terzo settore. LIBERALIZZATI I SERVIZI TRASPORTO DISABILI? 1

La Nazione

FIRENZE-PISTOIA. I due Dg di Anpas Toscana, Massimiliano Bonomini e di Misericordia Pistoia, Riccardo Fantacci, hanno già gridato sulla stampa organica il loro disappunto per l’iniziativa della Provincia di indire dei bandi per l’affidamento dei servizi di trasporto di malati e disabili cronici.

L’argomento è, in soldoni, questo: spostare le dazioni di denaro pubblico assegnato alle organizzazioni di volontariato (Misericordie e Anpas), per aprire al mercato libero degli operatori privati (inquadrati nel terzo settore).

Questa iniziativa – dicono i due amministratori – deprimerà le primarie associazioni, sostenute da volontari dell’assistenza, erodendo le risorse economiche di gestione e mettendo in difficoltà gli assistiti, esposti alla disumanizzazione del sistema.

Il Dg di Misericordia Pistoia, Riccardo Fantacci

La questione è solo formale, perché nell’organigramma delle due associazioni, non esiste una “capofila” e questa condizione è ritenuta una mancanza di requisito alla costituzione di una Rti (rappresentanza temporanea di imprese). Da qui l’espulsione della loro offerta di gara per la partecipazione al bando, formalmente impeccabile nella motivazione, perché dura lex, sed lex!

La nuova procedura – ispirata da principi di liberalizzazione del mercato del 118 – eroderà progressivamente le risorse al vasto mondo associazionistico che presta la sua opera a favore dei più deboli?

Il nostro articolo, si fonda su di una considerazione critica che un volontario ci propone per sviluppare delle genuine contestazioni al sistema (che sembrebbe anch’esso “malato”, che però soccorre i malati), fondato sull’erogazione – non dimentichiamo questo aspetto – di danaro pubblico, al terzo settore del volontariato.

Il Dg di Anpas Massimiliano Bonomini

Questa la missiva:

Il bando di gara che “dovrebbe” fare la Provincia riguarderebbe solo i servizi di trasporto di invalidi cronici dalle abitazioni ai centri di cura in regime di diurno, praticamente dalla mattina alla sera, per esempio la Maic (ex Apr e Aias), insomma solo il trasporto di diversamente abili.

Una volta era effettuato direttamente da Aias con mezzi propri poi con il cambio di gestione da Aias ad Apr (oggi Apr è un guscio svuotato in attesa della sentenza di merito del Tribunale di Roma) venne dato in gestione alle Misericordie e alle Pubbliche Assistenze. (Dunque l’Usl ha ridotto in quota parte le dazioni di 500mila euro alla Maic o le ha mantenute invariate? – n.d.r.).

Un esempio: una associazione riceve 30 euro a viaggio di invalido, 30 all’andata e 30 al ritorno, cioè 60 euro al giorno. In altre e più numerose associazioni, danno 10 euro a paziente trasportato a chi lo porta e 50 euro giornaliere rimangono in “tasca” alla associazione di volontariato.

L’autista facendo 5/6 viaggi il giorno si intasca 50/60 euro, che saranno contabilizzati (e dunque non fiscalizzati) come rimborso spese, o buoni benzina, oppure gli vengono dati in buoni spesa da spendere in un paio di supermercati.

Il tutto coperto dalla solita vasta cortina di ferro di reticenza e omertà, come abbiamo dimostrato (sulle cifre, esprimiamo le nostre perplessità, ma saranno le Confederazioni regionali delle associazioni a darci una precisazione del quantum – n.d.r.).

Trattasi cioè di una pratica che sottintende all’esercizio di “lavoro in nero” che spiegherebbe così anche il mistero degli pseudo volontari che passano 8/9 ore il giorno a fare il trasporto sociale diversamente abili.

Il Presidente federativo toscano Corsinovi scherza con il commissario di Rifredi, Filippo Pratesi

Il caso della Misericordia didi Rifredi – oggi commissariata da Filippo Pratesi – è uno dei più clamorosi, ma la somma “sottratta” di oltre 600mila euro, forse non è stata affatto tale: si tratta di pagamenti di servizi fatti in nero dal governatore in venti anni d’esercizio (30.00 euro all’anno N.d.r.): una malagestio è vero, che però diventa consuetudine e che è diffusa ovunque, come sa bene lo stesso Corsinovi che ha denunciato la prassi attuata ad ampio spettro su l’intero territorio nazionale (anche noi, come il Presidente Corsinovi, auspichiamo la esclusiva evoluzione verso un volontariato puro ed etico).

Nell’inchiesta abbiamo avuto un importante colloquio con un autorevole volontario di Misericordia che ha tentato di spiegarci – senza riuscirci – come purtroppo, le nostre inchieste sul mondo del volontariato (certamente giustificate e pertinenti alla denuncia di atti di malagestio e al pagamento in nero di compensi che sarebbero fatti tout court), sono viste con sospetto e indifferenza dai più, valendo il detto: arrosto che non ti tocca... Insomma ancora una volta si guarda al dito e non alla luna riempiendosi la bocca di retoriche eccezioni e reticenza.

Ma qual è la sostanza della questione? È immaginabile un sistema fondato sulla rete di “volontariato etico” e non come oggi ci appare, ovvero travestito da una diffusa rete di holding della “assistenza ai malati” con volontari – la cronaca è piena di episodi – sarebbero retribuiti in nero?

Ovvero in quale misura il terzo settore deve essere finanziato dal denaro pubblico? E in caso affermativo, la disciplina della trasparenza (Foia) e anticorruzione come deve essere applicata al controllo dei finanziamenti, a tutt’oggi assegnati a “babbo morto” o, diversamente, le associazioni ne sono esentate?

I volontari stiano tranquilli: sono molti, sono importanti, sono da valorizzare; ma il denaro pubblico, di tutti e che esce dalle tasche di tutti, deve essere seguito, monitorato e tenuto sotto controllo. Anche per garantire che non si creino favoritismi nei confronti di nessuno, finendo per essere un danno a carico di chi, quei soldi, li tira fuori dal proprio sudore.

[continua – 2]

Alessandro Romiti
[alessandroromiti@linealibera.it]


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