agliana testimonia la decadenza e la corruzione delle strutture dello stato, mentre la procura di Coletta, aperta con squilli di tromba all’insegna del grido «lavorerò per la gente comune», si è sgonfiata come il canotto di Fantozzi alla deriva


 


Dies irae, dies illa, Solvet seclum in favilla,

Teste David cum Sibylla…


Oggi il Manzoni scriverebbe sulla chiavA e non sulla colonna

 

Mi limito a leggere titoli e sommarietti e a commentare. Per il resto se non accade un miracolo e un’ispezione ministeriale approfondita, al terzo piano di piazza del Duomo 1, non ci libera da una piaga insanabile, la grande Sarcofago City ha ben poche speranze.

Anche nel caso del processo alle due vigilesse il copione è lo stesso di sempre: la procura si è bell’e messa in testa che dovranno essere condannate. È partita, a mio parere, da quella e solo quella premessa, perché per essa questo modo di lavorare è archetipico.

Può anche essere – e chi potrebbe escluderlo? – che il processo alle vigilE fosse un colpo ulteriore sul fianco di Linea Libera (se non si può eliminare qualcuno si può sempre ricorrere a un parente o a un amico) per irrobustire perfino il processo politico-demolitivo inventato da Claudio Curreli contro questo giornale e i suoi uomini: a difesa (oltranzistica) di un ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, Ctu del tribunale di Pistoia che non si sa se e come il Curreli (o sua moglie Nicoletta Curci, giudice delle esecuzioni civili nello stesso tribunale del marito, altra great idea) possa conoscere. E non è poco sotto il profilo della certezza del diritto e del rispetto della legge.

Lo abbiamo chiesto mille volte, finora. Ma gli dèi e i supra-dèi della procura pistoiese non rispondono ai comuni esseri mortali, alla «gente davvero comune». Eppure proprio in questo silenzio – o meglio in questa specie di reticenza omertosa – si ha l’impressione che si nascondano altre verità taciute e protette: troppa è l’impegno con cui gli uomini di Coletta si avventano e arrestano e decidono della vita altrui, magari perfino con 15 giorni di arresti per un indimostrato schiamazzo notturno – il dottor Grieco ne sa più di qualcosa.

Ora, con la storia della chiavA e delle due arrestate, ha da passà ’a nuttata come in casa Cupiello.

La triade di Agrùmia

Tutto il comando vigili, se non ho letto male, è contro le arrestate. E perfino – e questa è la cosa più grave per la viltà che nasconde, sia politica che umana – l’amministrazione comunale.

Tutte parti civili. Tutti si sentono offesi. Tutti sono stati russeggiati da immondi Putin di Agrùmia. E l’offesa all’onore tendono a volerla lavare con gli €, non con una prova indiscutibile di onestà.

Allora, dato che tanta ipocrisia lo merita, chiamiamo le cose con il loro nome. Togliamo il subligàculum (cioè le mutande) ai culi sporchi di merda di molti signorini con tanto di puzzetta sotto il naso alla francese.

In primo luogo devono vergognarsi il sindaco Benesperi e l’assessore Ciottoli, ispirati da una segretaria generale – perché questa è la verità – che ha sempre avuto a noia la comandante Turelli. Arrivò, l’Aveta, e le promise che, se avesse trovato che parlava con Linea Libera, le avrebbe troncato le gambine. «Grazie, padrone! T’ho portato le mele!», dicevano a Viareggio negli anni 50.

Dante li metterebbe, tutti e tre, nella Giudecca; la parte più bassa dell’inferno dove si trovano i traditori dei benefattori, completamente imprigionati nel ghiaccio come una pagliuzza nel vetro.

Dante, nella Divina Commedia non ha nominato alcun dannato in quella zona, ma profeticamente ha accennato a tre peccatori tormentati da Lucifero, i quali rientrano in questa categoria. Prevedeva, l’Alighieri, che ci sarebbe stato un trio Benesperi-Aveta-Ciottoli degno di scendere all’inferno e prendere quel posto non ancora riservato ai suoi tempi? E chi lo può negare? La procura di Coletta, forse?

Sia Benesperi che Ciottoli, uomini, prima che politici, senza faccia e senza vergogna; amministratori (meglio amminestratori della sinistra dell’inciucio…), responsabili in primis del casino dei vigili, dato che non hanno mai preso alcuna decisione di risanamento del problema, nonostante ne fossero perfettamente al corrente.

Il Sig. Curreli, titolare del fascicolo contro il nostro giornale lavora nello stesso tribunale di sua moglie e in àmbiti simili. Tutto normale?

Èccoteli ora spinti da una Aveta-Casca (per Casca mettetevi a studiare per vostro conto) che è la prima, ma senza apparire, a brandire il pugnale (in latino si chiama sica e dà origine al termine sicario) contro la Turelli.

La segretaria è quella gentile signora che dal giugno del 2020 non intende ancora darmi la famosa lettera anonima scritta da un ricattatore camorrista, sicuramente dipendente del Comune di Agliana: la lettera che la convinse (lei, l’Aveta) a denunciare la Turelli anziché la gravissima violazione del sistema informatico dell’ente.

Vi sembra normale? Non ha fatto la stessa cosa quando doveva farla con la vicecomandante Sonia Caramelli. Anzi: se l’è portata sotto l’ala a Lamporecchio e l’ha sistemata come comandante del servizio associato Lamporecchio-Larciano.

Solo che le «autorità costituite» – e anche la segretaria lo è, secondo la visione del mondo della procura di Coletta – a Pistoia sono indenni e intangibili, sacre e inviolabili.

Sindaci come il Mazzanti, dirigenti infedeli, funzionari falsari ma schierati e non solo; e, in più altra “malta di stato” con marchio CE, possono dormire sonni tranquilli.

Nicoletta Curci, giudice delle esecuzioni civili, è moglie di Claudio Curreli. È tutto in regola?

Noialtri comuni mortali siamo tutti in pericolo. Noi finiamo in galera. Specie se, come me, mettiamo a nudo il contenuto del vaso di Pandora e facciamo passà ’a nuttata

Tutto il comando dei vigili contro. È vero. Perché vigili maschi e vigili femmine, in pattuglia, si dedicavano anche all’Arte amatoria di Ovidio – una nobile arte da cui non è stato sempre esente nemmeno il tribunale di Pistoia. È fatto notorio. Chi voleva scopare, non voleva che gli fosse impedito il giochino.

Che ora la Turelli li abbia tutti contro è cosa normale, tant’è squallido l’animo umano, specie se riesce a fare breccia in chi conta e decide della vita e della morte della gente che sta sulle palle.

Ma tra quei vigili – se non erro – non ce n’è anche uno che aveva avuto seri problemi di furto con l’Euronics? E come aveva fatto a diventare vigile a Agliana? C’era stato portato da chi, prima con incarichi e poi stabilizzato?

Eppure questa stessa persona è stata condannata – pesce fresco del mercato ittico – anche a due anni, si dice, per una questione di falsa testimonianza in combutta con un’altra vigilessa che portava a spasso la pistola d’ordinanza da qua a Livorno e ritorno. Chiedetene spiegazioni dettagliate alla comandante dei vigili di Montale e al suo don Ferdinando, alcalde di tale terra.

E torna in onda anche un comandante deposto dal Consiglio di Stato, Andrea Alessandro Nesti, favorito dal tribunale penale di Pistoia perché, pur avendo dichiarato in aula di aver scritto un esposto anonimo contro la Turelli, è stato liberato da ogni colpa con una pacca sulla spalla.

Se questa è la giustizia della procura pistoiese, dio ce ne scampi! Spesso Andrea Alessandro Nesti è supportato dalla gentile consorte Milva Maria Cappellini, pure lei benvista da Claudio Curreli che la ha salvata in extremis da un rinvio a giudizio (almeno per ora).

Non prendiamoci in giro, bella gente. A Pistoia la procura – a mio parere, ma anche osservandone i comportamenti – usa metri di indagine e di giudizio quantomeno schizofrenici.

Torno all’inizio. Per una chiavA solo presuntamente arrubbàta, la procura (De Gaudio e Serranti, coadiuvati da Maricchiolo) hanno sovvertito la legge della gravitazione universale e ora, dopo che i vigili allegri di Agliana hanno fatto la strada soda a portare quintali di roba d’ufficio al Maricchiolo, sembra si sia fatto avanti perfino il comandante Nesti, lo spodestato, che odora di mani dappertutto perché per un triennio è stato un Vpo. E pare che abbia offerto il suo certificato supporto di esperto investigatore proprio grazie a questa sua pregressa luminosa esperienza.

Come si può avere fiducia nelle «autorità costituite», dottoressa Martucci? Oggi il vero problema non siamo noi cittadini e la «gente comune» di Coletta, ma la magistratura che ha perso ogni credibilità, anche se Mattarella sta zitto (anzi: proprio per quello)…

Allora occorre chiedere di nuovo alla procura che lavora per la «gente comune»:

  1. i sostituti De Gaudio e Serranti che indagini hanno esperito? Si sono limitati a violare computer e telefoni di mia proprietà con l’avallo illecito di Curreli e vi hanno aggiunto mesi e mesi di intercettazioni a carico del contribuente? O hanno anche ritrovato la famosa chiavA arrubbata?

  2. Claudio Curreli, che lavora nello stesso tribunale della moglie Nicoletta Curci, conosce o no il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi, quel tanto che basta per dovergli impedire di assumerne la tutela dalla parte della pubblica accusa? E perché non risponde a questa domanda?

  3. Quali e quante curatele ha avuto Perrozzi negli ultimi 10 anni? E ne ha avute o no da Claudio Curreli e/o da sua moglie Nicoletta Curci? Perché nessuno risponde a questa domanda?

  4. Che rapporti ci sono, di fatto, tra la procura di Pistoia e i sigg. Andrea Alessandro Nesti e Milva Maria Cappellini alias Blimunda, la quale, appena scriminata da Curreli, in fretta & furia ha cancellato dal web le sue fantasmagoriche Cronache di Agrùmia? E meno male che un’opera così importante non è andata perduta perché in giro ne esistono ancora innumerevoli copie…

Sia lodato Gesù Cristo!

Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]


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