La procura di Coletta, senza esperire – come al solito – neppure una indagine accurata – si è spinta al punto di voler sopprimere il male pistoiese: Linea Libera. Questo giornale, tuttavia, è solo un pretesto: l’impressione, ex articolo 21 di Benigni-Mattarella, è che serva solo come strumento per una guerra in cui Pm e sostituti vogliono imporre un loro sconcertante primato di volontà assoluta sui colleghi, intimidendoli e chiamandoli a credere, obbedire e non fiatare…
Nessuno può fare sempre ciò che gli pare: a maggior ragione voi, magistrati che pretendete di correggere i comportamenti della «gente comune» anche quando dovreste purgarvi per primi
CON TUTTI I GUAI CHE AMMORBANO PISTOIA
SI VA IN CASSAZIONE PER «LINEA LIBERA»?
«Sommo diritto, somma ingiustizia». – Aforisma giuridico con cui si vuol dire che l’uso rigoroso e indiscriminato di un diritto o l’applicazione rigida di una norma può diventare un’ingiustizia. Nella forma citata, si trova in Cicerone (De Officiis I, 10); ma è sentenza più antica (cfr. Terenzio, Heautontimoroumenos IV, 5: ius summum saepe summa est malitia).
Per carità, traducetelo anche per l’avvocata Elena Giunti, che non sa il latino, ma soprattutto fate venire un esperto di Cicerone a illustrarlo ai magistrati (almeno all’apparenza, incolti) della procura.
Con tutti i problemi di Pistoia, cosa vede il Pm Coletta? Un povero foglietto elettronico che scombussola il Regno di Pergamo o quello d’Egitto. E allora tutti a valanga contro Linea Libera e i suoi terrificanti giornalisti: Edoardo Bianchini e Alessandro Romiti.
In tre, stavolta (Coletta-Curreli-Contesini), ordinano il sequestro di Linea Libera senza avere studiato il problema neppure un po’. E non si sono informati su niente di niente, come di solito fanno. Perché a Pistoia la gente si condanna o si assolve a seconda che stia o meno sulle scatole alla “cupola” al potere.
In tre, del Tribunale del Riesame – Magi-Billet-Cerrone – ordinano il dissequestro di Linea Libera e l’immediata riapertura. Ma la sete di schiacciare il nemico della procura (la Verità) supera ogni aspettativa. Ed ecco il Ricorso per Cassazione, che potete leggere qua sotto.
Coletta non può sbagliare: è il capo e il capo non sbaglia neppure quando salva la sorella del suo ex-Capo Aggiunto Luca Turco a Firenze. Neppure può sbagliare Curreli, un magistrato non maculato da certi trascorsi indecenti: ma addirittura del colore del carbone. Da sempre vive e lavora fianco a fianco con la moglie Maria Nicoletta Curci e tutti tacciono come fosse una medaglia al valore. Eppure questa coppia è incompatibile con Pistoia.
Non solo. Curreli è pure coinvolto, a livello personale, con i traffici della Terra Aperta per fare largo all’immigrazione irregolare dei clandestini; va a parlare di emergenza a fianco di don Biancalani; si prende cura di chi entra illegalmente sul suolo nazionale e bastona gli italici di Vicofaro: ma prende a battesimo anche inchieste penali che riguardano la Maic di Luigi Egidio Bardelli, suo personale conoscente. Per Curreli libitum et licitum si confondono facilmente e si sostituiscono a seconda dei casi e delle persone. Lui riscuote dallo stato (noi contribuenti), ma lavora contro lo stato (noi contribuenti). Lui fa come vuole: evidentemente è protetto.
L’operazione-sequestro del male ha coinvolto – forse per rendere la cosa più amabile, anche una giovane sostituta, Chiara Contesini, che tuttavia (se se ne guardano gli atti) riesce a prendere disinvoltamente anche fischi per fiaschi, sena sobbalzi.
E allora, in che mani siamo caduti, pistoiesi ruffiani, dagli avvocati, alle camere penali, ai giornalisti schiacciati dai compagni dell’OdG di Firenze?
Giudicate da voi, se ne siete capaci. Leggetevi la protervia della superbia del potere.
Il tribunale della storia verrà dopo. A tempo e luogo. Inesorabile.
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]