Quando un piccolo disastro scatena un grande ingegno: una storia di paese tra risate, inganni e… normative europee!
MONTAGNA PISTOIESE. Si narra – ma chi può dire se sia realtà o frutto di menti annoiate dalla troppa aria buona – di un fatto curioso avvenuto tanti anni fa nella ridente Montagna Pistoiese. Ridente non solo per il clima frizzante ma anche per le storielle stravaganti che, passando di bocca in bocca, diventano via via più rocambolesche e ricche di dettagli improbabili, come se il paese intero fosse un grande romanzo collettivo in divenire.
Sono storie vere? Forse. Inventate? Quasi certamente. Ma poco importa: ognuna porta con sé una morale – anche se non sempre di vita.
Dunque, c’era una volta (perché ogni storia che si rispetti inizia così) un piccolo borgo montano: una piazza, una chiesa, tre botteghe e un centinaio di anime che sapevano tutto di tutti ancora prima che accadesse qualcosa. Qui, la vita scorreva lenta e tranquilla, scandita da tradizioni solide come i muri di pietra delle case.
Coltivare un orto o allevare qualche gallina era la prassi per arrotondare il bilancio familiare e avere sempre verdure fresche e uova genuine.
E proprio sulle galline si concentra la nostra vicenda. Pietro, nome di fantasia, era fissato con i suoi pennuti. Un ometto sulla cinquantina, fisico asciutto, una chierica incipiente che sembrava una pista d’atterraggio, e un carattere maniacale: meticoloso al limite del patologico.
Ogni giorno, prima e dopo il lavoro, andava a ispezionare il suo pollaio come fosse una cassaforte di diamanti. Un gallo e sette galline: sette uova al giorno – niente di più, niente di meno. Se una gallina osava calare la produzione, finiva direttamente in pentola per un brodo di riscatto.
Pietro si vantava spesso delle sue galline: «Le mie sono le migliori! Non ci sono galline come le mie, fanno le uova più belle di tutta la Montagna!». Ed era così convinto della loro perfezione che nessuno osava contraddirlo, nemmeno per scherzo.
Ora, nei paesi piccoli la vita scorreva serena: le porte restavano aperte, i bambini giocavano liberi per le strade e le galline di Pietro erano al sicuro… più o meno.
Tra i nascondigli preferiti dei ragazzini c’era proprio il gallinaio di Pietro. Un luogo perfetto per sfuggire al “chiappino”, ma con una regola ferrea: guai a toccare qualcosa, spostare una pagliuzza o – ancor peggio – rompere un uovo. Perché se Pietro se ne fosse accorto, sarebbe partita una ramanzina epica, con annessi e connessi sermoni ai genitori dei colpevoli.
Ma si sa, prima o poi l’inevitabile accade. E accadde proprio nel momento meno opportuno. Due ragazzini – Lorenzo, anche lui con un nome di fantasia e un amico – decisero di rifugiarsi nel pollaio durante una delle loro scorribande. Sfortuna volle che, nella foga, rovesciassero il paniere delle uova. Panico. Mancavano dieci minuti al ritorno di Pietro.
Lorenzo, ragazzino magro come un giunco, con l’aria furbetta e un sorriso da prendere a schiaffi, non si perse d’animo: «Tranquilli, ci penso io! Andiamo da mia nonna e vediamo se ci dà delle uova». Via di corsa, a perdifiato, fino a casa della nonna.
«Nonna, è successo un disastro! Abbiamo rotto le uova di Pietro, ci servono delle uova subito!»
La nonna, tra il perplesso e il divertito, rispose: «Ragazzi, ho queste quattro uova del negozio, ma sono marchiate. Andrà bene lo stesso?»
«Benissimo, nonna, grazie! Pietro non se ne accorgerà mai!»
Tornati al pollaio, sistemarono le uova con precisione chirurgica, sperando che l’occhio esperto di Pietro non notasse nulla.
La sera però, Pietro apparve più silenzioso del solito. In mano aveva il paniere, lo sguardo torvo e mille pensieri nella testa. Tornato a casa, la moglie lo osservò perplessa: «Che hai, Pietro? Qualcosa non va?»
«Sai, moglie mia, mi sa che le galline stanno cambiando, hanno qualcosa di strano…»
«Cambiando? E che vorresti dire?»
«Guarda qua», disse mostrando le uova. «Hanno una strana barra sopra. Che vorrà mai dire?»
La moglie, senza scomporsi: «Oh, Pietro, son galline moderne, si saranno messe in regola con la normativa europea. E poi guarda il lato positivo: oggi ne hanno fatte otto, una in più del solito!»
Pietro, perplesso ma un po’ rincuorato, decise di seguire il consiglio della moglie: «Hai ragione. Vado a portarle all’alimentari e vediamo se me le pagano di più».
E così, da quel giorno, le galline di Pietro non furono più le stesse… o forse sì. Ma di certo in paese ancora si ricorda la “modernità” delle sue uova!
La morale della storia?
Quando la vita ti dà uova rotte, sostituiscile con quelle del supermercato.
A volte è più saggio accettare i cambiamenti, anche se non li capisci.
E, soprattutto: non c’è disastro che una nonna non possa aggiustare!
Marco Ferrari
[marcoferrari@linealibera.info]