IERI vi ho intrattenuto con un pezzo di varia amenità. Oggi vedrò di darvene una più precisa ragione. Partiamo dall’inizio.
Il 13 novembre 2015 mi presentai a quel baraccone che si chiama Nuovo Ospedale San Jacopo – e mi spiace molto per la signora Ponticelli, sempre in prima linea a difendere acriticamente il piatto in cui mangia e a raccontarci fanfaluche – per il normale controllo del pacemaker.
Sorpresa: mi mandano all’accettazione e mi fanno pagare 34 € di ticket. E hai voglia a dire che ero esente: o paghi o niet, alla sovietica.
Per non farla lunga, pago: anch’io, pur avendone mille ragioni e le palle piene, non ho sempre voglia di imbracciare un kalashnikov. Faccio l’esame e il medico mi fissa l’appuntamento successivo per il giorno 11 novembre 2016, ore 8:15. L’infermiera stampa il documento ma… non mi rilascia nient’altro.
Intervengo: «Per favore mi dia tutto, così pago in tempo anche il ticket come quello che mi avete fatto pagare ora…». Risposta: «No. L’anno prossimo i suoi dati fiscali potrebbero cambiare. Aspetti (e speri – aggiungo io)». Per non farla lunga e non avendo voglia di imbracciare un kalashnikov, mi faccio forza; faccio di necessità virtù e me ne vado.
Oggi è il 10 novembre. L’11 novembre – data famosa a Pistoia perché conclamato “giorno dei becchi” e domani ve lo farò vedere… – è vicinissimo. Così ieri mattina, 9 novembre, inquieto, perché ogni volta che devi andare intorno alla sanità progettata da Rossi, ti viene come minimo la psoriasi, telefono al telecup e chiedo di prendermi la prenotazione.
Una signorina gentilissima mi risponde che ciò non è possibile e mi dice: «O va direttamente all’ospedale o in viale Adua o al Belvedere». Ringrazio, salgo in macchina e vado al Belvedere: dove trovo una persona straordinariamente gentile. Ma che non può fare niente perché “manca l’impegnativa” del medico curante: se però la richiesta l’avesse fatta, come sempre in precedenza, il cardiologo lo scorso anno, non avrei dovuto fare il giro delle sette chiese, chiaro Signor Granduca di Pontedera che dà di fascista alla gente (domani vi fo vedere come e perché)?
Mi alzo e vado a quel “coso che galleggia sull’acqua” al Campo di volo – e mi spiace molto per la signora Ponticelli, sempre in prima linea a difendere acriticamente il piatto in cui mangia e a raccontarci fanfaluche – e mi metto in fila all’accettazione.
Dopo 20 minuti mi chiamano. Mi avvicino allo sportello e una signora gentile mi dice: «Non si può. Manca il foglio con il codice a barre… Vada direttamente all’ambulatorio di cardiologia, qui, nel corridoio: bussi e se lo faccia fare, poi torni». E intanto la pressione aumenta, 170: e non fa bene al mio cuore. Per nulla.
Vado, ma non prima di avere detto alla signora che “la sanità di Rossi fa schifo”: articolo 21 della Costituzione, libertà di critica. Dinanzi alla quale, ormai, la pubblica amministrazione si incazza a prescindere (come pure ha fatto la signora) e Renzi, a Firenze, fa randellare e annoccare quelli che vogliono manifestare contro la Leopolda 7.
L’Italia è ormai questa, particolari democratici italiani, che votate chi vi fa prendere a legnate e chi vi toglie il diritto alla salute dopo che avete pagato fior di quattrini per 41 anni di lavoro. E ben vi sta, se siete antigrillini e filo-grullini!
Vado. Busso. Arriva l’infermiera di cardiologia. Il medico è là, seduto alla scrivania: immobile come una Sfinge. Spiego.
La Perpetua – evidentemente perspicace come un’ameba – mi dice che manca un foglio, quello col codice a barre. E inizia a chiedermi dove l’ho messo. Io, però, non me lo sono mangiato, né infilato “sapete dove”: ma siccome non ho sempre voglia di imbracciare un kalashnikov, rispiego pazientemente che mi ha mandato lì la signora dello sportello accettazioni.
E la Perpetua – che non vuole capire che 1. non mangio carta come gli insetti xilofagi delle biblioteche; 2. non ho il vizio di cacciarmi le carte “dove non si dice”, ma che lo farei volentieri ai nostri beneamati padroni politici – mi tratta da demente mentre le rispiego che lo possono fare loro, lì, subito, visto che non lo hanno fatto lo scorso anno.
A quel punto parte la bambola e imbraccio il kalashnikov: e sparo un bellissimo vaffangrillo all’indirizzo della sanità toscana – sanità non mentale, però – di Rossi, Saccardi & C. Mentre il corridoio è pieno di gente, parte della quale non sa dove guardare (i poeràcci fanno così, s’intimidiscono, abbassano il groppone o, come dice Orazio, le orecchie alla maniera di un “pòero ciuchino disperato”), mentre altri annuiscono facendo vedere di averne le palle piene di carte, cartocci e bucce (citazione da Riccardo Marasco) in quel tatananaio che è quel coso che galleggia nell’acqua del Campo di volo. Come minimo ora ho la pressione a 200: grazie, signori della cardiologia!
Il mattino intanto è perso. Il pomeriggio riparte perché devo fare un paio di passaggi dal medico di famiglia per farmi fare quello che i cardiologi della cardiologia potevano tranquillamente fare senza far perdere tempo ai loro clienti-datori di lavoro.
Stamattina, 10 novembre, altro giro altra corsa. Torno al Cup del Belvedere e il giovane gentilissimo di ieri mi risolve il problema in 3 minuti 3. Ma ho una sorpresa.
Quando gli chiedo quanto devo pagare di ticket, mi risponde: «Questa prestazione è gratuita. Lei non deve pagare niente. Vede?». «Eppure lo scorso anno mi hanno fatto pagare 34 €…», aggiungo. E me ne vo, ancora senza il kalashnikov in braccio. Ma non è finita…
Poco dopo vengo raggiunto da una telefonata sul cellulare: «Pronto? Buongiorno. È la cardiologia dell’ospedale San Jacopo che parla. Le ricordo che domattina alle 8:15 lei ha una visita per controllo pacemaker…».
«Grazie, lo so», rispondo. «Sì – risponde la voce professionale dell’aldilà –, ma dovrà venire con l’impegnativa del suo medico curante e con…». La interrompo: «Grazie lo so. Ho già provveduto, non si preoccupi…».
Al «non si preoccupi» la voce professionale, quella targata Enrico Rossi-Stefania Saccardi- Paolo Morello Marchese del Grillo e del Ciocco-Daniela Ponticelli delle veline, alza la sua testolina tenera e dolce come quella dell’aspide che addentò la puppa di Cleopatra. E sibila: «È per dovere che le sto ricordando…».
Il kalashnikov, a questo punto, è pronto e con le palle in canna. Gli operatori, da noi contribuenti pagati, devono – e sottolineo devono – mantenersi calmi e lisci come l’olio in qualsiasi condizione perché “sono al nostro servizio”: o altrimenti passino dal reparto di neuropsichiatria che un po’ di Olanzapina ci sarà anche per loro. Ho ripetuto freddamente un «non si preoccupi» aggiungendo che, grazie a dio «so leggere, scrivere e fare di conto».
Ma è mai possibile, granduca di Pontedera, laureato filosofo, che ci vogliate far passare per cretini, dementi e incapaci di intendere e di volere come perlopiù quelli che vi votano compulsivamente qualsiasi cosa facciate?
Questo – se mai – varrà per chi vi ama con la sindrome di Auschwitz grazie alla quale la vittima adora il carnefice. Ma ciò indica solo una cosa: e cioè che la riforma psichiatrica voluta da Basaglia e Pirella è servita solo a peggiorare le condizioni mentali degli elettori “grullini”!
[Edoardo Bianchini]
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Intervento di critica ex art. 21 della Costituzione. Volete mandarmi la polizia come a Firenze per la Leopolda 7?