FIRENZE. Forse è arrivato il momento, soprattutto alla luce di una coabitazione da Oscar, che Sabrina Ferilli vada un po’ a lezione di dizione. Ma no perché il suo romanaccio non vada bene; anzi. La gente, anche ieri sera, al teatro Verdi di Firenze, ha gradito, e parecchio, quel suo slang fracico-metropolitano: le ha tributato applausi a scena aperta da subito, appena si è presentata sulla scena di Signori… le paté de la maison, storiellina tratta da un bel lavoro cinematografico che racconta una cena tra amici che si rivela una fonte di scherzi birboni con un finale degno della miglior tradizione dell’avanspettacolo.
Ma non è della commedia, modesta, che vogliamo parlarvi, quanto della macchina da guerra che questo Oscar a La grande bellezza come miglior film straniero ha scatenato.
Il riadattamento teatrale è firmato Sabrina Ferilli e Carlo Buccirosso, un altro del film di Sorrentino. E non sarà certo una coincidenza che la commedia si apre con una voce fuori campo, quella della Ferilli che racconta di casa Gambardella. Sì, casa Gambardella, ironia della sorte lo stesso cognome del giornalista-scrittore Toni Servillo nella pluridecorata pellicola italiana.
Accanto alla padrona di casa, Gabriella, romana a origine controllata, ci sono Maurizio Micheli, pugliese, marito un po’ fallito che medita la vendetta, e la madre, toscana, vedova da un paio di anni che si consolerà nel modo più inaspettato che si possa immaginare. Sulla scena poi arrivano, alla spicciolata, anche Pino Quartullo, fratello della protagonista, destrorso innamorato dei soldi; sua moglie, modesta stilista e un amico di famiglia, un musicista che suona il trombone.
Gli elementi per mettere in piedi una commedia ci sono tutti: mancano gli attori, purtroppo. Ma non servono. Non servono al pubblico, nemmeno a quello fiorentino, che immaginavamo particolarmente esigente e non facilmente impressionabile.
E invece, basta un ma che cazzo stai a dì, o un semplice ma sei proprio deficiente per scatenare ilarità, applausi, gradimento. Pino Quartullo riveste con autorevolezza la parte del fratello insignificante, così come Maurizio Micheli quella del fallito armato di ironia.
Sabrina Ferilli spopola, ancora una volta, con la propria inconsistenza artistica, quella che l’ha catapultata da massaia alla moda in massaia alla moda.
Dietro le quinte, l’ombra, asfissiante, del film di Sorrentino, un’occasione da sfruttare al meglio, un’occasione unica. Irripetibile, ci auguriamo.