terrorismo. MA L’ITALIA COSA FA?

L'Italia e gli affari con i sauditi: va bene così?
L’Italia e gli affari con i sauditi: va bene così?

PISTOIA. Guardando i quotidiani servizi dalla Francia e dal Belgio, impegnati entrambi contro il terrorismo, vorrei fare alcune osservazioni che, mi auguro con tutto il cuore, siano sbagliate.

Guardiamo lo schieramento delle forze di polizia, uomini quasi tutti a volto coperto, armati fino ai denti, con divise adatte a movimenti rapidi e sciolti, abbondanza di protezioni e di corpetti antiproiettile.

Se fate caso alla situazione italiana, per esempio, di piazza San Pietro, potenziale obiettivo dei terroristi islamici, vengono inquadrati carabinieri e polizia, con camicia bianca e cravatta, talora senza corpetto e con l’armamento tradizionale. Gis e Nocs, gli unici reparti capaci di sapersi comportare in una eventuale, grave emergenza, sono troppo pochi per estendere la loro attività alla miriade di obiettivi sensibili.

Altro problema: qualcuno ha saputo, oppure è stato detto dai responsabili della sicurezza nazionale, che cosa dovrebbero fare le nostre forze dell’ordine nel caso, possibile, che un imbecille invasato, in un supermercato affollato o in una piazza dove si inaugura un presepe, iniziasse a urlare che Allah è grande e brandisse un fucile da guerra? Che tipo di reazione è prevista e cosa rischierebbe quel poliziotto che sfoderasse e usasse la pistola? Alfano non ci tranquillizza con i suoi discorsi e la sua aria compunta, non vorrei che la sua riconosciuta incapacità venisse dimostrata tragicamente dai fatti.

Nato e Isisi [vignetta L'Intellettuale Dissidente]
Nato e Isis [vignetta L’Intellettuale Dissidente]
Stesso discorso per il prefetto Gabrielli, colmo di superbia e sussiego, abile nel galleggiare tra un governo e l’altro ma ancora da verificare seriamente alla prova dei fatti, quelli da prima linea intendo.

La Costa Concordia? In pratica era solo il portavoce di coloro cui va il merito dell’operazione. Protezione Civile? Mai visto con gli stivali e in maniche di camicia a dirigere qualcosa del quale, dopo Bertolaso, si sono perse le tracce e non lo dico io, basta ascoltare i commenti dei disastrati di turno.

A questo quadro sconfortante ne dobbiamo aggiungere un altro ossia il comportamento internazionale del nostro Governo. Non abbiamo ancora subito attentati da parte dell’Isis e non perché siamo più bravi dei francesi o dei russi, ma solo perché siamo dei ruffiani abili e sibillini in grado di stare con la comunità internazionale, ma al riparo di chi si espone anche per noi, sbandierando ai quattro venti fermezza ma nel contempo, come dice Renzi, auspicando “cultura e educazione” come se fosse possibile trattare col ragionamento e l’esempio gente che ha dimostrato ampiamente quale sia la sua filosofia di vita e come spinga perfino i bambini alla violenza. Cominci lui, Renzi, a mostrarci come si fa.

Chi alimenta il Daesh?
Chi alimenta il Daesh?

Francia e Russia si sono schierate senza tentennamenti noi abbiamo inviato o stiamo per farlo un paio di Tornado senz’armi come per dire siamo con gli alleati ma non vogliamo infierire sui terroristi” che, almeno per ora, hanno mostrato di apprezzare e non sconvolgere una nazione dove possono andare e venire a piacimento, dove possono reclutare e addestrarsi sotto la cappa protettiva di leggi, le nostre, che ne tutelano qualsiasi operato.

Perché complicare un quadro tanto favorevole… per ora? Le cronache sono piene di simili esempi, tutti legali ovviamente ma decisamente idioti. “Il coraggio di non andare in guerra” così mi pare titolasse qualche giorno fa l’Unità, che non ha mai brillato in obiettività.

Mi piacerebbe sapere cosa pensano di noi in termini spiccioli, a microfoni spenti naturalmente, quei leader europei che invece hanno deciso con decisione e chiarezza di difendere insieme al proprio territorio anche la loro cultura. Ci rimane la consolazione che quel coccodrillo che per ora non ci ha mangiato ci lascerà per ultimi come si fa con la ciliegina sul dolce alla fine del pasto, quella ciliegina… la più gustosa del menu.

[*] – Lettore, ospite


 

ARMAIOLI & GUERRAFONDAI, MA… PACIFISTI

 

Pacifisti così [da megachip.globalist.it]
Pacifisti così [da megachip.globalist.it]

 

 

AL DI LÀ del fatto che l’Italia sta vendendo armi di ogni tipo all’Arabia Saudita, che da mesi bombarda la popolazione sciita dello Yemen, con migliaia di vittime, soprattutto donne e bambini (già, l’espressione di solidarietà “Je suis…” segue il principio della filiera corta e del km 0 o al massimo arriva a Parigi), nessuno, e l’intervento del caro Fiore lo dimostra, pare interessato ad analizzare tutto quello che andrebbe vagliato prima di ogni altra considerazione sulle contromisure da prendere in patria.

Finché tante cancellerie occidentali continueranno a chiamare gli affiliati alla medesima rete “spietati terroristi” in Europa e “ribelli moderati” in medioriente, la macchina del terrore avrà di che alimentarsi.

Perché qui non si parla del passato e di errori ormai consumati: ci troviamo nella situazione in cui svariati gruppi e gruppuscoli presentati all’opinione pubblica come opposizione democratica ad un regime autoritario, o per l’appunto “ribelli moderati” – immaginifica supercazzola a stelle e strisce sposata dalle €-cancellerie – godono della piena fiducia della cosiddetta “coalizione contro il terrore”.

A ciò si aggiungono due fatti: in primo luogo la Turchia di Erdogan e partner strategico della Nato, anche dopo le prove fornite da Putin al mondo e al G20, non smette di tredare alle luce del sole il petrolio del Daesh, preferendo addirittura accendere un casus belli con chi davvero sta asfaltando la base economica dell’Isis.

In secondo luogo le monarchie sunnite del Golfo, pur riconosciute come sostenitori (in termini di armi e logistica) più o meno diretti dei gruppi estremisti, hanno alla loro corte una lunga fila di Paesi europei che fanno a gara a chi vende più armi e procaccia più partecipazioni nelle borse del vecchio continente.

In primis la stessa Arabia, già menzionata, per cui evidentemente non vale la legge 185 del 1990, che vieta espressamente le esportazioni di tutti i materiali militari e loro componenti verso i Paesi in stato di conflitto armato.

Dettagli, per altri versi, questione di prospettive…

l.c.

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5 thoughts on “terrorismo. MA L’ITALIA COSA FA?

  1. Buon giorno. Dico la mia.
    per quanto riguarda l’atteggiamento italiano direi che Renzi da bravo democristiano, persevera nell’antica tradizione andreottiana (che a sua volta trae origine nel paraculismo di epoca monarchico-papalina) di essere coi”nostri” ma anche coi “loro”, dell’armiamoci e partite, delle missioni di pace stile Libano, dove ci si abbraccia con gli hezbollah e si viene lodati…dal tg1 e da Vespa…
    Ecco Renzi, questo fa, con una mano da una bella pacca sulle spalle a Hollande e con l’altra da una carezza ad Al Bagdadi, nella convinzione, (a mio avviso errata) di non subire attentati in Patria. Dico errata, perchè questi terroristi di nuova generazione hanno ampiamente dimostrato di non aver bisogno di giustificazioni per farsi esplodere. Solo un Papa stolto (si avete capito bene: cosa altro si può dire di un Pontefice che va in Africa a dire che il terrorismo è colpa della povertà? …peccato che i terroristi di Parigi non fossero poveri e fossero quasi tutti natii francesi o belgi) può pensare di dare degli appigli a questa gente per fare quello che fanno.
    Per quanto riguarda gli intrecci sporchi, sono gli stessi, anche se con paesi diversi, che precedettero le guerre mondiali e questo non è incoraggiante. In particolare tutti sanno che Qatar, Arabia Saudita e in parte Turchia hanno foraggiato l’ISIS, per i loro personali interessi e che molte armi arrivano dall’Europa con triangolazioni proprio passanti da questi stati. E la gente comune come al solito evita di pensare. Tutti a fare l’applauso a quello scemo di Hollande, principale responsabile del nulla che sono oggi i servizi segreti francesi eppure applaudito dal popolo ad ogni discorso retorico che fa in questi giorni. Lui lo sa e sondaggi alla mano, ne fa uno al giorno.
    Tornando a Renzi e chiudo, come al solito ha voluto strafare, dicendo cose che se le avesse pronunciate Berlusconi saremmo qui a discutere dell’ennesima brutta figura europea: mi riferisco alla visita a Parigi, dove di fronte ad un irritato Hollande è riuscito a dire che i terroristi si battono con la cultura. Ora sapete il perchè della mancetta ai diciottenni…per battere l’Isis (solo i maligni come voi possono pensare che sia il lancio delle brioches al popolo in vista delle elezioni!…)
    Buona giornata

  2. La cosa più impressionante, a mio avviso, dei vari interventi, è quando “Fiore” illustra la differenza tra l’atteggiamento e l’equipaggiamento delle forze di polizia in Francia e Belgio e quello, diametralmente opposto, che si riscontra in Italia. In concreto, però, mi domando: chi può davvero cambiare questo andazzo apparentemente fallimentare del nostro ordine pubblico? Conta poco, a questo proposito, che io abbia di Gabrielli, ed un pochinino anche di Alfano, una opinione appena migliore di quella che ha il sig. Fiore. Il problema rimane, e grave. E’ capitato anche a me di osservare recentemente scene un po’ patetiche, come quella dell’1/11 u.s nello spazio tra gli Uffizi e Piazza della Signoria, dove due carabinieri, fermi impalati, che giravano la testa, con calma, alternativamente a destra e a sinistra, pretendevano, forse, di individuare e prevenire eventuali terroristi mimetizzati tra una foltissima folla presente in zona intorno alle 12, attratta fra l’altro, dalla giornata di apertura gratuita dei musei.
    O, viceversa (questa la ho già detta, ma “repetita juvant”) di osservare, a Pistoia e dintorni, presenze dei carabinieri del tutto inutili ed insignificanti, almeno agli occhi di un profano, come il 15/8 u.s ad una festa danzante alla Castellina di Serravalle oppure, due sere prima, passare in macchina in Piazza Duomo mentre suonava la Banda Borgognoni, ed altri episodi ancora. Se è con questo atteggiamento e con questa organizzazione che pensiamo di sconfiggere un certo tipo di terrorismo, in effetti siamo messi male. E non vorrei, per concludere, che dietro a questo atteggiamento in tono minore, defilato, ecc, sia sul fronte interno che su quello esterno, ci sia il sottile timore di subire le critiche di una certa pseudo sinistra salottiera, radical-chic, post-post sessantottina, ancora molto presente in Italia sotto varie spoglie, che magari sarebbe subito pronta a gridare allo Stato di Polizia, alla repressione, alla sospensione delle “libertà democratiche”, se per caso si avesse il coraggio di fare appena un po’ più sul serio di adesso.
    Piero Giovannelli

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