Mi tolgo tanto di cappello dinanzi a Massimo Donati, nerista-giudiziario del Tirreno, che sa fare perfettamente il suo mestiere, se due volte su tre (ma anche di più) riesce a bucare La Nazione, ma…
Quando negli anni 90 il procuratore capo Giuseppe Manchia voleva intimidirmi e mi minacciava pretendendo di sapere perché avessi scritto al procuratore generale di Firenze che mi rivolgevo a lui perché “non mi fidavo della procura di Pistoia”, la mia risposta fu questa: «Non mi fido di questa procura, perché dopo due secondi che una cosa vi è accaduta, ne parla tutta la città».
È un vizio noto, questo. Che si perpetua da sempre. E che – anche nell’amore ai tempi del Coletta – non è mutato, tanto che le notizie vanno e vengono, dal terzo piano, come lo sciame delle api da e verso l’alveare.
Mi tolgo tanto di cappello dinanzi a Massimo Donati, nerista-giudiziario del Tirreno, che sa fare perfettamente il suo mestiere, se due volte su tre (ma anche di più) riesce a bucare La Nazione.
Ma, dall’altra parte, mi si raggriccia la pelle al pensare che il Donati, dal capello stile volpe argentata, non è il Mago Otelma e neanche uno dei bimbi di Fatima: lui è solo il «recettore privilegiato» delle confidenze da parte di chi dovrebbe tacere e, al contrario, ha deciso di fare concorrenza al partito greco noto come Sýriza, cioè “sussurro”.
Tra le circolari da antologia del Pm Coletta, una delle prime fu la numero 2047 del 10.12.2020, con la quale il nuovo arrivato si premurò di specificare che non dovevano essere create corsie preferenziali per quel giornale o quell’altro. Tutto era nato perché i carabinieri avevano diramato il comunicato-stampa con cui mi erano stati sequestrati computer, tablet e cellulare, nella storia allucinante del discutibile Claudio Curreli & C.
Ma appena qualche giorno dopo, il Donati se ne uscì con la notizia dei miei arresti domiciliari. Evidentemente nessuno ascoltava il procuratore Coletta, l’uomo che voleva lavorare per la «gente comune», mentre i suoi gli lavoravano alle spalle.
E la storia è andata avanti sempre in questo modo. Donati pubblicò anche particolari della decisione del Tribunale del Riesame di Firenze che mi liberava dallo stupido arresto firmato dalla Gip Martucci, e di cui non poteva essere a conoscenza compiuta se non avesse avuto una fotocopia del provvedimento. Certo non dàtagli da me.
È finita lì? Ma nemmeno un po’. Il 1° maggio scorso – se non erro – Massimo Donati è stato nuovamente imboccato sul sequestro di Linea Libera.
Oggi, 11 giugno 2023, sempre lui è uscito con la notizia della liberazione, dopo 20 mesi di arresti inintelligenti e firme (più che inutili, oscene), con la notizia della liberazione della Lara Turelli, comandante sospeso dei vigili di Agliana, con sommo gaudio di tutti gli amici e sostenitori del mai-comandante Andrea Alessandro Nesti.
Cari tutti… Qui c’è qualcosa che non quadra.
Prima la Turelli viene arrestata, poi è costretta a presentarsi all’interrogatorio di garanzia (non-garantita), tant’è che il collegio giudicante le riconosce l’esercizio pieno del diritto di difesa prima negàtole dal duo De Gaudio-Serranti.
Oggi poi, nell’assoluta segretezza delle decisioni del Riesame fiorentino, dèccoti l’argenteo Donati che se n’esce con una mezza pagina più che verosimilmente spuntata sul naso roseo di una talpa procurale…
A meno che a diffondere la notizia (solo al Tirreno) non sia tato lei, come la vogliamo mettere, dottor Coletta, con le sue favole sulla «prossimità sociale» dagli schermi di Tvl?
Vogliamo dire che i cittadini hanno tutti i diritti di essere becchi e bastonati e che i suoi subalterni sono, al contrario, autorizzati a tutto, anche a trasmettere notizie riservate e proprio mentre prendono a randellate la Turelli indicandola, fra l’altro, come rea di violazione di segreti d’ufficio?
È questa – ce lo spieghi – la Costituzione per la procura della repubblica di Pistoia?
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]