tari (denojantri). IL RIMBORSO IMPOSSIBILE DEI DEMOCRATICI

IL tratto sud dell’arteria è semi aperto al traffico dal 10 luglio

AGLIANA. Una mozione presentata dal capogruppo Manetti e dal consigliere Alfredo Buscioni che risulta davvero una burla perché, semplicemente, è (e rimarrà) una mera preposizione di intenti, ha fatto distrarre i lavori del Consiglio Comunale per oltre 40 minuti di tempo e illudere i molti esercenti di via S. Lavagnini.

Questi, hanno visto chiudere la principale arteria dalla fine di gennaio e attendono ancora l’asfaltatura finale del manto (con una ulteriore chiusura, seppur ridotta) e nuovo blocco dell’attività: si parla di “mancati incassi” per quote variabili dal 30 al 50% a seconda delle attività.

Mangoni ha ben plaudito che l’appalto è andato a imprese locali che avrebbero (e noi gli crediamo, visto l’andamento dei lavori) costretto i tempi al minimo necessario, riducendo anche di quattro mesi il cronoprogramma.

Ma si poteva fare diversamente e meglio?

Il Capogruppo Dem, illustra la mozione di intento, priva di validazione tecnica

Nessuno ha però precisato se il danno economico ai commercianti, poteva essere ridotto con dei lotti di esecuzione frammentati a piccole porzioni, allungando quindi la durata dell’impegno dell’impresa, ma ottimizzando l’accesso per la fruizione dei negozi, interdetti così da poche decine di metri di cantiere in esecuzione (si pensi a 50 metri per tratta).

L’ipotesi della mozione che è stata approvata (ma non sarà mai attuata) prevedeva l’applicazione di una legge del 1995, oramai anacronistica e superata da numerose sentenze della Corte dei Conti che stabiliscono come le Amministrazioni locali non possono, per ragione alcuna, mancare l’incasso di tributi o fare delle riduzioni tariffarie.

Tale legge, come abbiamo già scritto, parla di una durata dei lavori di almeno sei mesi, mentre la suddivisione in tre lotti dell’appalto avrebbe escluso tale fattispecie risultando la via Lavagnini, interdetta al traffico solo per tratti limitati e poche settimane di chiusura, con un minimo danno agli esercenti tutti.

Alfredo Buscioni, consigliere democratico

La mozione di respiro chiaramente, ultrapopulista (il nuovo governo gialloblu farebbe dunque scuola) è stata approvata anche con l’approvazione di parte dell’opposizione e una astensione, restando negli annali le dichiarazioni di Manetti che (come fece il gallo di Gesù l’ha cantata tre volte, come per scusarsi preventivamente) ha ribadito la “esclusiva valenza politica della mozione” confermando di non avere chiesto alcun ragguaglio di legittimità e coerenza all’ordinamento amministrativo.

Il capogruppo di maggioranza ha precisato di non aver chiesto nessun parere tecnico di applicabilità della Legge (la segretaria generale è in ferie nella sua Sicilia) e algido è stato l’intervento dell’altro proponente, l’indefesso Alfredo Buscioni che solitamente partecipa poco nei dibattiti: non capiva le critiche dell’opposizione e insisteva, riconfermando il pregio dell’iniziativa della mozione d a lui costruita con tanta fatica.

Un intento, anche se buono, per diventare “cosa concreta” deve essere attuabile, altrimenti resta tale: vento dalla bocca o aria fritta, scegliete voi.

[Alessandro Romiti]

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