ROMA. L’analisi dell’esperto nazionale in materia di terrorismo è consolidata, grazie allo sviluppo dell’intelligence ed è giunta a una conclusione significativa: gli attentati dei terroristi islamici in Italia non ci sono, perché ci sono pochi islamici.
Per sillogismo, ne consegue che all’aumentare degli islamici, aumenterà – questo è matematico e non opìnabile – il rischio di attentatori e così, di attentati.
Lo ha detto il Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti, dopo l’attentato di New York.
Leggetèvela come vi pare: non serve andare a scomodare gli studiosi, qual è il noto accademico austriaco Ednan Aslan che nel suo ultimo contributo Razionalizzazione Islamica (lo studioso è musulmano e quindi non potrà essere tacciato di essere islamofobo) ha svolto lo studio intervistando decine di detenuti islamici la metà dei quali responsabili di attentati terroristici.
Secondo Aslan, i principali fattori di radicalizzazione sono tre: l’Islam, (studio approfondito della religione), la “frequentazione di imam e moschee radicali” e la “distinzione tra noi e loro” (dove loro, siamo noi occidentali) che è una sindrome mista tra vittimismo e sensazione di superiorità, ovvero una sorta di narcisismo islamico.
Queste due autorevoli valutazioni sono proposte da eminenti rappresentanti del mondo istituzionale che dovrebbero permettere agli scettici, buonisti, benpensanti e dunque politycally correct di comprendere quale relazione sussista tra aumento del numero degli islamici e aumento del rischio di attentati.
Insomma, se è vero che tutti gli islamici non sono terroristi, è dunque vero – e dimostrato – che tutti i terroristi sono islamici. Noi, potremmo dire di averlo scritto in chiaro e per tempo!
[Alessandro Romiti]