Come spiegare la mirabile soluzione-Mazzanti per esercitare – di fatto – il terzo mandato di sindaco di Quarrata alle spalle rotonde e delicate del Romitino,
l’uomo che parlava al “gelato” di Tvl
Abusi edilizi. Simone fa rima con capannone, Bai fa rima con guai e Gelli ha fatto rima con macelli. Ma siccome eran figli del Piddì, tutti vispi e pimpanti sono lì
CON LA BACCHETTA ALZATA E CON I GUANTI
L’ORCHESTRA LA DIRIGE ANCOR MAZZANTI
Giusto per Quarrata avere un sindaco che affida il Comune alla marcia, perché tale è «In cammino per la legalità», quasi una scopiazzatura maldestra dell’En Marche di Emmanuel Macron – ma anche una specie di suggestione subliminale, marcia/marcio, per connotare l’amministrazione quarratina stessa da decenni.
Si tratta di un cammino di Santiago ancora lunghissimo e con un obiettivo che s’è perso da quando la procura della Repubblica di Pistoia, sotto Canessa, prima indagò il Mazzanti per voto di scambio e poi, a un chilometro dall’arrivo, lo prosciolse dandogli persino il piacere di una corsa solitaria e trionfale al traguardo.
Lo stesso è accaduto quando io, che chiedevo non l’illecito, ma l’applicazione delle leggi e dei regolamenti in vigore, ho detto (e tuttora lo sostengo) che il ragionier non-dottor Romolo Perrozzi era, e resta, un favorito del Comune.
Quarrata gli aveva infatti lasciato chiudere illecitamente – c’è poco da dire, cara procura delle nebbie! – tre strade vicinali-interpoderali che dovevano rimanere aperte e due piazzole di parcheggio posizionate su un pezzo di terra che il Perrozzi stesso, con la moglie e altri sedicenti squinternati proprietari della zona, definivano «fondi serventi». Carta canta, capito Gaspari?
Che cos’è, secondo la legge, un «fondo servente», o geni-interpreti delle Norme e dei Trovatori che vivete al terzo piano del tribunale? Non è qualcosa che deve prestare servizi, siano essi di transito siano essi di parcheggio e quant’altro? Ma anche voi, da Coletta in giù, avete alimentato il cosiddetto seminario delle «prossimità sociali». E come le fate funzionare ai danni dei cittadini «gente comune»!
Eppure quel genio azzònico di Claudio Curreli, coadiuvato dal suo collega Giuseppe Grieco, ma appoggiato – fino all’inverosimile – dal procuratore Tommaso Coletta e, in séguito, dalla signorina Chiara Contesini, si scatenò contro di me e contro Linea Libera; si posizionò, senza uno straccio di indagini, a favore del Perrozzi, del mai-comandante Andrea Alessandro Nesti e sua moglie Milva Maria Cappellini alias Blimunda e di molti altri netturbini di comodo.
E riuscì a convincere (come avrà fatto?) la Gip Martucci ad arrestarmi e il timido monòcrate Gaspari a credere alla sbobba che aveva confezionato con il famoso metodo del copia-incolla: ovvero la rinuncia al cervello giuridico e alla lucidità della logica ad altri fini e scopi.
Ergo: il Comune di Quarrata, da decenni corrotto, è sprofondato in un marasma tale da non potersene risollevare se non con drastiche operazioni invasive di potatura, dato che i lanceri del Bengala delle nostre leggi, con il loro umor cerebrale sottile, proteggono i veri criminali (ricavo il nome dai famosi disegni criminosi cari ai curreliani) e bastonano tutti coloro che non vogliono sottostare all’abuso della legge a fini distorti: cosa che, a mio parere, è il costante modus operandi dei pubblici ministeri e sostituti di Pistoia; ma forse anche d’Italia, a giudicare… apostolicamente.
È per questo – per l’assenza di una lavoro serio della procura – che a Quarrata abbiamo il famoso tavolino a tre piedi e tre signori che frullano vorticosamente intorno al nulla; in una specie di tromba d’aria creata con una sorta di perfida rozza malizia, a cui Mazzanti ha dato il primo giro e che, sempre lui, sta facendo vorticare a suo piacimento. Perché Quarrata è ancora in mano a lui, altro che mezze-maniche del Gabrielìn!
Chi comanda realmente Quarrata? Il giocatore di burraco. Perché comanda veramente lui? Perché con la sua amministrazione deviata e l’aiuto di falsari come Iuri Gelli e un infido sceriffo quale Marco Bai, è riuscita a mantenere il suo status quo senza problemi. Tanto procura non vede e cuore non duole.
Ci vede poco, il burrakatore? Con gli occhiali, forse. Ma il potere, come il topo, lui lo sente a naso. È un cacio, il potere, che Mazzanti avverte a tre chilometri di distanza.
Così, quando scoprì che Simone Niccolai andava fatto fuori perché era un costruttore abusivo – un Simone assessore all’edilizia e all’abusivismo! – tanto trafficò con il suo Bai, che permise a Wonder-Simon di disfare i suoi abusi e mettersi in pari con la legge: non, però, con la coscienza e la legalità, cose ignote nel mondo, ma mai viste a Quarrata almeno negli ultimi trent’anni a giudicare dai falsi che volano in ogni direzione.
Chi è dunque che ha il mestolo in mano? Chi vota Schlein e se la ride di chi sta con Italia Viva come il Simone: i cui coglioni li tiene ben stretti l’Okkióne.
E il Romitino? Il Mazza se l’è allevato come assessore ai lavori pubblici sapendo che era un fragile ingenuo e sprovveduto in attesa di un cambio che appariva difficile, ma che diventò liscio come le chiappe della Belen Rodriguez, quando i capannoni del Simone dovettero essere cancellati dall’orto di via del Casone/Casino 31. Alla faccia di tutti i quarratini e, in primo luogo, di quelli che votavano Pd, Partito Degliaffarisùa.
Al suo allevo Romitino il Mazzanti dalle forti ganasce molossoidi promise e dètte il seggio sindacal-papale: ma per fare il sindaco-fantoccio, perché la cacca di Quarrata avrebbe continuato, imperterrito, a mestarla lui in persona. Con la freddezza del cardinale segretario di stato sotto forma del presidente del (mal)consiglio comunale.
È comunista, Mazzanti. E lo è sempre stato. Ma l’arte sua l’ha imparata dai preti. Basta vedere come se li abbraccia e se li spupazza con orgogliosa finteria da piacióne…
Edoardo Bianchini
[direttore@linealibera.it]
E fin che c’è l’articolo 21, imbavagliare non ci può nessuno